Costa: «Difficile ipotizzare il ritorno alla normalità. Famiglia e pittura, così mi tengo impegnato»
Con la pausa forzata, il difensore 34enne scopre il suo lato artistico e pensa al futuro: «Grazie ad Alvini sto iniziando a prendere in considerazione la carriera da allenatore»
Sedici giorni di isolamento sono già trascorsi, ma la parola “fine” sembra ancora molto lontana per il difensore granata Andrea Costa, 13 presenze in campionato accumulate fino al 23 febbraio scorso quando la Reggiana è scesa in campo per l'ultima volta a Gubbio.
«In un primo periodo c’era un po’ di preoccupazione per il forte rischio di essere stati contagiati dopo il caso di Favalli, ma ora quel pericolo è scongiurato - spiega al telefono l’atleta reggiano classe ‘86 - Restare sempre in casa è impegnativo, ma non ci sono alternative. Io e mia moglie passiamo gran parte del tempo con nostra figlia e ci facciamo forza a vicenda».
In cosa consiste la routine quotidiana di un calciatore professionista ai tempi del Coronavirus?
«All’inizio quando c’erano poche restrizioni riuscivamo a fare degli allenamenti specifici nelle zone vicino alle nostre abitazioni, ora invece è più difficile. Io cerco di tenermi in forma con alcuni esercizi di forza a corpo libero e finché ho potuto andavo a correre vicino a casa e sfruttavo la mia bicicletta».
Il tempo per qualche distrazione o hobby non manca…
«A forza di stare in casa è venuto fuori il mio lato artistico: ho iniziato a dipingere i paesaggi e i panorami di Montecavolo. Se non fosse capitata questa situazione probabilmente non avrei mai scoperto di avere questa passione».
Il mondo del calcio quando potrà tornare alla normalità? C’è chi ipotizza maggio, qualcun’altro invece pensa che la stagione sia finita qui…
«Ripartire a maggio sarebbe l’ideale poiché avremmo il tempo di riprendere il percorso interrotto in campionato ma realisticamente credo che sarà difficile tornare in campo così come penso che non sia proponibile pensare di riprendere gli allenamenti a breve. A livello professionale tutti non vedono l’ora di ripartire perché fermarsi a metà non è bello, a livello umano ci sono ancora più motivazioni anche per dare un segnale positivo ma la soluzione al problema non mi pare dietro l’angolo...».
Pensi dunque che il cammino della Reggiana potrebbe essersi concluso a Gubbio?
«Ad oggi c’è poca chiarezza su quello che accadrà. Credo che ci vorrà ancora molto tempo prima che il paese torni alla normalità, compreso il mondo del calcio. Se la stagione dovesse concludersi di punto in bianco ci sarebbe ovviamente tanto rammarico ma tale decisione andrebbe comunque accettata. Stiamo vivendo un periodo storico drammatico che nessuno poteva pronosticare, adesso bisogna pensare solamente alla salute delle persone».
Intanto, a partire dalla Serie A, inizia a tenere banco la questione degli stipendi dei calciatori…
«Ogni volta in cui ci sono delle situazioni particolari si finisce sempre per porre l'attenzione su questi argomenti ma ci sono problemi ben più importanti da risolvere. Alla fine dei conti, se il campionato arriverà alla sua conclusione vorrà dire che avremo comunque fatto il nostro mestiere. Credo quindi che sia un po’ sciocco discutere degli stipendi da versare o meno quando ancora non si sa cosa succederà tra un paio di settimane».
Sei d’accordo con chi propone una formula playoff accorciata per concludere la stagione?
«Se riprenderemo il campionato la competizione deve essere portata a compimento e dovrebbe anche essere modificata la griglia dei playoff perché così come sono strutturati non credo sarebbero possibili da portare a termine. Magari si potrebbe organizzare una sorta di mini girone tra le seconde, le terze e forse le quarte classificate...».
Qual è il tuo giudizio sulla stagione sin qui disputata dalla Reggiana?
«Straordinaria è l'unico aggettivo che può descriverla. Il più grande merito, oltre a quello dei risultati ottenuti sul rettangolo verde, è quello di aver fatto affezionare ancora di più le persone alla Regia con partite divertenti e con un gruppo di ragazzi seri. Se riusciremo a tornare in campo sono convinto che ce la giocheremo fino alla fine perché non siamo inferiori al Vicenza».
Un parere invece sul tuo ritorno in granata?
«Ho avuto qualche problema fisico che ha interrotto il mio percorso ma era preventivabile visto che ero reduce da due anni molto particolari. Sono comunque riuscito a togliermi delle soddisfazioni importanti come la vittoria nel derby a Modena, la gara del Centenario con il Carpi e l'ultima sfida del 2019 contro il Padova. Dispiace infine che la sosta forzata sia arrivata in un periodo nel quale ero riuscito a mettermi alle spalle le noie fisiche...».
Arrivato a 34 anni hai già iniziato a pensare a ciò che potrai fare una volta appesi gli scarpini al chiodo?
«In passato avevo avuto l’idea di iniziare un’altra attività fuori dal mondo del calcio con l’apertura di un locale in centro a Reggio ma non è andata molto bene. Adesso a 34 anni sto iniziando a prendere in considerazione l'ipotesi di diventare allenatore: è un’idea nata negli ultimi mesi dopo aver conosciuto un allenatore tra i più preparati che abbia mai avuto. Alvini mi ha aperto le porte su un mondo e su un’idea di calcio vincente. Non sarebbe facile, ne sono consapevole, però mi piacerebbe percorrere questa nuova strada».
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