Diana si presenta: «Non ho mai avuto dubbi nel scegliere la Reggiana. Voglio confrontarmi con una piazza importante e uno stadio pieno»
«Non vedo l'ora di trasmettere l'adrenalina che ho in corpo ai miei giocatori. Dobbiamo puntare al massimo risultato possibile»
Il nuovo mister granata Aimo Diana è finalmente approdato a Reggio Emilia. Al fianco del presidente Carmelo Salerno e del direttore sportivo Doriano Tosi, il tecnico ex Renate è stato presentato questa mattina alla stampa reggiana nella sede di via Brigata Reggio. Il tecnico bresciano ha rimarcato in più di un'occasione che la scelta di sposare il progetto della Reggiana è la miglior occasione per la sua carriera da allenatore.
«Innanzitutto devo ringraziare la società per l'opportunità concessami - ha subito sottolineato Diana - Sono certo di poter fare bene e confermare la fiducia del direttore Tosi. Appena ho parlato con lui ho percepito immediatamente sensazioni positive e non ho avuto alcun dubbio nel scegliere questa società. Nel calcio ci sono step da fare e questo passo penso sia quello giusto per me. Ci sono state altre richieste per me, ma avevo dato già la parola al direttore e non ho avuto dubbi nel mantenerla. Sono felice di conoscervi e spero di vedere presto i tifosi allo stadio e al campo di allenamento. Sono carico per cercare di portare la Reggiana al livello che questa piazza merita».
Quando è avvenuto il primo contatto con il direttore Tosi?
«Circa 10 giorni fa, quando ero ancora impegnato con il Renate ai playoff. La sensazione è stata immediatamente positiva e ho avuto pochi dubbi nell'accettare la proposta. E' importante percepire questo tipo di vibrazioni sin dall'inizio. Considero la mia ultima annata vincente dal punto di vista personale e la Reggiana l’ho seguita solamente da spettatore, ma sono certo che attraverso cultura del lavoro, sacrificio e voglia di fare bene si possano raggiungere obiettivi importanti. Non voglio fare subito proclami, ma vogliamo puntare al massimo risultato possibile».
Come mai ha firmato un contratto della durata di un solo anno?
«Per me è normale, non mi sono mai posto questo problema. Se faremo bene non ci saranno problemi a sederci attorno ad un tavolo e parlare di futuro. Per me è importante aver firmato con la Reggiana, poi vedremo cosa succederà…».
Quali sono gli obiettivi di questa stagione?
«Il direttore mi ha promesso una squadra competitiva, una formazione che dopo una retrocessione ha bisogno di avere del “gas”. Una Reggiana che nel suo DNA deve avere la voglia di competere per le prime posizioni. Non ci sono abituato quindi voglio confrontarmi con una piazza importante, voglio avere uno stadio con tanti tifosi e una squadra che arriva in alto non per miracolo ma perché ci deve stare. Sono molto carico e sento l’adrenalina addosso perché per me è un'occasione importante. Finalmente avrò più tensione addosso, anche perché bisogna sapere accettare il mondo moderno, pieno di pressioni, nel bene e nel male».
Qualcuno le ha parlato di Reggio?
«Ho sentito qualche persona, dirigenti che hanno vissuto qua ma non avevo bisogno di molto altro. Mi sono fidato subito dopo le prime telefonate con il direttore Tosi».
Come fa giocare le sue squadre?
«Il mio principio di gioco si basa su raccolta degli spazi e intercambiabilità dei giocatori. Cerco di infondere loro capacità di lettura degli spazi in campo: non nascondo che lo scorso anno tante volte cercavamo di creare difficoltà all’avversario facendo movimenti difficilmente prestabiliti. I miei calciatori devono essere pensanti e a volte devono arrangiarsi, conto molto sul fatto che debbano risolvere alcune situazioni da soli. Poi c'è la strategia ma io voglio una squadra con equilibrio, propositiva, che va a raccogliere tutti gli spazi a disposizione in quella determinata circostanza».
Sarà dunque una Reggiana con le idee molto chiare…
«Secondo me il gioco del calcio è semplice, basta avere dei principi e seguire le proprie idee. Le mie sono molto chiare. Mi auguro di mettere in campo un calcio che piaccia e soprattutto che trasmetta ai calciatori la mia idea di gioco. Io ho il mio modo di approcciarmi, spero che la città di Reggio lo apprezzi. Il campionato di Serie C è molto lungo e complicato, conterà molto cosa saprò dare alla squadra anche se i protagonisti saranno i calciatori. Dovremo fare in modo che si esprimano al meglio e diano qualcosa in più per raggiungere gli obiettivi preposti».
Conosce già alcuni di loro?
«Quelli sotto contratto li conosco tutti. Farò in modo di parlare con loro per capire quanto hanno ancora voglia di dare per la Reggiana. La vittoria del campionato e la successiva retrocessione sono sentimenti agli antipodi: il mio primo compito sarà quello di capire quanto si vogliano ancora mettere a disposizione. Se ci saranno, io sarò completamente a loro disposizione. Dal punto di vista tecnico li apprezzo e hanno già giocato con un modulo vicino al mio: hanno tutti grandi qualità, mi auguro abbiano anche voglia di rimettersi in gioco. So che sono molto amati dalla piazza, quindi devo avere rispetto anche di questo».
Che tipo di giocatori cercherete sul mercato?
«Le ambizioni sono importanti, quindi serviranno giocatori forti con una capacità mentale di un certo livello. Poi far certamente affidamento sui consigli del direttore Tosi».
Com'è il suo rapporto con i calciatori nello spogliatoio?
«Ho avuto a che fare con tanti giocatori di serie C, B e qualcuno che ha anche giocato in Eccellenza. Conta molto capire chi ho di fronte e credo di avere un’età che mi permette di essere vicino a loro come livello linguistico. Nelle mie esperienze passate sono riuscito a toccare le corde giuste anche se difficilmente credo di poterli trattare tutti allo stesso modo. Non mi sentirete mai dire che li tratto tutti alla stessa maniera, sarei falso se lo dicessi».
A chi si ispira come allenatore?
«Ho avuto allenatori importanti durante la mia carriera da calciatore come Lippi, Mazzone e tanti altri: cerco di carpire un qualcosa da tutti loro. Non ho la presunzione di dire che invento il calcio, ma cerco di essere unico nel mio modo di pormi e nelle idee che metto in pratica».
Qual è il suo modo di vivere le partite?
«In certe occasioni capita di sentirsi uomini soli, specialmente dopo una sconfitta. Altre volte, come dopo l'eliminazione con il Padova, è giusto lasciare da parte il rammarico. Forse in certi atteggiamenti ho preso spunto dai miei allenatori del passato più che dalle loro idee tattiche».
Perché lei, a differenza di altri ex giocatori di Serie A, ha dovuto fare la cosiddetta gavetta?
«Tutto dipende da come si parte come giocatori. Mi sono accorto che avevo bisogno di fare passaggi lineari partendo dal basso, poi devo dire che non ho avuto la possibilità di partire subito dall’alto. Mi sono messo alla prova davanti a ragazzini, una buona palestra per me. Ho avuto annate più importanti al sud con squadre che partivano dal fondo della classifica e siamo riusciti a risalire. Se sono qua è perché ho fatto quegli anni oscuri dove la gente mi ha apprezzato. Ho acquisito grande esperienza tecnica gestionale e ho imparato a stare lontano dalla mia famiglia, che ringrazio ogni giorno. Reggio è la tappa più importante per me finora e sono contento di poter allenare e costruire la squadra dall’inizio».
Secondo lei la società ha scelto un allenatore che possa creare un feeling importante con la piazza come ha fatto Alvini?
«Io metterò in campo le mie conoscenze e il mio carattere senza paure di paragoni con il passato. Spero di potere trasmettere quello che ho dentro. Non vedo l’ora di preparare la squadra».
Parlerà con Alvini?
«Siamo amici perché abbiamo fatto il corso insieme a Coverciano, ma voglio capire da solo quali sono le sfumature della società e della squadra. Magari più avanti potremo sentirci, ma non adesso perché non mi va di disturbarlo in un momento delicato».
Ha già visitato le strutture della società?
«Le visiteremo nel pomeriggio mentre nel fine settimana visiteremo la sede del ritiro estivo».
La Lega Pro ha deciso per la suddivisione dei gironi in fasce orizzontali. Per lei cambia qualcosa?
«I campionati tutto sommato sono sempre abbastanza equilibrati. In ogni girone ci sono società che partono per vincere e altre per fare un buon campionato. Ci sono comunque campi difficili e squadre toste, a me sinceramente cambia poco se non nello studio di ogni singola partita, oltre al piacere di giocare contro squadre mai affrontate prima».
Dal Renate la seguirà qualcuno?
«Ci sono giocatori bravi e interessanti ma che sono di proprietà del Renate. Con loro ho un buon rapporto ma non sono di nostra proprietà, quindi è tutto un po' complicato».
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