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Eberini: «Sono io l'allenatore, insieme usciremo da questa situazione difficile»

«Con La Rosa e Tedeschi collaborerò in modo professionale ma le decisioni finali spetteranno a me»

24.10.2017 15:00

Sergio Eberini, nuovo capo allenatore della Reggiana, è stato presentato questa mattina davanti alla stampa nella sala conferenze di via Mogadiscio dopo una breve introduzione del direttore sportivo Giuseppe Magalini. Eberini conoscerà personalmente la squadra questo pomeriggio alle 14.30 e alle 15 tornerà a calcare il campo di via Agosti per dirigere il suo primo allenamento.

«Volevamo dare una continuità alla conduzione tecnica - ha spiegato il ds Magalini - Eberini sarà a tutti gli effetti l'allenatore dal punto di vista decisionale e lavorativo assieme a La Rosa e Tedeschi. Il suo compito è cercare di migliorare quel poco di positivo che finora si è visto. Gli faccio un grosso in bocca al lupo».

«Ho trascorso 30 anni di carriera da allenatore e giocatore, di cui 12 con la maglia granata - ha esordito Eberini - Quando mi hanno invitato a ricoprire questo incarico mi sono emozionato e non ci ho pensato un attimo ad accettare. Sono legato affettivamente a questa città, vivo qui, perciò mi è venuto facile dire di sì...».

Mister, ci parli un po' della sua carriera...
«Ho allenato per due anni in Serie C al Savoia, poi è arrivato il trionfo tricolore con la Berretti granata nel 2003 e infine una parentesi con la Primavera del Palermo. Ho fatto tanta gavetta: 22 anni da allenatore e gli ultimi 10 dedicati ai giovani e a 63 anni sinceramente non mi aspettavo questa chiamata ma non sono un vecchio rincoglionito (testuali parole di Eberini, ndr). Insegno ancora ginnastica alle elementari e non vedo l'ora di iniziare questa avventura, sperando che vada tutto bene».

Chi prenderà le decisioni in panchina?
«Io sono l'allenatore, i due ragazzi (La Rosa e Tedeschi, ndr) hanno lavorato bene e con il loro entusiasmo e la mia esperienza collaboreremo in modo professionale e faremo in modo che la squadra ottenga risultati migliori. Le responsabilità finali spettano a me».

Toccherà il tasto emozionale per spronare la squadra a fare meglio?
«La prima cosa che farò è spiegare ai giocatori perché sono l'allenatore della Reggiana. So cosa vuol dire avere rispetto dei tifosi granata: quando le cose vanno male in una piazza come la nostra tutto diventa più difficile e dovremo lavorare duramente per uscirne a testa alta».

Che opinione si è fatto sulla Reggiana?
«Ho osservato bene la partita con la Fermana e ho visto una squadra che ha cercato di fare risultato e vincere a tutti i costi ma tanti episodi non hanno avuto sbocco per piccoli o grandi erorri tecnici al limite dell'area. La strada per uscire da questa situazione è già tracciata, bisognerà migliorare la finalizzazione».

Ha già in mente che schema adottare?
«Ho già un'opinione su cosa va e non va e cercherò di dare il mio contributo alla risoluzione dei problemi di questa squadra e l'idea è quella di confrontarmi con i miei collaboratori, ma l'ultima parola spetta a me. Non dobbiamo fare voli pindarci, la priorità è abbandonare questa posizione di classifica...».

La Reggiana di Eberini baderà più ad attaccare o a difendersi?
«Ora bisogna vincere senza prendere gol. La nostra situazione ci obbliga ad essere pragmatici, quindi a fare risultato senza correre troppi rischi».

Tornare ai campi di via Agosti sarà emozionante?
«Sì, ma non sono un nostalgico. Cercherò di trasmettere ai giocatori quello che ho provato io ai miei tempi e farò capire loro che a Reggio bisogna impegnarsi al massimo».

A chi si ispira il Sergio Eberini allenatore?
«Alla mia età non ho idoli, conta solo il risultato. Da giovane ero molto fissato con le regole e con gli schemi ma ho capito presto che essere troppo integralisti non paga. Grazie all'amicizia con Villiam Vecchi ho avuto modo di conoscere la realtà di Ancelotti. Il modello giusto da adottare è quello di una figura che si mette a disposizione per fare il bene della squadra, costruisce un rapporto di fiducia e interazione con i giocatori. Non è obbligatorio giocare un certo tipo di calcio ma mandare in campo gli uomini giusti e ottenere dei punti».

Sente la pressione per l'inizio di questa nuova avventura?
«La pressione la lascio ai giovani. Sento la responsabilità perché penso di rappresentare anche i miei ex compagni nell'inizio di questa esperienza».

Il presidente Piazza le ha già parlato?
«Sì, ci siamo sentiti per telefono e mi ha semplicemente augurato buona fortuna».

Concluderà la sua collaborazione con le Terre Matildiche?
«Devo lasciare per forza il ruolo di responsabile perché non posso svolgere altre attività. Mi dispiace abbandonarli dopo una decina d'anni passati con loro ma quando avrò tempo andrò sicuramente a vederli».


(Nella foto sopra il ds Magalini con Sergio Eberini)

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