Nardi: «La Reggiana ha la sua identità. Dobbiamo essere più cattivi in certe situazioni e fare male quando è necessario»
«La nostra idea di calcio si è vista bene con lo Spezia. In Serie B serve maggiore agonismo, il mister ci rimprovera perché non possiamo concedere così poco e prendere tanti gol. La vittoria in casa un ossessione? No, sono certo che arriverà»
Dopo il gol in Coppa Italia con il Monza che ha proiettato la Reggiana verso la qualificazione ai sedicesimi di finale, Filippo Nardi non è più riuscito a lasciare il segno avendo collezionato appena 281 minuti in campionato ma la situazione potrebbe cambiare già dal prossimo turno con il Venezia, al rientro dalla sosta.
Filippo, che sensazioni ti ha lasciato il pareggio interno con il Bari?
«Era una partita da sfruttare in modo diverso: potevamo essere più concreti perché il Bari era un po' difficolta, infatti hanno esonerato l'allenatore dopo quella partita. Alcune occasioni che abbiamo avuto potevano essere sfruttate con maggiore cattiveria, anche se non sono state tantissime. Si è vista la nostra superiorità in campo, non ci si aspettavano i tre punti ma con maggiore cattiverà potevamo averne due in più…».
È proprio la cattiveria che sta mancando in questo momento?
«Secondo me dobbiamo essere più incisivi e cinici in certi momenti e fare male agli avversari nelle fasi in cui sono un po' giù, come poteva capitare con il Bari. Il nostro compito è quello di riuscire a punirli quando è necessario. Dobbiamo essere cattivi nelle situazioni giuste».
Le debacle come quella di Terni possono capitare, ma da parte vostra è arrivata subito una risposta.
«La forza di una squadra si vede nella partita dopo. L'anno scorso avevamo perso male a Fiorenzuola ma ci siamo rialzati subito vincendo con l'Ancona, quest'anno con il Bari abbiamo offerto anche una prestazione migliore rispetto a quella di Terni e alla fine un punto è meglio di zero».
Dopo l'esonero di Ballardini della Cremonese è arrivato anche quella di Mignani del Bari: le squadre che affrontano la Reggiana e pareggiano, la vedono come una sconfitta…
«Nei primi 30-40 minuti abbiamo messo sotto la Cremonese e conoscendo il loro presidente so quanto possa dargli fastidio faticare così con una neopromossa. Anche il Bari ha ambizioni importanti ma non sta trovando i risultati giusti. Alla fine il fatto di mettere sotto squadre come Cremonese e Bari lo vedo come un punto a nostro favore».
La sosta arriva nel momento giusto?
«Veniamo da 5 punti in 4 partite, una media migliore di quella mantenuta nelle prime gare, ma dall'altra parte fermandoci ora riusciamo a recuperare alcuni infortunati come Portanova e Melegoni e mettiamo dentro caratteristiche offensive in più che possiamo sfruttare bene».
Perdete però Kabashi e Bianco, entrambi per squalifica… Senza di loro potrebbero aumentare le tue chance di tornare in campo con il Venezia?
«Ora mi sta sfruttando un po' sull'esterno e i due centrocampisti il mister li usa per gestire il pallone. Però devo dire che anche Kabashi era nella mia situazione e ora sta giocando da mediano molto bene».
L'organico sta diventando sempre più profondo?
«Assolutamente. Solo nel mio ruolo siamo in tre: oltre a me ci sono Portanova e Crnigoj… E due di loro hanno fatto la Serie A».
La Reggiana fatica a concretizzare le occasioni da rete che crea e concede palle gol relativamente facili agli avversari: sei d'accordo?
«Questo è un aspetto sul quale stiamo lavorando. Non è tanto una questione di tattica o di tecnica ma di cattiveria sul contrasto, concentrazione e agonismo. In Serie B fisicamente ci sono giocatori forti, quindi serve qualcosa in più dal punto di vista agonistico. Il mister ci rimprovera sotto questo punto di vista perché non possiamo concedere così poche occasioni e prendere tanti gol…».
Quando non si riesce a vincere, l'importante è non perdere?
«Sì, ma dipende dalle situazioni. Verso fine campionato se c'è bisogno di punti è giusto buttarsi in avanti e cercare di vincere. Quando si affrontano squadre come la Cremonese, alla fine il 2-2 va bene ripensando a tutte le occasioni create da loro. Dipende quindi dal tipo di partita, dagli avversari e dal momento del campionato. A Parma per esempio eravamo all'inizio e abbiamo affrontato una squadra a punteggio pieno, quindi il pareggio è stato un buon risultato».
Pensi che la Reggiana abbia già trovato la sua identità di gioco?
«Sì e si è vista. Palleggiamo molto e bene con i due mediani: attirare la squadra avversaria verso la nostra area e trovare spazi dietro sono concetti che il mister ripete spesso e all'inizio faticavamo ad applicare. Con lo Spezia si è vista bene quella che è la nostra idea di calcio».
Come livello, da 0 a 100, a che punto è ora la Reggiana?
«Secondo me contro lo Spezia siamo arrivati a 90, li abbiamo messi sotto pesantemente. Col Parma invece è stata una partita diversa ma si è vista la nostra compattezza e nel derby si riesce sempre a dare un qualcosa in più».
Il calendario nelle prossime giornate propone gare un po' più facili da affrontare secondo te?
«Lo conosciamo bene il calendario ma non ci pensiamo molto: l'idea del mister e quindi la nostra è quella di pensare e dare il massimo un giorno alla volta».
Il fatto di non avere ancora vinto in casa può diventare un'ossessione?
«Non credo. In casa le prestazioni sono state ottime e penso alle ultime due con Pisa e Bari. È solo questione di tempo, arriverà sicuramente».
Rispetto alle tue precedenti esperienze, che Serie B hai ritrovato?
«Ora c'è molta più competizione, noto che ci sono più giocatori di qualità e quantità. Trovare cinque squadre da mettere dietro è dura, ma nessuno si aspettava di vedere retrocedere Benevento e Spal un anno fa… Nella prima esperienza a Cremona ero molto giovane e venivo dalla Lega Pro, ma il fatto di arrivarci vincendo un campionato come quest'anno dà qualcosa in più dal punto di vista della convinzione. A Como ricordo che ci eravamo salvati con 6-7 giornate di anticipo e avevo avuto un buon impatto con 14 presenze in 6 mesi. Finora mi sono sempre trovato bene in tutte queste piazze».
Sei più soddisfatto di avere vinto un campionato con la Reggiana o di avere dimostrato di meritare la categoria superiore?
«Diciamo tutte e due le cose. Volevo vincere il campionato e facendolo non dimostro automaticamente di valere la Serie B ma ho fatto uno step in avanti. In seguito si scende in campo consapevoli di meritare di giocare in una categoria superiore».
Il tuo riscatto in caso di salvezza è uno stimolo in più per fare bene in maglia granata?
«Assolutamente sì».
Essere allenato da due ex giocatori di Serie A come Nesta e Diana cosa significa per te?
«È sempre un grande onore essere allenati da mister del genere. Dal punto di vista umano Nesta è una bravissima persona, si nota il fatto che abbia giocato a calcio. Lui si ferma sempre con noi a fare due chiacchiere, gli piace avere un dialogo con i giocatori».
Il nuovo centro sportivo di Via Agosti vi sta dando una mano nella preparazione delle partite?
«Assolutamente sì. Per il tipo di gioco che vuole il mister il campo deve essere in condizioni praticabili: quello di Cavazzoli non era il massimo, però ci si poteva allenare benissimo, ma quest'anno riusciamo a preparare tutto meglio».
Il nuovo gruppo che si sta formando com'è?
«Ci sono tanti giocatori importanti e secondo me è uno stimolo anche per noi che veniamo da tanti anni di Serie C. Non posso ambire a giocare in Serie A come molti miei compagni, penso per esempio a Bianco, ma il livello non è poi così distante. Ritengo che sia un gruppo più esperto e professionale, aiutato anche dalla serietà dello staff tecnico».
Che pubblico reggiano hai ritrovato dentro e fuori dallo stadio?
«Dal punto di vista del tifo siamo terzi in categoria e questa è una cosa bellissima. Fuori dal campo non mi piace molto apparire, ma fa sempre piacere essere salutati e riconosciuti quando capita».
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