Primo Piano

Genevier, capitano con la testa sulle spalle: «Ringrazio Menichini per la fiducia, l'obiettivo è quello di migliorare ancora»

Il regista francese racconta le sue prime settimane in maglia granata

08.02.2017 17:30

Gaël Genevier è arrivato senza suscitare troppo clamore dal Lumezzane a inizio gennaio, ma nel giro di poche settimane ha preso in mano le redini della Reggiana diventando il nuovo punto fermo del centrocampo, tanto che mister Menichini ha deciso di consegnare a lui la fascia di capitano nelle sue prime uscite.

«Le ultime due vittorie sono state un'iniezione di fiducia - ha commentato oggi ai nostri microfoni il regista 34enne - La continuità però è l’unica cosa che paga, non dobbiamo fermarci. Il derby col Modena è stato particolarmente difficile, come lo sono tutte le partite in questo campionato, ma siamo stati bravi a crederci e a portare a casa i tre punti».

Come procede l'ambientamento con la nuova squadra?
«I ragazzi mi hanno accolto bene sin dal primo momento e mister Menichini dopo che è arrivato ha dimostrato di credere subito in me. Quando ci sono tutti questi fattori è ovvio che diventa più facile integrarsi, quindi reputo positiva la mia esperienza a Reggio finora».

Pensi che ci sia più tranquillità dentro e fuori dal campo dopo l'avvicendamento in panchina? 
«È soprattutto il risultato della partita che cambia l'umore della squadra. Il nuovo mister ha portato tranquillità e idee nuove, ci ha trasmesso la sua voglia di fare bene. Dobbiamo migliorare ancora tanto dal punto di vista tecnico e tattico, però i risultati hanno ripagato i nostri sforzi finora».

È stato Colucci a volerti fortemente in granata: con te in campo per più tempo sarebbe potuto cambiare il suo destino?
«È difficile dare una risposta, il suo fato sarebbe comunque dipeso dai risultati sul campo. A Reggio mi avevano cercato con insistenza lui e il direttore Grammatica. Ho lavorato con Colucci solo per dieci giorni, però il mister ha dimostrato di avere grandi qualità come allenatore».

Hai stretto un legame particolare con qualche compagno a centrocampo?
«No anche perché cambiamo spesso le rotazioni durante gli allenamenti, ma c’è sempre più confidenza con tutti i compagni giorno dopo giorno».

Ci aiuteresti a definire meglio il ruolo di Sbaffo? 
«È un giocatore molto particolare: penso che sia un trequartista atipico, molto intelligente che vede il calcio in modo diverso rispetto agli altri ma sa fare la differenza».

La Reggiana dove può colmare il gap con le avversarie che la precedono?
«Contro il Modena abbiamo sofferto il pressing alto, ma siamo stati bravi a sbloccare il risultato grazie ad un episodio. Dal punto di vista del possesso palla c'è un grande margine di miglioramento. Ritengo sia stato positivo l'atteggiamento di ogni singolo giocatore in campo».

Sabato a Bolzano contro il Südtirol c'è qualcosa che temete in modo particolare?
«Ho giocato al "Druso" con il Lumezzane a fine novembre e devo dire che il campo già allora non reggeva bene, quindi non aspettiamoci una bella gara sabato: dovremo saperci adattare per portare a casa i tre punti. Il Südtirol è partito male in campionato ma ora si sta riprendendo, ha un buon allenatore e una rosa che non vale i punti in classifica dei biancorossi».

Il terreno pesante di via Agosti vi crea qualche problema?
«Non è semplice allenarsi su quel terreno e c'è anche qualche rischio come ha dimostrato l'infortunio capitato a Riverola. La scelta di spostarci sul sintetico è giusta perché ci permette di allenarci in modo più intenso anche se cambiare spesso tipo di campo non è mai una cosa positiva».

La tua vita in città invece come procede?
«Sono sposato e convivo da 15 anni con mia moglie. Ho un figlio di 5 anni che va a scuola qui a Reggio da poco. Mi piace passare il tempo libero a casa con la famiglia ed esco molto poco».

Hai altre passioni oltre al calcio? 
«Seguo tanti sport, però mi piace seguire soprattutto il calcio francese. Non simpatizzo per nessuna squadra in particolare, anzi a volte tifo contro il Lione per fare un dispetto a mia moglie (ride, ndr)».

Perché non hai mai lasciato l'Italia da quando sei diventato un professionista? 
«Ho iniziato la mia carriera nel Settore Giovanile del Lione con cui ho vinto tanto. Sono arrivato in Italia nel Perugia di Gaucci e la prima esperienza mi ha spiazzato ma col tempo ho preso confidenza con un nuovo modo di fare calcio. Avevo cercato di tornare in Francia dopo l'avventura a Siena ma non ci sono riuscito e questo rimane un grande rammarico per me...».

Proprio a Siena sei stato allenato da Antonio Conte...
«È un grandissimo allenatore, un vero e proprio martello dentro e fuori dal campo. La differenza la fa non tanto tatticamente quanto nel modo in cui condiziona la vita dei giocatori all'interno del gruppo».

Tornerai in patria per chiudere la carriera? 
«È ancora presto per pensare a quel momento...».

Prima c’è da portare in B la Reggiana?
«C’è da fare il meglio possibile poi vedremo quello che succede…».

Quando arriverà il gol di Genevier?
«Spero presto, è da anni che lo aspetto e mio figlio mi pressa. A Pisa ero rigorista: in squadra non sono il tiratore designato ma se qualcuno non ce la fa io sono sempre pronto a calciare dagli undici metri».


(foto: reggianacalcio.it)

Commenti

Torneo di Viareggio, sorteggiate le avversarie della Reggiana
Recuperi 22ª giornata: tre punti e 6ª posizione per il Gubbio, Modena ancora k.o.