foto Silvia Casali
Primo Piano

Reinhart: «Ho sempre dato il massimo per la Reggiana. Contendermi il posto con Štulac e Cigarini è stimolante»

«Ringrazio Viali per la chance concessa. Il ritorno a Spezia? Prima c'è la Carrarese: conquistare dei punti non sarà semplice. La Serie B italiana è di livello superiore rispetto a quella argentina. Il calore dei tifosi granata mi fa sentire a casa»

25.09.2024 18:00

Arrivato a Reggio a fine 2023 direttamente dalla Primera Nacional (seconda divisione argentina), Tobias Reinhart è rimasto un oggetto misterioso fino a pochi mesi fa a causa dell’utilizzo con il contagocce da parte di Nesta, mentre in estate dopo l’arrivo di Viali in panchina è riuscito a ritagliarsi sempre più spazio tanto da vincere spesso il ballottaggio per una maglia da titolare contro due veterani come Cigarini e Štulac. Nato in Argentina ma di passaporto italiano grazie alle origini friulane del nonno materno, Reinhart in questa prime sei giornate ha collezionato 5 presenze in Serie B e un gol, al debutto contro il Mantova.

«Ero pronto e ho aspettato l’arrivo della mia opportunità – ha sottolineato il centrocampista classe 2000, protagonista dell’intervista settimanale presso la sede del club granata – Un anno fa sono arrivato da un campionato argentino molto diverso da quello italiano e sapevo che ci sarebbe stato bisogno di tempo. Mi sono sempre allenato e ho dato il massimo per ripartire alla grande in questa stagione».

Devi molto a Viali?
«Cerco di lavorare per me stesso, per la squadra e per la società che ha avuto fiducia in me e cerco di essere pronto per ogni opportunità che si presenta. Viali mi ha messo subito in campo per vedere come ero fatto, quindi devo ringraziare anche lui».

Che Serie B hai trovato?
«Questo è un campionato particolare nel senso che in ogni gara ci si gioca qualcosa e non c’è molta differenza di punti tra i primi e gli ultimi. La Serie B è divertente da vedere e da giocare».

Qual è il tuo ruolo?
«Ho iniziato a fare l’esterno d’attacco poi piano piano mi sono spostato in mezzo come mezzala mentre l’anno scorso Goretti mi ha chiesto se me la sentivo di fare il centrocampista centrale. Devo dire che mi trovo bene in entrambi i ruoli».

L’inserimento offensivo è una delle tue caratteristiche?
«Sì, mi piace. Cerco di stare vicino agli attaccanti e alla porta avversaria, ma sono anche consapevole che ora ho un altro ruolo e devo stare più attento a coprire gli spazi dei compagni nella fase difensiva».

Lo spogliatoio ti ha accolto bene quando sei arrivato?
«Molto bene. Quando si cambia cultura è bello ritrovarsi con dei bravi ragazzi che mi hanno fatto subito sentire parte del gruppo».

Sabato farete nuovamente tappa a Pisa, questa volta per affrontare la Carrarese: può essere l’occasione giusta per dare una svolta al campionato della Reggiana?
«Guardando la classifica si può pensare che possa arrivare un risultato importante, ma la Serie B è molto difficile e in ogni gara bisogna dare tutto. Cercheremo di fare il massimo come sempre e sarebbe bello tornare a casa con dei punti».

Nella partita successiva tornerai a Spezia, dove hai giocato tra il 2019 e il 2020: ci pensi già?
«Ora penso solamente alla Carrarese, ma nella trasferta successiva mi farà sicuramente piacere tornare a vedere qualcuno dei ragazzi e collaboratori dello Spezia».

Si può dire che la Reggiana è ancora alla ricerca di un suo equilibrio tattico?
«Sì, ma penso sia normale perché il campionato è iniziato da poco. Piano piano si incominceranno a vedere le idee che vogliamo mettere in campo, in particolare dovremo subire meno ripartenze e restare più vicini come reparti».

Quanto sei cambiato rispetto alla tua prima esperienza in Italia?
«Penso di essere cambiato molto nella testa, di essere un po’ più maturo. Cerco di capire i momenti della partita e cosa vogliono fare i compagni e cosa si può fare di più in generale».

In Argentina ti sentiresti all’altezza di giocare in prima divisione dopo questa esperienza italiana?
«Mi piacerebbe e penso di sì, anche perché prima di venire qui avevo ricevuto delle proposte. Ma il calcio in Argentina è molto diverso rispetto all’Italia».

Perché diverso?
«Il calcio argentino permette alle persone di andare allo stadio e scappare dalla realtà difficile di tutti i giorni, la passione che trasmette è importante e si fa vedere in tutto il mondo».

Che differenza hai trovato tra la seconda divisione argentina e quella italiana?
«La differenza è importante, soprattutto sotto l'aspetto tecnico e tattico. In Argentina molte partite sono chiuse e cattive, ci sono tanti contrasti. Invece qua si cerca di arrivare a un livello superiore e devo dire che per me è stato un vero passo avanti: sono tornato per cercare di imparare nuove cose e migliorare me stesso».

La concorrenza di Cigarini e Štulac in cabina di regìa ti limita o ti stimola?
«Per me è un piacere enorme avere questi due calciatori di fianco e potermela giocare in ogni gara per partire dall’inizio, poi decide il mister chi premiare. Sono molto contento di poter lavorare con loro».

A Reggio come ti trovi?
«Trascorro molto tempo in casa, però ho girato la città con i compagni che me l’hanno fatta conoscere. Reggio è bella, qui si vive molto bene».

Sei qui da solo?
«Per adesso sì, ma in futuro potrebbe raggiungermi la mia famiglia».

Quanto è seguita la Reggiana in Argentina?
«Dalla mia famiglia e dai miei amici tantissimo, purtroppo però la Serie B italiana è difficile da vedere in TV».

Che squadra tifi?
«Sono molto tifoso del Temperley (seconda divisione, ndr) perché è la squadra dove sono cresciuto e dove ho trascorso molti anni. Nella prima divisione la squadra che tifa la mia famiglia è l’Independiente».

I derby nel tuo paese natale come sono vissuti?
«La cultura italiana e quella argentina sono simili, in entrambi i paesi i derby si vivono in maniera calda e devo dire che è bellissimo».

Il tifo di Reggio Emilia che impressione ti ha fatto?
«Qui c’è un ambiente straordinario, ogni volta che giochiamo al “Città del Tricolore” e in trasferta i tifosi si fanno sempre sentire. Sono “caldi”, per questo motivo posso dire di sentirmi un po’ come a casa».

 

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