Rozzio:«Lotteremo fino alla fine. Contro l'Entella mi aspetto tanta gente per darci una mano»
«Disputare i playoff da favoriti non sarebbe un problema: dovremmo ripartire dalle nostre certezze, consapevoli della nostra forza. I gol subìti? Ora giochiamo con più spregiudicatezza, conta solo vincere. Cosa vedo nel mio futuro? La Reggiana»
Sabato scorso Paolo Rozzio non è potuto scendere in campo a Fermo a causa del cartellino rosso rimediato a Viterbo, ma dalla tribuna del “Recchioni” ha fatto il tifo per i compagni buttando spesso lo sguardo al suo telefono cellulare che trasmetteva la diretta di Modena-Imolese. Il risultato finale della gara dei canarini lo conoscono tutti, ma la parola fine alla stagione della Reggiana non è ancora arrivata…
È passata la delusione per il gol del portiere?
«La rete di Gagno ha smorzato tanto entusiasmo perché la partita a Fermo si era messa bene e al “Braglia” mancavano pochi minuti di recupero e io ero abbastanza tranquillo: vedevo che il Modena stava faticando, poi questo gol ha tagliato le gambe. Sicuramente non avevano bisogno di un gol del genere, ma anche questo fa parte del calcio. Non è matematicamente finita e noi lotteremo fino alla fine».
A parte Lucca, ci sono altri rimpianti in questa stagione?
«A Lucca è mancato tutto, in primis l’atteggiamento: devo dire che è stata l’unica sconfitta meritata. A Gubbio abbiamo perso immeritatamente, fuori casa ad Ancona non meritavamo di pareggiare. Abbiamo lasciato dei punti anche con la Viterbese tra andata e ritorno ma l’atteggiamento fuori casa c’è stato. Le trasferte di Viterbo e Fermo sono state interpretate nella maniera giusta».
Dopo il cartellino rosso di Viterbo ti sei scusato pubblicamente con i tifosi: da dove è nato quel gesto?
«È stata una mia riflessione: sentivo di doverlo fare perché rivedendo i due gialli devo dire che sono nati da situazioni che nell’arco di un campionato capitano spesso. Ciascun arbitro gestisce bene o meno bene queste situazioni, ma non sarei dovuto cadere nella provocazione dell’attaccante. Preso dalla foga però non sono riuscito a fermarmi: da capitano devo essere bravo a comportarmi diversmente in questi casi».
Se alla fine dovrete cimentarvi nei playoff, il fatto di partire come grande favorita potrebbe giocare contro la Reggiana?
«Non possiamo nasconderci e pensare di andare ai playoff e di non essere favoriti. Sappiamo che ci saranno squadre forti: il girone C lo conosco poco ma al sud è molto importante il contesto ambientale che può fare la differenza, al nord Sudtirol e Padova sono grandi squadre ma noi abbiamo sempre espresso un bel gioco e non so se l’hanno fatto anche le altre. Se la matematica ci condannerà al secondo posto dovremo ricaricare le pile e poi allenarci forte. Sarà importante anche lo stacco mentale per recuperare bene».
Quale mentalità servirà per affrontare i playoff?
«Non saremmo certamente contenti di farli, ma dovremmo comunque ripartire dalla nostra consapevolezza, dai punti di forza e da quanto dimostrato quest’anno per affrontare le 6 partite dei playoff nella maniera più tranquilla possibile».
Il lavoro del preparatore atletico quanto potrà incidere?
«Esteban (Anitua, ndr) è molto bravo perché ci fa lavorare quasi sempre sul campo, difficilmente con i macchinari a parte quando ci sono le sessioni facoltative in palestra. Solitamente il mercoledì mattina facciamo un lavoro di forza sul campo a circuiti e lui lo organizza in maniera perfetta nonostante le tante partite ravvicinate. Se in questa stagione non ci sono stati grossi infortuni muscolari, il merito è suo».
Cremonesi continua a segnare: per voi è una sorpresa?
«Ci avevo giocato contro quando era alla Spal e anche quando era al Venezia mi era sempre piaciuto. Gli ho chiesto se fosse abituato a segnare così tanto e mi ha detto di no. Ha un grandissimo tempismo ed è molto forte di testa: per noi che sfruttiamo al massimo le palle inattive è un’arma in più. Lui ha segnato cinque gol, io e Cauz tre, due gli esterni: non sono pochi…».
Riuscite a dare una spiegazione ai tanti gol presi nelle ultime giornate?
«Non credo centri il cambio di modulo. Una volta acquista la certezza del secondo posto, nelle ultime partite la voglia di vincere è aumentata e siamo diventati più spregiudicati in campo, ora giochiamo con delle coperture in meno. I centrocampisti sono più aggressivi e ciò si riflette in qualche gol subìto in più. Gli attaccanti danno una grossa mano in fase di non possesso ma soprattutto in quella realizzativa, quindi cerchiamo di sfruttarli al massimo. Ora bisogna vincere le partite, a costo di lasciare qualcosa dietro…».
Come valuti gli arbitraggi di quest’anno rispetto a quelli delle passate stagioni?
«Secondo me alcune situazioni potevano essere gestite meglio, non solo nelle nostre partite ma anche in quelle di altre squadre, ma d’altronde le categorie di differenza esistono per noi e anche per loro. Noi giocatori in campo ci arrabbiamo spesso perché spinti dall’agonismo e a volte esageriamo nelle proteste, ma dobbiamo capire che una volta presa la decisione non torna indietro. Rispetto allo scorso campionato in B ho notato che da parte degli arbitri c’è una minor propensione a parlare, anche con il capitano. A Cesena, per esempio, ho protestato per il rigore e sono stato subito ammonito senza capirne il motivo. In B c’era un modo di porsi diverso, direi quasi amichevole».
L’introduzione del VAR ai playoff può aiutare davvero?
«Darà più tranquillità, ma il VAR può anche giocare contro. Qualsiasi micro-situazione sarà analizzata quindi bisognerà aumentare la capacità d’attenzione da parte di tutti».
Giovedì sera contro l’Entella giocherete l’ultima partita in casa: cosa ti aspetti dalla gente?
«Mi aspetto che venga ancora più numerosa rispetto alle ultime uscite perché di loro abbiamo veramente bisogno. La spinta del pubblico in casa è una marcia in più, ci fa volare sulle ali dell’entusiasmo ed è anche il motivo per cui facciamo determinate prestazioni. Fuori casa non c’è stato lo stesso atteggiamento anche per quel motivo. Sapendo che c’è ancora la possibilità di restare aggrappati al Modena, spero che accorra tanto pubblico».
Anche se alla fine dovesse vincere il Modena, si potrà davvero dire che la Reggiana ha perso il campionato?
«Per il tipo di campionato che è stato fatto e per la strada intrapresa non possiamo avere un rammarico enorme. Fare così tanti punti è straordinario: l’aspetto più deludente è quello di non avere fatto abbastanza perché davanti c’è chi ha fatto qualcosa in più di noi. Reggiana e Modena hanno fatto un campionato a parte e meriterebbero la promozione entrambe, ma questo non è possibile».
A livello personale come giudichi il tuo anno?
«È stato un anno molto bello e la nascita di mia figlia Bianca mi ha dato grande carica e mi fa star bene nonostante le difficoltà nel gestire un neonato, ma ho anche la fortuna di avere una compagna che le sta molto dietro. La sua nascita ha avuto risvolti positivi sul mio lavoro, mi ha fatto stare più sereno anche fisicamente e mi fa piacere. La mia carriera a Reggio è sempre stata macchiata da infortuni che mi hanno tenuto fermo praticamente per due anni consecutivi. A parte lo stop a dicembre per il problema al ginocchio, sono stato sempre bene».
Com’è il tuo rapporto con Diana?
«È un bel rapporto, molto aperto. Il mister non parla tanto in generale con i giocatori, ma con me, Fausto e Cigarini, i “vecchi” della squadra, ha un rapporto più diretto. Il mister è stato molto bravo nel prendere una squadra che veniva da una retrocessione e nel darle la giusta serenità per ripartire e credo che si sia visto. Sull’aspetto psicologico lavora molto bene e bisogna dargli grande merito: ha cancellato le scorie che c’erano e ripartire dopo una grande delusione non è facile, lui invece ci ha dato la libertà di mettere in campo le nostre qualità e ha saputo gestire un gruppo numeroso con tanti titolari che all’inizio non era stato costruito con l’obiettivo di vincere subito come il Modena».
Da capitano di solito cosa dici ai nuovi giocatori che arrivano a Reggio?
«Cerco di trasmettere ai nuovi le sensazioni che si provano a vestire la maglia granata. Cigarini, per esempio, è venuto da me con grande umiltà avendo vissuto la piazza da Reggio da tifoso ma non come calciatore: io gli ho spiegato quale sia il calore di questa città e non solo. Nel 2016 quando sono arrivato da Pisa sapevo di venire in una piazza importante e devo dire che sono rimasto subito sorpreso dal grande seguito che c’è in città e in provincia».
Nel tuo futuro cosa vedi?
«C’è la Reggiana e ci sono ancora tanti anni da calciatore. Non sono più un giovane ma non sono neanche vecchio. In 6 anni a Reggio ho collezionato solo 140 presenze: nei due anni di stop per infortunio tra C e D ho fatto solo una ventina di partite…».
Il tuo sogno nel cassetto?
«Finire la stagione il 23 aprile (ultima giornata di campionato, ndr). Magari il secondo sogno sarebbe quello di avere anche un maschietto…».
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