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Il neo ad granata Philipakos: «C'è tanto lavoro da fare, ma le sfide mi stimolano. Con Dellas un problema di comunicazione»

Nella sala conferenze di via Mogadiscio si è tenuta la presentazione ufficiale del nuovo dirigente voluto dai coniugi Piazza

01.11.2017 18:00

«La nostra società è molto legata alla città di New York dove sono presenti diversi tifosi granata - ha esordito in conferenza stampa l'amministratore delegato Ted Philipakos - I nostri pensieri vanno dunque ai cittadini newyorkesi e alle famiglie delle persone rimaste coinvolte nell'attentato di martedì pomeriggio».

Quale ruolo ricoprirà esattamente?
«Consiglierò Mike e Alicia nelle decisioni più importanti da prendere, inoltre collaborerò con il ds Magalini e aiuterò a sviluppare il brand e il business del club».

Esattamente come pensa di potenziare il brand Reggiana?
«Sono appena arrivato, una strategia in merito non è ancora stata disegnata. Certamente possiamo lavorare sull'identità del marchio, la sua realzione con la comunità di tifosi e la città di Reggio Emilia: c'è molto potenziale da questo punto di vista».

Si occuperà lei direttamente dei conti della società?
«Svolgerò questo aspetto del mio lavoro in collaborazione con il presidente Piazza».

Prenderà delle decisioni anche sul lato sportivo?
«No, per le questioni legate al campo e al mercato c'è Magalini, io lavorerò al suo fianco».

Un mese fa aveva affermato di non aver trovato un accordo con la Reggiana per entrare in società: cos'è cambiato negli ultimi 30 giorni?
«Sinceramente non ricordo quelle affermazioni. Sono un consulente di Mike e Alicia dalla scorsa estate e gradualmente sono arrivato a ricoprire questo ruolo».

Che cos'è successo esattamente con Dellas?
«C'è stata molta confusione dal punto di vista comunicativo e alla fine non è stato raggiunto un accordo: sono cose che capitano ogni tanto nello sport. Dellas era una mia scelta: credevo che potesse essere l'uomo giusto nel momento giusto. Era reduce da un'esperienza importante all'AEK Atene dove aveva portato la squadra dalla terza alla prima divisione e secondo me aveva il carattere e le idee tattiche necessarie per far svoltare la squadra, poi io amo quando qualcuno viene da un contesto estraneo per dimostrare il suo valore. Capisco che sia stato un problema, ma ora è giunto il tempo di mettere da parte questo capitolo e andare avanti».

La situazione a Reggio è molto diversa da quella che ha lasciato a Venezia...
«Tutto ciò non mi preoccupa, anzi lo trovo un aspetto stimolante: c'è molto da lavorare e ricostruire. Il momento attraversato dalla società è diverso da come ho lasciato Venezia ma ci sono anche delle similarità: all'inizio della mia esperienza in Laguna ho trovato una squadra che partiva daccapo venendo dalla Serie D». 

Perché ha interrotto il suo rapporto con il club di Joe Tacopina?
«A Venezia ho vissuto una bella stagione che non dimenticherò, ho anche imparato molto lavorando assieme a Giorgio Perinetti e Pippo Inzaghi, così come Paolo Poggi e Veronica Bon dell'ufficio stampa. Ho solo avuto dei problemi col presidente: non potevo accettare alcune decisioni, così sono andato via per conservare un buon ricordo di quanto era stato fatto, raggiungendo obiettivi importanti».

Oltre ad essere un dirigente è anche professore universitario e procuratore sportivo: qual è il suo vero obiettivo professionale?
«Amo essere creativo, e rispondo agli stimoli che mi offre la vita. In questo momento sono felice di essere qui a Reggio».

Ha avuto modo di conoscere Calì e venire a conoscenza dei numerosi licenziamenti degli ultimi mesi?
«Ho parlato con Calì solo una volta, quindi non lo conosco bene e non sono a conoscenza del lavoro che faceva qui. Sono cambiate molte cose di recente, ci sono ancora questioni aperte con gli ex dipendenti: non mi riguardano direttamente e penso sia inutile continuare a parlarne a questo punto, abbiamo tanto lavoro da fare».

Ora spetta a lei riportare i conti in ordine dopo i problemi della scorsa stagione?
«È difficile per me rispondere a questa domanda, sono appena arrivato e non conosco a fondo la questione...».

Le sue prime impressioni sulla squadra?
«Conosco bene la Reggiana, l'ho seguita anche lo scorso anno e con molta più attenzione negli ultimi mesi. Ieri ho spiegato ai giocatori che non sono un semplice dirigente da ufficio, ma comprendo bene la mentalità del calciatore e so cosa stanno passando i ragazzi in questo periodo. Nel calcio la mentalità ha il suo peso specifico che non si può vedere ad occhio nudo, quindi ho cercato di esprimere ottimismo altrimenti non mi troverei qui. Bisogna mantenere la speranza e continuare a lavorare».

E su Eberini, La Rosa e Tedeschi?
«Questa è una domanda da fare a Magalini perché onestamente non ho ancora un'impressione su di loro essendo appena arrivato».

Per un amministratore delegato è difficile lavorare in un paese straniero?
«Il calcio per fortuna è internazionale, poi credo che modi diversi di pensare possano portare valori positivi in certi contesti: Venezia è l'esempio lampante che la mentalità italiana assieme a quella americano hanno funzionato bene assieme. Le persone che vengono da fuori devono però portare rispetto per l'ambienete locale, non possono avere la presunzione di arrivare e sapere già tutto. In questo club non vedo solo una squadra in difficoltà ma anche dei tifosi e una città che rispetto: queste sono le fondamenta dalle quali ripartire».

Porterà dei nuovi investitori grazie alle sue conoscenze?
«Non lo so, non posso speculare ora su chi sia interessato o meno alla Reggiana. Di solito gli investitotri sono interessati a chi sa fare bene il suo lavoro».

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