Il brindisi in sala stampa per festeggiare la promozione in Serie B
Primo Piano

Diana: «Ho raggiunto l'obiettivo prefissato, ero sicuro che ce l'avremmo fatta. Il mio futuro? Lo decideremo insieme»

«Contro l'Imolese voglio superare gli 80 punti, i ragazzi sono avvisati. La nostra forza? Quella di reagire e restare uniti nei momenti complicati. Ho ricevuto tante critiche e poi delle scuse, così va il calcio. Un giocatore simbolo? Laezza»

22.04.2023 18:00

È stata una settimana molto particolare quella della Reggiana e di mister Aimo Diana, attesi domani pomeriggio dall'ultimo impegno di campionato contro l'Imolese prima di pensare alla festa programmata per le vie della città per chiudere in bellezza una stagione iniziata nove mesi fa tra non poche incognite.

Mister, questa settimana ha festeggiato in famiglia?
«Sì, con la famiglia e gli amici poi abbiamo ripreso gli allenamenti da giovedì. Oggi ho cercato far riattaccare la spina quindi abbiamo svolto la classica seduta video del sabato. Domani giocheremo davanti a 10-15mila persone e una figuraccia non vogliamo farla. Non tutti siamo ancora sullo stesso livello mentale…».

Contro l’Imolese darà spazio a chi ha giocato meno in campionato?
«Voglio fare questo discorso sulle tre partite che mancano, quindi anche contro FeralpiSalò e Catanzaro: avranno spazio tutti. Domani dobbiamo pensare che c’è da garantire la regolarità del campionato e noi disputeremo una gara per cercare di vincere: ho già detto ai ragazzi che voglio superare gli 80 punti, su questo non transigo. Chiaramente è stata una settimana diversa e mi auguro che ritrovino la concentrazione che serve una volta arrivati allo stadio. Guarderò i ragazzi in faccia a pranzo e deciderò così la formazione. Se dovessi basarmi sull’allenamento di oggi invece…».

Ad attendervi ci saranno 15mila spettatori…
«Una cosa molto bella che mi piace vedere allo stadio sono le famiglie con i bambini: è un bellissimo segnale, anche per il futuro del tifo granata».

Si è reso conto di quello che ha fatto in questi due anni?
«Ho portato a casa il campionato ed era quello che mi era stato chiesto. Il primo anno non ce l’abbiamo fatta, quest’anno invece ero sicuro che ce l’avremmo fatta anche nei momenti più difficili o tragici. Forse è stata la nostra forza quella di rialzarci e cambiare modus di pensiero nelle difficoltà. Abbiamo avuto due competitor importanti e qualcuno che pensava di esserlo ma non si è dimostrato tale, l’anno scorso invece era solo uno. Siamo rimasti in testa dal 20 novembre e alla fine questa vittoria è meritata. Dai momenti complicati siamo riusciti a venirne fuori con la forza del gruppo e mi fa piacere sia andata così. Il patron Amadei durante la visita in Immergas ci aveva chiesto di metterci alle spalle 19 squadre, siamo contenti di averlo fatto».

Dopo Fiorenzuola chi l’ha aiutata a ripartire?
«Prima di parlare alla squadra dopo la sconfitta mi ero fermato a riflettere con il mio staff assieme a Goretti: ho avuto un pensiero molto negativo sul mio operato. Sono stato aiutato dalla società che mi ha fatto continuare il lavoro, magari in altre piazze non sarebbe successo. Poi l’appoggio dei ragazzi ha dato una mano ma sicuramente è stato il mio staff in primis ad aiutarmi in un momento di difficoltà».

E a Rimini?
«In quel caso si può parlare di nervosismo, ma quel punto alla fine è servito. Forse da fuori lo si è percepito poco, ma in campo ho visto la reazione di una squadra che ha dimostrato di voler stare attaccata al campionato fino alla fine».

Un altro momento difficile qual è stato?
«Con la Recanatese in casa ho visto i ragazzi a terra, poi so che il patron è entrato negli spogliatoi (Diana era squalificato, ndr) e con il suo sarcasmo ha portato un po’ di brio e li ha tirati su di morale. Alla ripresa degli allenamenti ho dovuto toccare le corde giuste, anche in modo intimo o pesante, un faccia a faccia per trovare l’ultimo sussulto. Mi sono giocato pure la carta di credito…».

La svolta è arrivata a novembre dopo il Pontedera e con la vittoria sulla Torres?
«C’è stata un po’ di tensione prima della Torres. Sapevamo che il pareggio veniva visto come una sconfitta e ho fatto delle scelte impopolari perché avevo bisogno di recuperare la mia squadra e capire se potevo essere per loro un condottiero. C’è stato un confronto importante con la società che poteva anche finire in maniera diversa, e da lì è cambiato qualcosa. Ci siamo resi conto che il focus di tutti doveva andare in una sola direzione. La vittoria sulla Torres ci ha fatto togliere il freno, abbiamo fatto il massimo e i giocatori hanno dato il massimo fino alla fine».

Tutti i giocatori hanno dato l’anima per raggiungere l’obiettivo?
«Sì. Chiaramente non si può avere la presunzione di essere tutti amici e andare sempre d’accordo ma non ho mai visto un atteggiamento fuori posto. Forse da fuori non si è visto, ma l’unione società-squadra è stata importante, ognuno con il proprio carattere e le proprie caratteristiche».

Può fare il nome di un giocatore simbolo di questa stagione?
«È difficile farne uno solo ma dico Giuliano Laezza, per il tipo di percorso che ha avuto. La piazza non ha avuto modo di conoscerlo il primo anno ma io ero a conoscenza del suo valore. In allenamento ha sempre messo impegno e intensità importanti. Faccio il suo nome perché ha uno storico sfortunato».

La festa di Olbia è giunta a sorpresa?
«Sì, ero convinto che ci saremmo giocati tutto domani ma la Recanatese ha fatto il suo dovere. Tutti vogliono dimostrare il proprio valore in questo campionato». 

Perché non vuole fare salire tutti sul carro?
«Quella è stata una cosa detta a caldo e riferita a un paio di persone con le quali ho chiarito subito. Chi mi conosce bene sa che non sono sempre così e anche il patron ha detto che sono fatto a modo mio. Questo è il mio leitmotiv che avevo anche prima, ero quello sempre alla garibaldina, e mi ha portato a fare una carriera importante da calciatore».

Qual è la telefonata o il messaggio più bello o inaspettato ricevuto dopo la promozione?
«La telefonata con i miei familiari perché piangevano tutti: questo per far capire che oltre a me stesso sono coinvolti tutti. Di messaggi ne ho ricevuti tanti e mi ha fatto molto piacere ricevere quelli dei colleghi del mio girone che mi hanno riconosciuto il lavoro dei due anni. Mi ha fatto piacere anche ricevere i complimenti da allenatori “big” molto importanti...».

Di chi si tratta?
«De Zerbi, Guardiola e Pirlo: tanti miei ex compagni di squadra. Però, come ho già detto, mi ha fatto molto piacere ricevere quelli dei colleghi del girone».

Anche degli allenatori di Entella e Cesena? 
«Uno dei due sì. Io faccio i complimenti a loro perché sono stati competitor formidabili e adesso sono le favorite per i playoff».

Il suo futuro sarà ancora in granata?
«Dico una cosa mai detta prima: io a Reggio sto divinamente, la gente mi piace così come tutto il contorno. Bisognerà sedersi a un tavolino e decidere insieme. Lo faremo più avanti con molta serenità».

Quindi la clausola di rinnovo sul contratto c’è?
«Si c’è. Onestamente questo è l’ultimo dei miei pensieri, poi anche la società dovrà capire che campionato fare».

Condivisione dei progetti e delle scelte con la società: è questa la traccia da seguire?
«Io, a parte con Cattani, non ho parlato ancora con nessuno. Ma la strada giusta è questa: qualsiasi cosa verrà fatta dovrà essere condivisa. E alla fine abbiamo condiviso tutto anche quest’anno, magari con pensieri diversi e discussioni che erano sempre a favore della Reggiana e nessuna per il proprio tornaconto. Io sono sereno e qualsiasi cosa succederà, verrà fatta per il bene di questa squadra».

Il pensiero di lasciare da campione l’ha mai sfiorata?
«Non riesco proprio a pensarci, sono molto onesto».

Quanti giocatori di questa squadra si possono ritenere pronti per affrontare la Serie B?
«So che ci sono situazioni particolari e scadenze di contratto da valutare. Se dipendesse da me, li terrei tutti e non potrei dire altro in questo momento. La società dovrà decidere il budget e l’obiettivo da perseguire e da condividere con me, però credo che siano presenti alcuni giocatori che il campionato di Serie B lo hanno già affrontato e lo possono ancora fare».

Quello da poco raggiunto è il suo primo grande successo da allenatore: l'obiettivo è arrivare a squadre top?
«Chiaramente è così, chiunque lo vorrebbe. Quando dico che vorrei andare in Serie A l’anno prossimo è per far caprie alla gente che sono ambizioso. Io ho vissuto il post retrocessione a Reggio e mi ricordo lo sconforto che c’era. Bisogna usare parole positive per fare da contraltare a quelle negative pronunciate in precedenza. La prima cosa che ho pensato di fare appena arrivato è stata quella di dare speranza: ho chiesto di avere fede e bisogna sempre averne».

Diana è già pronto per affrontare la Serie B?
«Credo che non cambi molto rispetto alla Serie C se non le qualità dei giocatori. Il percorso di tanti allenatori ora in Serie A è partito dalla terza serie. La gavetta io l'ho fatta e quindi mi sento pronto per provare a fare questa categoria. Chiaramente dovrò continuare a studiare ed aggiornarmi di continuo».

Da tifoso si sarebbe divertito nel vedere giocare la sua Reggiana?
«Sì, perché a tratti si è visto un bel calcio, a tratti invece abbiamo giocato da squadra che deve vincere il campionato. Magari in questo secondo anno si è vista una squadra meno estetica ma per caratteristiche giochiamo in maniera diversa».

Quella di gestore dello spogliatoio e degli uomini, oltre che sindacalista, è stata la sua opera migliore?
«È difficile gestire una squadra con tanti giocatori forti e convincere dei ragazzi a dovere restare fuori. Ma mi auguro di averne ancora di questi problemi. È stato difficile anche mantenere alta l’intensità di tutti gli allenamenti. Per quanto riguarda la scadenza dei contratti dico solo che a un certo punto contava solamente vincere e quello è stato l’interesse comune».

Dal punto di vista tattico cosa le ha insegnato questo campionato?
«Mi sono reso conto che il nostro modo di giocare ha bisogno di determinati interpreti con determinate caratteristiche. Il fatto di essere sempre a combattere per i primi posti non dà l’opportunità di sperimentare altro. Ho battuto forte sulle nostre certezze. Nei momenti di difficoltà mi è stato chiesto di cambiare ma ho preferito dare comunque delle certezze: cambiando avrei potuto fare dei danni e la partita di ritorno con la Feralpi dell’anno scorso mi ha insegnato qualcosa...».

Nonostante i 166 punti in due stagioni non va bene a tutti come allenatore…
«Allegri ha vinto 9 scudetti ma non va bene a tutti, Inzaghi ha raggiunto la semifinale di Champions ma non va bene a tutti. A me piace essere così: ognuno a casa sua ha la capacità di comprendere e giudicare le persone. E io ho sempre chiesto di essere giudicato per i fatti e non per gli atteggiamenti o i comportamenti. Sono una persona pubblica e so che c’è la possibilità di ricevere delle critiche e io ne ho ricevute tantissime. Ma il bello è doverle superare e andarci sopra».

Qualcuno le ha chiesto scusa?
«Tante persone l’hanno fatto. Così va il calcio ed è bello anche per questo».

Reggio Emilia l’ha cambiata?
«Sì, ed essere qui mi piace tantissimo. Io volevo cambiare due anni fa dopo l’esperienza al Renate, volevo salire di grado come ambiente e tifoseria perché mi dà la possibilità di raggiungere quello che ho fatto oggi. Mi sono preso una bella gatta da pelare decidendo di rimanere quest’anno ma il lavoro non era stato concluso. Ero sicurissimo che ci fossero le basi per andare a 75-80 punti. E così è stato».

Commenti

L'avversario - Imolese, rossoblù a caccia degli ultimi punti per una migliore posizione ai playout
Le probabili formazioni di Reggiana-Imolese