Rozzio: «Stagione intensa e bella, nel mio futuro vedo solo la Reggiana. Proviamo ad alzare l'asticella...»
«Sono orgoglioso di aver fatto cambiare idea a Nesta: spero che il mister possa restare con noi. Ricorderò il gol a Palermo, a Marassi mi sono sentito un giocatore di Serie A. Non mi accontento di questa salvezza, cercherò di dare sempre il massimo»
In attesa che si faccia chiarezza sul futuro di mister Nesta e sul progetto tecnico della Reggiana, una certezza c'è già e si chiama Paolo Rozzio. Il difensore classe ‘92 è capitano e leader di una squadra che di recente ha fatto vivere ai suoi tifosi le stagioni più positive degli ultimi 25 anni di storia granata. E l’obiettivo ora è quello di provare ad alzare l'asticella in quella che per lui, fresco di rinnovo, sarà la nona stagione a Reggio Emilia…
«Mi sto godendo i ricordi di questa stagione appena finita, non penso alla prossima - confessa il capitano della Regia, protagonista davanti a telecamere e microfoni martedì sera assieme a Cigarini - È stata un'annata impegnativa e intensa ma molto bella. Ho avuto la fortuna di avere come compagni dei ragazzi giovani e bravi sotto tutti i punti di vista oltre ai compagni della vecchia guardia al mio fianco. Spero che il prossimo possa essere un campionato più tranquillo a livello di alti e bassi: in questa stagione abbiamo conquistato forse più punti rispetto a quelli che si potevano immaginare all’inizio perché abbiamo vinto partite inaspettate ma allo stesso tempo in casa non siamo riusciti a fare i risultati che i tifosi si attendevano…».
Il tuo più grande orgoglio è quello di essere riuscito a far cambiare idea a Nesta?
«Sì, la cosa che mi ha inorgoglito di più è stata proprio quella di far cambiare idea a un tecnico che è anche stato uno dei difensori più forti al mondo. Non sempre si può piacere ad un allenatore ma bisogna fare il massimo per cercare di giocare: il mio obiettivo era quello di ritagliarmi un posto e sono contento di avere infuso in lui la fiducia giusta che mancava a inizio campionato».
Cosa non dimenticherai di questa stagione?
«Sicuramente il gol al Palermo è il ricordo più bello per l’importanza della rete, arrivata in un momento delicato, e anche per la bellezza della realizzazione: istinto e follia, palla sotto l’incrocio… Nelle tre settimane più difficili ci sono stati dei momenti particolari che tengo per me e ricorderò con piacere. I ricordi più brutti ti uniscono e rimangono dentro per più tempo…».
Si può dire che quella appena conclusa sia stata la tua migliore stagione?
«Direi proprio di sì. Tra la Serie B e la Serie C ci sono differenze importanti e questa era la seconda volta che giocavo per salvarmi. Retrocedere è pesante perché vedere il dolore negli occhi dei compagni è brutto. Sono felice di aver potuto giocare per vincere un campionato ma lottare per salvarsi è altrettanto bello e sono contento di esserci riuscito».
Nel 2023 come nel 2024 il finale di stagione è stato segnato da un confronto fuori dallo stadio con i tifosi…
«Sono stati due scenari identici: eravamo nello stesso punto noi giocatori e anche i tifosi. Il contenuto del discorso è stato molto simile, l’unica differenza è stata la motivazione perché un anno fa lottavamo per vincere il campionato e rischiavamo di buttare via tutto mentre quest’anno c'era un gioco la salvezza. I tifosi sono sempre stati al nostro fianco e hanno fatto valere le proprie motivazioni. Abbiamo apprezzato il loro sostegno».
Quale dei due momenti avete vissuto meglio?
«Onestamente quello di quest’anno, anche perché l’obiettivo da raggiungere era comunque alla portata mentre un anno fa abbiamo rischiato di più».
Quanto ti è dispiaciuto dover saltare per squalifica il derby con il Parma?
«Parecchio, però avrei rosicato di più se avessi saltato la partita di Genova contro la Sampdoria. Entrare in campo a Marassi davanti a 30mila persone e respirare quell’atmosfera mi ha fatto sentire come un giocatore di Serie A, ho provato i brividi. Il derby l’avevo già vissuto, Marassi invece l’ho sempre visto dalla TV e mai da spettatore quindi per me essere lì in campo è stata l’emozione più bella da quando sono calciatore. Inoltre, sono contento di avere portato mio padre allo stadio dopo tanto tempo: vederlo sugli spalti prima della partita mi ha commosso ed è un ricordo che porterò con me e condividerò sicuramente con le mie figlie».
Nel maggio del 2021 eri in campo quando la Reggiana retrocesse contro la Spal, a distanza di tre anni ti sei preso una bella rivincita personale: è un cerchio che si chiude?
«Non lo voglio chiudere: ho ancora tanto da dare e spero di farlo nel migliore modo possibile. Non mi accontento di questa salvezza e cercherò di dare sempre il massimo per la Reggiana. Quando sarà il momento di chiudere il cerchio, lo farò…».
Ti senti una bandiera della Reggiana?
«Farei fatica a vedermi in un altro contesto: mi sento un reggiano acquisito e non vedo perché dovrei cambiare la mia routine. Mai dire mai nella vita ma nel futuro vedo solo la Reggiana».
La prossima stagione potrebbe nascondere più insidie per voi?
«Rifare un campionato di Serie B vuol dire alzare asticella quindi dovremmo provare a fare un campionato più tranquillo con qualcosa in più della salvezza. Questa deve essere la base per progettare un inizio e provare in futuro a portare la Reggiana in Serie A. Per ambire al massimo ci sono degli step da fare e riconfermarsi è uno di questi».
Ripartire con Nesta in panchina sarebbe un vantaggio?
«Sì, spero che si possa dare continuità a quanto iniziato e credo che anche per la sua carriera sia giusto così. Insieme abbiamo vissuto momenti belli e abbiamo sofferto, lui conosce l’ambiente e gran parte dei giocatori. Sarebbe bello se rimanesse…».
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