Doriano Tosi: «Abbiamo preso due giocatori cercati in estate. Chi è partito aveva bisogno di essere valorizzato»
«La società è stata la vera protagonista ed è il segreto del nostro successo. Offerte last minute? Sarei propenso a non considerarle, non voglio guastare il gruppo»
«Dovete sapere che il nostro lavoro parte da lontano perché io entrambi i giocatori li avevo cercati in estate – ha spiegato il ds Doriano Tosi, entrando nei dettagli delle trattative che hanno portato Arrighini e D’Angelo a vestire la maglia granata – Con l’Alessandria abbiamo avuti dei rapporti per Radrezza e Varone allora io ho chiesto Arrighini ricevendo un no secco. Quando poi il procuratore mi ha fatto sapere che non avrebbe rinnovato per scelta societaria allora è nata questa storia. Eravamo ad inizio dicembre, poi è stata lunga e difficile: domenica sembrava tutto in alto mare e anche il giocatore era sconfortato, poi è stato bravo ad andare a parlare alla società e c’è stato un avvicinamento poi abbiamo trovato una quadra. D’Angelo ho provato a prenderlo in estate perché volevamo una mezzala, ma l’Avellino ha sparato un prezzo esorbitante per un giocatore in scadenza quindi ho lasciato perdere. Mi sono reinserito quando ho saputo che non avrebbe rinnovato e ho portato a casa l’obiettivo. D’Angelo era un profilo che ci intrigava perché viene dal basso: abbiamo fatto capire all’Avellino che lo avremmo preso a luglio perché non c’era la necessità di intervenire, questa mossa li ha spiazzati e hanno preso atto della realtà poi il giocatore ci ha dato una mano. Queste sono due operazioni che avvengono non per l’abilità del direttore sportivo, del mister o dello staff tecnico ma perché sono stato affiancato da una società che per la Serie C è di alto livello. Come dice il mio maestro Amadei, tutti chiacchierano ma quando è ora ci vogliono i soldi. Abbiamo fatto uno sforzo molto inferiore rispetto all’anno scorso, ma che va ad inserirsi all’interno di uno sforzo enorme fatto in estate».
Come siete arrivati alle partenze?
«C’è una lista di 24 giocatori, quindi ci siamo posti il problema. In realtà le cose si sono risolte in un modo più semplice di quello che pensavo. Chiesa mi ha detto che sarebbe partito volentieri per potersela giocare avendo capito che da noi è dura trovare spazio. Anche Sorrentino era dello stesso pensiero poi aveva un sacco di richieste: Montevarchi, Trento, Fiorenzuola e Pergolettese tra le tante. Però ha scelto di andare al Teramo. Per noi sacrificarlo in un ruolo di riserva, avendo preso un altro attaccante non andava bene mentre ora ha la possibilità di esprimersi di più. Lo ritroveremo comunque l’anno prossimo».
Anastasio invece?
«Lui ha un procuratore importante che è anche suo cognato: Vincenzo Pisacane, l’agente di Insigne. Al giocatore dispiaceva avere un ruolo marginale e ha sfruttato l’occasione firmando per il Pordenone e noi non potevamo dire di no. Abbiamo visto che nel suo ruolo hanno sempre giocato Contessa, Cauz e Neglia quindi siamo a posto».
Ora lei andrà in ferie o cercherà un ulteriore esterno sinistro?
«Niente ferie, bisogna essere compatti con la squadra. Penso che la volontà del mister sia quella di giocare anche a quattro dietro quindi non ci servono altri esterni sinistri. Addirittura, potremmo lasciare un posto libero in lista nel caso si presentasse qualche imprevisto. Lasciare la finestra aperta non guasta mai, così se dovesse succedere qualcosa avremmo la possibilità di intervenire».
Se arrivasse un’offerta last minute allettante la accetterebbe?
«A priori dico di no, perché per me è sacro il gruppo che abbiamo formato. Andare a fare operazioni dell’ultimo minuto a gennaio può creare confusione, ad agosto invece è un altro discorso. Lascio volentieri il problema ad altri. Anche le uscite sono molto delicate, l’esempio è quello che è successo con D’Angelo ad Avellino, da noi invece sono avvenute in maniera soft».
Su Radrezza al Cosenza cosa ci può dire?
«Queste sono notizie che divulgano i procuratori che fanno il loro lavoro. Ne abbiamo già parlato troppo in estate. Posso dire che abbiamo fatto il massimo che si poteva fare. La società è stata la protagonista numero uno. Abbiamo dato via solo gente che aveva bisogno di essere valorizzata».
Qual è il segreto nel passare da una retrocessione cocente a un campionato praticamente dominato?
«La risposta è semplice, bisogna avere alle spalle una società come la mia. Ricordo in estate un incontro con i tifosi della Curva: dicemmo loro che non si sarebbero dovuti immaginare una squadra da primato, per loro l’importante era dare tutto in campo. L’idea di partenza quindi era quella, poi devo dire che ad agosto è stato fatto uno sforzo notevole con gli ultimi tre arrivi e ora abbiamo chiuso il cerchio. Se alla fine non ce la faremo, almeno avremo la coscienza a posto. È stato fatto tutto il possibile».
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