La Reggiana e il caso Portanova: non stiamo più parlando di calcio
L'arrivo in granata del centrocampista del Genoa continua a far discutere i tifosi e sta provocando tante polemiche anche nel mondo della politica e delle associazioni, suscitando interesse a livello nazionale: lo sport però passa in secondo piano
Partiamo da una piccola premessa: Manolo Portanova è sbarcato a Reggio da pochi giorni (ufficialmente non è ancora stato depositato il contratto), ha saggiato il campo solo in allenamento e ha scambiato pochissime battute con alcuni tifosi che gli hanno chiesto un autografo. Ancora nessuna dichiarazione ufficiale se non un “Grazie Regia” pubblicato sul suo profilo Instagram in risposta allo striscione esposto mercoledì a Cavola dalle Teste Quadre che recitava “Nella vita come allo stadio… fino al terzo grado nessuno è condannato”. Qui finisce il racconto sportivo.
Tutto ciò che fa da contorno a questa vicenda invece parte da molto lontano: è infatti opportuno sottolineare che la decisione di puntare sul giocatore del Genoa risale a qualche mese fa ed è stata a lungo ponderata dalla società granata, fino ad arrivare al via libera definitivo che deve essere passato per forza anche dall'ok del patron Amadei. Si tratta di una scelta particolare e, per certi versi, coraggiosa: non tanto perché si mette in discussione il valore tecnico del giocatore, quanto per la spinosa vicenda giudiziaria che lo circonda. Portanova è stato condannato nel dicembre scorso, in primo grado di giudizio, a una pena di 6 anni per violenza sessuale di gruppo. Il giocatore si è sempre professato innocente e nei prossimi mesi prenderà il via il processo alla corte d'appello, il secondo grado di giudizio previsto dall'ordinamento italiano. Il suo trasferimento in prestito al Bari, previsto qualche settimana dopo la condanna in primo grado, sfumò a causa delle netta presa di posizione della tifoseria barese. Sei mesi più tardi lo stesso “trattamento” non è stato replicato - almeno per il momento - da parte dei supporter granata.
Sui social si è discusso e si continua a discutere a lungo sulla scelta della società di Via Brigata Reggio: c'è chi la ritiene un ottimo investimento a livello tecnico e sportivo, chi invece la ritiene del tutto inopportuna. C'è chi la appoggia pienamente e chi la respinge fermamente. Non è passata inosservata la lettera scritta da un'insegnante di Cavriago, tifosa granata da decenni, che ha chiesto di essere rimborsata del costo sostenuto per sottoscrivere l'abbonamento stagionale in quanto contraria all'arrivo di un giocatore sul quale pende una pesante condanna (non definitiva). Ancora più rumore hanno fatto le prese di posizione (contrarie alla scelta della Reggiana) di un sindacato e di alcuni partiti politici così come - e siamo giunti ai fatti di cronaca più recente - la manifestazione organizzata ieri sera in Piazza Prampolini dalle associazioni femministe “Non Una di Meno” e “Nondasola” che si occupano di difendere le donne vittime di violenze: la richiesta è una sola, mandare via Portanova da Reggio. Passino gli sfottò delle tifoserie rivali, ma sono da censurare - questi sì - i commenti inopportuni, sessisti o incitanti alla violenza comparsi sui social, non solamente a livello locale, così come sono da condannare le minacce ricevute dalla redazione del quotidiano online Reggio Sera, “colpevole” di avere espresso il suo parere tramite un editoriale. Il tutto è finito sotto la lente d'ingrandimento dell'opinione pubblica nazionale, non senza alcune storture o ricostruzioni errate. Come detto all'inizio, lo sport è rimasto fermo al primo capitolo di questo racconto e adesso possiamo dirlo con fermezza: non stiamo più parlando di calcio.
I toni, a Reggio Emilia, si sono alzati e sembrano non volersi abbassare in questa lunga e calda estate nella quale ancora non si sa quando potrà iniziare il campionato e quando la lunga coda di polemiche potrebbe passare in secondo piano (sarà veramente così?). Quello che più dispiace è vedere come il rispetto per le opinioni altrui acquisti sempre meno valore nel dibattito odierno, con tutte le discussioni che si riducono a un mero “con questo o contro quell'altro”, “con la società o contro la società”, “con l'insegnante o contro l'insegnante”. La sensibilità e il tatto con i quali andrebbero trattate queste situazioni che, ripetiamo, non riguardano solamente lo sport, paiono dimenticate. Non stiamo parlando solo di un calciatore e della sua carriera. Non stiamo parlando solo della Reggiana e del suo futuro. Stiamo parlando anche di una ragazza, di un reato passato in giudicato al primo grado, di altri ragazzi giovanissimi coinvolti nella vicenda. Ci sono coloro che ritengono che, in attesa del terzo grado di giudizio e in assenza di una condanna definitiva, un soggetto non possa essere considerato colpevole e abbia il diritto di poter lavorare (in questo caso, giocare a calcio): è giusto, lo dice in primis la nostra Costituzione. Dall'altra parte, però, c'è una condanna di 6 anni emessa da un'organo giudiziario - riconosciuto sempre dalla legge - che non può non essere tenuta in considerazione. Ci sono coloro che ne fanno una questione etica e morale prima che sportiva: condivisibile anche questo pensiero, pensando anche all’impegno nel campo sociale profuso dalla Reggiana negli ultimi anni. Dall'altra parte, c'è chi guarda più all'aspetto sportivo evitando giudizi etici e morali fino, appunto, alla sentenza definitiva: condivisibile anche questo. L'importante, però, è sentirsi liberi di poter esprimere il proprio punto di vista, dialogare e - perché no - confrontarsi su questi temi con civiltà e correttezza. Stiamo forse andando in un'altra direzione?
La domanda che ci poniamo, quindi, è capire se la Reggiana abbia fatto bene o meno a intraprendere questa strada, in un momento di grande entusiasmo per la squadra e la società dopo la promozione. Il dibattito attorno all'acquisto di Portanova sta mettendo in secondo piano l'attesa euforica per la nuova stagione in Serie B, i rinnovati derby, la lenta ma progressiva corsa della Campagna Abbonamenti, il convincente lavoro svolto sul mercato da parte della dirigenza fino a questo momento. Come finirà? Ma soprattutto, che risvolti avrà tutto questo in casa Reggiana? In attesa di un commento da parte del club, che fino a oggi ha scelto di rimanere in silenzio (prima o poi dovrà pronunciarsi), vorremmo poter tornare a parlare di calcio.
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