foto Silvia Casali
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Mister Viali si presenta: «La Reggiana mi ha subito convinto. Voglio provare a fare qualcosa in più dell'anno scorso...»

«A Reggio si respira un'atmosfera fantastica: l'obiettivo è la salvezza ma qui c'è grande ambizione. Il mio gioco è offensivo ma la tattica non vince le partite: lo fa la mentalità. Il mercato? Meroni è un grande uomo, su Cigarini e Portanova...»

26.06.2024 17:00

Questa mattina presso il circolo di equitazione CERE di Reggio Emilia si è svolta la presentazione ufficiale del nuovo allenatore della Reggiana, William Viali. Si è trattato di un incontro riservato ai media volto ad accendere i riflettori sulla prossima stagione insieme alla guida tecnica e alla società granata: dopo i saluti del padrone di casa Alessandro Tosi, direttore del circolo, sono intervenuti il presidente della Reggiana, Carmelo Salerno, e il direttore sportivo, Marcello Pizzimenti. Mister Viali, classe 1974, ha siglato un accordo che dal 1º luglio 2024 lo legherà alla Reggiana fino al 30 giugno 2025. Faranno parte dello staff tecnico Massimiliano Guidetti (vice allenatore, calciatore granata nel 2010/11), Simone Baroncelli (collaboratore tecnico) e Vincenzo Perri (match analyst), insieme a Marco Bizzarri (allenatore dei portieri, confermato dalla passata stagione). Lo staff atletico sarà nuovamente composto da Giacomo Ceci (preparatore atletico), Mattia Fantuzzi (assistente preparatore atletico) e Alessandro Spaggiari (collaboratore preparatore atletico).

«Con il mister è stato amore a prima vista - ha confessato il ds granata Marcello Pizzimenti prima di cedere la parola a Viali - Siamo contenti perché ha accettato noi escludendo altri club quindi vuol dire che come società contiamo e rappresentiamo una realtà solida composta da persone per bene. Vicino a Reggio ci sono tante città con club blasonati ma quello che la città e i tifosi della Reggiana trasmettono non lo avverto in altri club, sembra quasi di trovarsi in una piazza del Sud. Il mister abita a Fiorenzuola d'Arda e ha attività vicine a noi, ma questo non è il motivo per cui ha scelto la Reggiana. Il fatto che si trovi qui fa onore a me, al club e alla città. Abbiamo preso un allenatore con una personalità solida, un uomo umile e con grande passione, curioso e innovativo che va verso l'idea di un calcio molto propositivo. Per quello che ho visto in giro si tratta dell'allenatore principale che avrei voluto avere. La mia scelta chiaramente è stata avallata dal club». 

«La mia estate è stata un po’ particolare in giugno - ha subito sottolineato il nuovo tecnico della Regia - Fino a 15 giorni fa non ero un allenatore sul mercato poi a Cosenza sono cambiate tante situazioni quindi ho preso una scelta diversa. Per me è stato una sorta di salto nel buio, senza essere certo di trovare qualcosa, ma il giorno successivo alla rescissione mi ha chiamato Pizzimenti trasmettendomi subito grande entusiasmo. Ero affascinato dalla piazza e il contatto umano, determinate per lavorare bene, è stato ottimale. Dopo la sua chiamata ho parlato con il presidente poi sono andato a New York per una vacanza con mia figlia e abbiamo proseguito da lontano. In quei giorni sono sempre rimasto in contatto con la Reggiana perché c’era voglia di chiudere velocemente e così è stato. Sono molto felice di essere qui».

Mister, quale obiettivo le ha chiesto di raggiungere la società?
«Faccio una premessa sulla Serie B: la salvezza è sacra per il 70% delle squadre che vi partecipano perché c’è grande equilibro e ogni anno questo campionato crea sorprese, positive e negative. Può succedere di tutto e giustamente mi hanno chiesto di raggiungere la salvezza come obiettivo stagionale, ma qui c’è grande ambizione che è quella che mi porto dietro da sempre nei miei percorsi».

In passato ha incrociato il suo cammino con quello della Reggiana più di una volta…
«Ricordo tante partite tirate ed equilibrate ai tempi del Cesena. Venire a giocare a Reggio è sempre stato affascinante, allo stadio si respira un’atmosfera fantastica e di primo livello grazie anche all’apporto del pubblico: non nascondo che questo aspetto ha condizionato la mia scelta. L’importante sarà costruire una squadra nella quale la gente potrà rispecchiarsi. Quando i tifosi si rivedono nella squadra allora è più facile rimanere uniti e vicini».

Ha già avuto modo di parlare con il patron Amadei?
«Lo conosco per fama. Stamattina ci siamo sentiti tramite una video chiamata, ma non vedo l’ora di incontrarlo di persona».

Qual è la sua filosofia di gioco e da chi trae ispirazione?
«Chi ha avuto una carriera lunga come la mia si porta dietro il ricordo di tanti allenatori. Cesare Prandelli mi ha allenato nella Primavera dell’Atalanta poi mi ha voluto in Serie A a Lecce e l’ho ritrovato a Firenze: ha segnato la mia carriera da calciatore. Negli ultimi cinque anni il calcio è cambiato tantissimo ed è più facile adattarsi al gioco degli allenatori più in voga, ma io preferisco fare un mix. Ho fatto tanta gavetta negli ultimi 15 anni e mi sono dovuto arrangiare ma questo mi ha dato una grande elasticità mentale e un grande bagaglio tecnico e tattico. Mi piace adottare situazioni diverse, difendere con la linea a quattro ma palleggiare diversamente quando si ha il possesso. In campo vedrete situazioni diverse dentro la partita, e da una partita all’altra. Lavoreremo per provare a comandare il gioco: mi piace che la squadra abbia la gara in mano ma con la consapevolezza che in questa categoria bisogna sapere cambiare atteggiamento. Lavoreremo per giocare a calcio in maniera offensiva e propositiva ma sono convinto che quello non farà risultato: la tattica gioca bene ma non vince le partite. Spesso fanno risultato anche le squadre che giocano diversamente: il risultato è frutto della mentalità, non della tattica».

La linea difensiva a quattro sarà quindi la base di partenza della sua Reggiana?
«Sì, è lo schema che preferisco ma i sistemi di gioco sono elastici. Difendo con la linea a quattro perché mi piace fare l’aggressione nella metà campo avversaria con più giocatori, ma non sono integralista. Rozzio più adatto a tre? So che è un giocatore evoluto e intelligente, credo possa fare comunque bene».

Che idea si è fatto dei 16 giocatori che resteranno sotto contratto a partire da luglio?
«Me li sono riguardati tutti in questi giorni, però poi il mio percorso in carriera mi ha fatto capire che finché non alleni qualcuno non lo conosci veramente. Ho bisogno di toccarli fisicamente con mano anche perché la differenza la fa l’aspetto umano quindi sarà importante imparare a conoscerli sul campo: voglio capire cosa hanno dentro e cosa possono dare alla Reggiana. La spinta interiore è determinante per fare stagioni fondamentali e credo che condividere con i giocatori pensiero, obiettivi e sogni sia determinante per capire se sono pronti per giocare nella Reggiana di questa stagione».

La Reggiana punta molto sui giovani: sarà uno stimolo in più lavorare con loro?
«Sì, come ho sempre fatto nella mia carriera. Nel nostro gruppo ci saranno tanti giovani ma ormai è così in tutte società di Serie B».

Sulle scelte di mercato sarà lei ad avere voce in capitolo? 
«C’è bisogno di sintonia con la società: si lavora in team, c’è un obiettivo prefissato da raggiungere. L’allenatore ha le sue idee di calcio e assieme al direttore sportivo si lavora insieme: il mondo del calcio fuori dal campo è cambiato, ora bisogna essere bravi a far quadrare la situazione. Alla base del lavoro ci deve essere un grande confronto, poi si cerca di ottimizzare».

Sono stati accostati alla Reggiana tanti suoi ex giocatori del Cosenza…
«Ho letto molti nomi, forse si tratta di associazioni logiche ma è il gioco delle parti. A Cosenza ho allenato giocatori forti ma ce ne sono anche tanti altri sul mercato».

Intanto Andrea Meroni la raggiungerà a breve…
«Quando ho incontrato Pizzimenti una delle prime domande che mi ha fatto era per ottenere referenze su Meroni. Posso dire che è un grande uomo ed è fondamentale per una squadra averne. Lavora per il bene comune, è un difensore veloce e forte fisicamente, aggressivo e molto bravo sui calci piazzati. In Serie B ha raggiunto una certa maturità che lo porta a giocare a livelli importanti».

Un altro rinforzo sarà il giovane Matteo Maggio…
«Si tratta di un giovane sicuramente interessante abituato a giocare a sinistra con il piede invertito, bravo a rientrare e in carriera ha già fatto gol importanti ma sa anche giocare per i compagni rifinendo assist. Può giocare in ampiezza e tra le linee, è un giocatore di gamba ma anche di sacrificio».

Luca Cigarini sarà confermato?
«È un giocatore diverso rispetto alla media per struttura e mentalità. Sono al corrente della sua situazione contrattuale e cercheremo di capire cosa fare ma io per prendere una scelta tecnica dovrò fare anche un passaggio personale con il giocatore per capire se siamo su stessa linea d’onda. La decisione finale sarà presa fra tutte le parti».

Manolo Portanova potrebbe tornare utile?
«Ho discusso con il direttore sportivo sui giocatori che sono già stati qui e lui è uno di quei ragazzi su cui ci siamo confrontati, non lo posso negare. Per come vivo io le partite valuto l’aspetto dei ruoli, noto che ne ha ricoperti diversi quindi è elastico dal punto di vista tecnico e mentale. Il suo percorso tattico dice che nasce da interno di centrocampo ma essendo giovane si può strutturare e completare e per la direzione che sta prendendo il calcio saper fare cose diverse aiuta a intraprendere una carriera più completa. E Portanova ha caratteristiche complete».

Sulla corsia mancina sarà dura trovare l’erede di Edoardo Pieragnolo…
«In rosa abbiamo Cavallini che è reduce da un’esperienza in Serie D (alla Folgore Caratese, ndr) e in ritiro proveremo a conoscerlo meglio. Ma ci stiamo sicuramente guardando intorno…».

A Cosenza le offrivano un biennale, a Reggio ha firmato un contratto solamente annuale…
«Avrei potuto chiedere anche due anni ma non mi sono preoccupato di questo. Mi interessava trovare una realtà per continuare a crescere professionalmente. Dopo il primo incontro mi è piaciuta l’idea di venire alla Reggiana e non sono andato a sindacare sul contratto».

Perché non ha proseguito il lavoro iniziato in Calabria? 
«A Cosenza c’era un progetto avanzato che ci ha portato a fine stagione positivamente, ero convinto di continuare poi il percorso tecnico è cambiato con la non conferma del direttore sportivo (Gemmi, ora all’Empoli, ndr) quindi ho preferito fermarmi. Il percorso mio personale e quello della società rossoblù erano diversi».

È dispiaciuto per le critiche ricevute da parte dei suoi ex tifosi? 
«Ho ricevuto grandi critiche perché tra noi c’era un grande rapporto. Sotto l’aspetto umano non volevo andare via da una città che mi ha dato tanto ma facendo un’analisi lavorativa sono stato portato a prendere quella scelta. Avere rinunciato a un biennale con il Cosenza dovrebbe dare valore alla mia scelta, soprattutto perché non avevo nulla in mano. Mi dispiace molto ma la gente non sa cosa è successo e dirlo oggi mi sembra antipatico e questa non è la sede giusta. Sottolineo però che verità non è quella che è uscita…».

Pensa che sarà difficile raccogliere l’eredità di Alessandro Nesta?
«Giocavamo contro da quando eravamo ragazzini, ricordo una finale del campionato Primavera tra Lazio e Atalanta. Mi fa piacere venire dopo il lavoro positivo che ha fatto: Nesta lascia un percorso tecnico e tattico costruito con grande qualità e se ora ha raggiunto la Serie A vuol dire che ha fatto un ottimo lavoro. Inoltre, ha una mentalità non tanto lontano dalla mia…».

Quanto può mancare alla sua Serie A?
«Magari non arriverà mai. Sinceramente non mi pongo il problema, godo del percorso e del viaggio che faccio, non della meta che può arrivare. Non sono invidioso di chi ci è arrivato prima di me, ho sempre vissuto in modo entusiasmante il mio percorso. Da questa stagione pretendo di provare a fare qualcosa in più dell’anno scorso. Qui alla Reggiana voglio arrivare più completo grazie all’esperienza che ho fatto».

Viali come vive il mondo del calcio durante e dopo la stagione?
«Durante la stagione noi allenatori viviamo il campo, siamo maniaci dei particolari e per 10 mesi all’anno viviamo solo di questo. Nel mio caso la passione della moto me la godo qualche giorno a giugno poi per il resto dell’anno non posso coltivarla. Caratterialmente sono abbastanza schivo, non mi piace apparire in pubblico ma quando sono nel lavoro e dentro la partita sono abbastanza acceso, è la mia caratteristica».

Quindi la famosa rovesciata che è diventata subito virale sui social potrebbe non ripetersi?
«Sono discreto e anche sui gol non esulto, ma è successa questa cosa che mi fa apparire con un’immagine diversa: all’inizio me ne vergognavo ma ho notato che ha aiutato a dare una spinta clamorosa nell’ambiente. Sono scivolato e ho calciato il pallone cadendo (al termine di Cosenza-Spal 1-0 nel 2023, ndr): questo gesto semplice mi ha fatto capire che la gente ha bisogno anche di queste piccole cose. Dentro lo spogliatoio noi siamo tifosi e dimostrarlo al pubblico può avvicinare le due componenti».

 

 

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