Pastore: «Sono abituato a lottare, ho sempre creduto in questa squadra»
«La Reggiana era nel mio destino. Il finale di stagione? Ora ci aspettano 7 finali, ma non dobbiamo pensare a Modena e Pergolettese»
Marco Pastore, centrocampista granata classe '99, è tornato in campo a Budrio contro il Mezzolara dopo aver smaltito un problema muscolare al flessore e domenica punta a tornare protagonista anche contro il Sasso Marconi, avversario che ricorda molto volentieri.
«Segnare contro di loro all'andata è il ricordo più bello che ho di questa stagione finora - spiega l'atleta neo 20enne di proprietà della Triestina - Venivo da un mese di stop per l'infortunio al gomito e segnare con quel tiro-cross è stata una vera liberazione anche se i compagni mi hanno un po' preso in giro».
Domenica che partita vi aspetta?
«Il Sasso Marconi è un avversario spigoloso e come tutte le squadre che vengono nel nostro stadio farà di tutto per giocare la partita della vita. Ma noi giocatori granata abbiamo scelto questa maglia consapevoli di quello che ci sarebbe aspettato, quindi dovremo farci trovare pronti».
Il derby dista solo due settimane, ma restano comunque poche partite per recuperare lo svantaggio da Modena e Pergolettese...
«Sembrerà una frase fatta, ma io non ho mai smesso di credere in questo gruppo. Le sette partite che mancano dovranno essere affrontate come se fossero delle finali, senza pensare troppo a quello che faranno Modena e Pergolettese. Faremo i conti alla fine».
Stai già pensando al prossimo anno?
«Sinceramente no, la mia filosofia è quella di rimanere concentrato su quello che accade ora. A Reggio sto bene, ma parlerò del mio futuro a bocce ferme».
Facciamo un passo indietro: la Reggiana si può dire che fosse nel tuo destino, non a caso hai esordito da professionista proprio al "Città del Tricolore" con la Triestina nel dicembre 2017...
«Una partita che non dimenticherò mai. Già in albergo mi ero emozionato vedendo lo stadio dalla finestra della camera, poi una volta dentro gli spogliatoi e in campo l'eccitazione era salita alle stelle. Riuscii a giocare pochi minuti nel finale, giusto in tempo per farmi ammonire dopo un fallo su Cesarini».
Sannino come allenatore che personaggio è?
«È una bravissima persona fuori dal campo, ha legato anche con la mia famiglia, però in panchina è un "mastino". A lui devo tanto, così come a mister Pea nella mia precedente esperienza al Pro Piacenza».
Come sei arrivato a Reggio?
«Dopo essere cresciuto nel settore giovanile del Como ed avere militato un paio d'anni nel Pro Piacenza, nella scorsa stagione ho giocato a Trieste in Serie C senza però trovare spazio nella prima squadra. In estate ho ricevuto diverse proposte dalla Serie D, ma appena sono venuto a conoscenza dell'offerta della Reggio Audace non ho avuto dubbi».
Ti hanno presentato come attaccante, ma il tuo ruolo è ben diverso...
«Nella Berretti della Triestina mi facevano giocare come esterno d'attacco e a volte anche come punta: qualche gol lo segnavo ma sentivo che quello non era il mio ver ruolo. Mi piace rincorrere gli avversari e recuperare palloni, da mezzala o trequartista».
C'è un giocatore al quale ti ispiri?
«In allenamento i miei compagni scherzando dicono che dovrei assomigliare di più a Matuidi e fare meno giocate alla Pjanic, ma se devo prendere spunto da qualcuno direi Allan del Napoli».
Nello spogliatoio sei uno dei giocatori più energici, si può dire così?
«I compagni mi prendono in giro perché forse esagero con certi modi di fare ma alla base di tutto c'è l'ironia. Diciamo che porto allegria».
C'è un qualche compagno con il quale hai legato maggiormente?
«Siamo tutti una grande famiglia, ma se dovessi fare un nome in particolare direi Alex Bran anche perché abbiamo iniziato l'avventura insieme nella camera d'albergo all'Airone assieme a Broso».
Coltivi altre passioni al di fuori del calcio?
«In tutta onestà no, il mio unico pensiero è rivolto al pallone. Come tutti i miei coetanei gioco alla PlayStation, soprattutto a FIFA, e ascolto tanti generi diversi di musica, dai classici italiani come Vasco alla musica rap e latina».
Squadra del cuore?
«Sono nato a Napoli e simpatizzo per gli azzurri come mio padre, ma non sono super appassionato».
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