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Venturi si è ripreso la Reggiana: «Ho pazientato e aspettato il momento giusto»

Il portiere granata, fin qui riserva di Cerofolini, è stato l'uomo in più contro l'Ascoli: «Bisogna sempre allenarsi forte. Nella prossima stagione cercherò di essere confermato»

17.02.2021 19:45

© AC Reggiana

Giacomo Venturi si è ripreso la Reggiana. Il portiere classe ’92 è stato il protagonista indiscusso nella vittoria di domenica contro l’Ascoli. La prestazione perfetta dell’estremo difensore romagnolo ha cancellato le precedenti delusioni contro Chievo, Pescara e soprattutto Lecce quando era stato chiamato in causa al posto di Cerofolini.

«Non sono stati mesi facilissimi per me, ma stare in panchina fa parte del gioco – ha sottolineato Venturi, ospite stamattina del centro medico CTR – Bisogna sempre allenarsi forte perché può sempre capitare di essere chiamati in causa. Nella prima parte della stagione non ho trovato le presenze che volevo fare, ma chi ha giocato al posto mio dopo l’infortunio che ho avuto allo zigomo, si è fatto trovare ponto. Ora tocca a me».

A gennaio potevi lasciare Reggio ma hai deciso di rimanere. Chi o cosa ti ha fatto cambiare idea?
«Ho pensato concretamente di partire per una settimana, poi mi sono detto che era meglio cercare di finire la stagione qui e poi valutare il da farsi. Nella mia carriera poi non ho mai cambiato squadra a gennaio, sapevo quindi che avrei incontrato delle difficoltà. In accordo con mia moglie e con il mio procuratore alla fine ho deciso di rimanere e giocarmela fino alla fine».

Fino a quando occuperai il ruolo di secondo portiere?
«Dopo l’infortunio subìto a inizio stagione, Michele (Cerofolini, ndr) ha meritato di giocare con continuità e io ho accettato di stare fuori. Adesso che lui non c’è voglio dare un contributo importante alla squadra. Poi ci penseranno i mister a scegliere chi mandare in campo quando torneremo tutti a disposizione».

E nella prossima stagione?
«Adesso è presto per parlarne. Io cercherò di essere confermato».

Chi ti ha aiutato di più negli ultimi mesi passati in panchina?
«Allenarsi forte tutti i giorni grazie all’aiuto di mister Razzano e dei mei colleghi ha certamente dato una mano. È stato fondamentale anche l’apporto di mia moglie con i suoi consigli».

Il tuo impatto con la Serie B a Lecce non è stato semplice…
«Sono uscito frastornato da quella partita perché subire 7 gol all’esordio in B non è mai semplice. Come a Carpi nella scorsa stagione, si è trattato di un episodio negativo da metabolizzare velocemente. Tutta la squadra l’ha fatto e abbiamo cercato di rialzarci il più in fretta possibile».

Con il Pescara ti abbiamo visto per la prima volta senza caschetto…
«Mi sentivo diverso degli avversari, così dopo aver ottenuto il permesso dai medici dopo quasi un anno e mezzo sono tornato a giocare senza protezione. Ora le microfratture si sono consolidate e non corro rischi».

Quando sei tornato in campo a Verona la scorsa settimana a cosa hai pensato?
«Non giocavo da due mesi e mezzo quindi ero un po’ teso. Volevo fare bene. Di certo non ho ripensato ai 7 gol di Lecce».

Con l’Ascoli invece è andata decisamente bene…
«Ero più sereno a livello mentale avendo giocato già mercoledì, ma c’era comunque la preoccupazione di fare bene perché ci giocavamo una partita fondamentale. Dopo la partita ho ricevuto tanti complimenti, ma ho semplicemente fatto il mio dovere. Spero di fornire altre prestazioni di questo tipo per il bene della squadra».

Qual è stata la parata più difficile?
«Penso quella nel primo tempo sul tiro ravvicinato di Sabiri dove mi ha aiuto anche la traversa. Ho sofferto di più nella ripresa però, negli ultimi 25 minuti c’era molta apprensione in campo. La parata sulla deviazione di Rozzio è stata complicata…».

Cosa hai pensato dopo quegli interventi?
«Dopo ogni intervento positivo il portiere si carica. A Verona, per esempio,  dopo la prima parata su De Luca mi sono sciolto».

Un anno fa avete giocato l’ultima partita davanti al pubblico del “Città del Tricolore”. Per voi portieri è un vantaggio o uno svantaggio l’assenza dei tifosi sugli spalti?
«Personalmente l’assenza di pubblico la ritengo uno svantaggio. Noi portieri facciamo a volte solamente uno o due interventi in 90 minuti, quindi c’è bisogno di farsi trovare sempre pronti e il pubblico aiuta il portiere a rimanere maggiormente concentrato. I tifosi poi ci danno sempre una carica in più. Adesso quando entro in uno stadio vuoto mi trovo spiazzato. Certamente c’è anche chi può rendere meglio senza pressioni».

Pensi che sia cambiato anche il modo di approcciare le partite da parte delle squadre?
«Sicuramente si vedono più gol rispetto agli anni scorsi. Il calcio sta cambiando e forse ora si tende a curare un po’ meno la fase difensiva».

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