Colucci: «Impossibile rifiutare la Reggiana, aspetto solo la fumata bianca»
Trentacinque presenze e tre gol in maglia granata per un'avventura conclusa fra il tripudio dei tifosi, in festa per la Serie A al "Giglio": era il 1996 e proprio da quello stadio sta ora per cominciare la carriera da allenatore professionista di Leonardo Colucci. «Sono stato contattato la settimana scorsa dal ds Grammatica e siamo rimasti d'accordo che entro breve ci saremmo risentiti - confessa il tecnico 43enne di Cerignola - La società sta facendo le sue riflessioni com'è giusto che sia, ma credo che il primo approccio sia andato bene. Non c'è alcuna divergenza sul progetto tecnico, resta solo da aspettare ancora qualche giorno prima che la dirigenza prenda una decisione definitiva». Mister Colucci, è stato cercato anche da altre squadre? «Diverse società di Lega Pro e una di Serie B mi hanno chiamato, ma la possibilità di venire a Reggio non me la voglio lasciare sfuggire. Ho dei ricordi bellissimi della mia esperienza in granata, poi stiamo parlando di una realtà seria che ha voglia di costruire un progetto tecnico e societario importante». Qual è il suo ricordo più felice legato alla Reggiana? «Sicuramente vedere la gente in festa e piangere di gioia dopo la vittoria del campionato nel 1996, in uno stadio che in quel periodo era quasi sempre pieno. Il ricordo di quella bellissima cavalcata verso la Serie A rimane indelebile, facevo parte di un gruppo fantastico guidato da uno degli allenatori migliori d'europa, se non del mondo (Carlo Ancelotti, ndr)». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e in società quasi tutto è cambiato... «Però è rimasta la segretaria Monica Torreggiani e colgo l'occasione per salutarla: ci tengo a sottolineare che venti anni fa ha vinto anche lei assieme a noi quel campionato». Che livello di competizione si aspetta di trovare in Lega Pro? «Secondo me si tratta di un campionato che si è livellato verso l'alto negli ultimi anni dopo l'abolizione della Seconda Divisione. Quello dell'anno prossimo poi sarà ancora più equilibrato con tante squadre blasonate, ma come il calcio insegna per vincere non basta il nome: serve avere un grande atteggiamento in campo senza mai mollare, versando fino all'ultima goccia di sudore». È pronto per il grande salto nel calcio professionistico? «Sì, senza dubbio. L'esperienza tra i "grandi" come vice di Giampaolo al Cesena nel 2011 ha contato molto per me: alla fine non c'è molta differenza rispetto alle giovanili, sono la credibilità e la coerenza di un allenatore a fare la differenza. Se un allenatore, o anche un giocatore, ha grande personalità e carisma può giocare davanti a 2000 o 50000 persone senza problemi: le pressioni non mi preoccupano, al di là del blasone della società ovunque si alleni ce ne sono». Lei potrebbe condurre i granata alla vittoria nel derby col Parma dopo oltre 20 anni... «Spero che l'anno prossimo ci siano tanti altri derby poiché il sale dello sport è anche questa sana rivalità. Giocare contro il Parma e magari batterlo sarebbe davvero un sogno, spero proprio che si avveri...». Avrebbe qualche nome del Bologna Primavera da suggerire al ds Grammatica? «Ci sono tanti ragazzi che meriterebbero una chance alla Reggiana, ma come diceva Trapattoni: "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco". Se arriverà la fumata bianca, e penso che la prossima settimana sia quella decisiva, ne discuterò sicuramente con Grammatica».
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