foto Silvia Casali
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Salerno: «Poche persone hanno sbagliato, i nostri tifosi non sono razzisti. Il Settore Giovanile? Gestito malissimo...»

«Sono per la tolleranza zero, ma non c'è stato alcun coro. L'arbitro? Non ha voluto contraddire il VAR, è un peccato essere penalizzati così... Nel Settore Giovanile bisogna ritrovare il senso di appartenenza, deve essere l'orgoglio della Reggiana»

15.01.2025 20:00

Per chiudere la sua lunga intervista (QUI la prima parte incentrata sul mercato, QUI la seconda parte focalizzata sul futuro societario), il presidente Carmelo Salerno è entrato nel merito di quanto è accaduto sugli spalti durante Reggiana-Bari (preceduto in mattinata da un comunicato del club) e non ha risparmiato critiche alla gestione considerata sbagliata del Settore Giovanile, motivo per il quale nei mesi scorsi ha anche subito un mese di inibizione.

Presidente, la multa per le frasi discriminatorie durante Reggiana-Bari non ha messo in secondo piano la pessima direzione arbitrale dell'incontro? 
«No, non è stato messo in secondo piano il problema della direzione arbitrale. Ma a proposito di razzismo, noi abbiamo diffuso un comunicato perché non volevamo che oltre al danno ci fosse la beffa. Credo che a breve possano decidere sull’eventuale divieto di trasferta, quindi abbiamo voluto sottolineare con forza che nella storia della nostra società non c'è mai stata una sanzione per questi reati. La Reggiana si è sempre distinta per l'inclusione, per l'azione sociale sul territorio, e tutto ciò è sempre stato riconosciuto, addirittura dal presidente della FIFA Infantino e dalla FIGC. Tornando alla direzione di gara, credo che l’arbitro abbia sbagliato. Ieri ho visto un episodio in Serie A simile, il gol del Milan, e mi sono arrivate tutte le immagini quindi è stato chiarissimo che è stato commesso un errore grave. Come ho detto anche sui giornali, noi abbiamo subìto 5-6 errori gravi. Un arbitro può sbagliare, ma in quel caso ha sbagliato il VAR e l'arbitro non ha avuto il coraggio di contraddire il VAR. Forse se si sbaglia su una squadra di metà classifica per qualcuno può andare bene, ma noi ci giochiamo punto per punto la salvezza che è un patrimonio della città. Come ho detto con orgoglio, è anche un patrimonio del calcio italiano, perché la Reggiana è riconosciuta come un modello di società. Essere penalizzati così è un peccato…».

L’altro aspetto che è in discussione, soprattutto sui social, è l'effettiva presenza di insulti discriminatori…
«In ogni caso, ho voluto sottolineare con fermezza che non c’è stato nessun coro. Ci sono stati degli insulti, sicuramente, ma da parte di poche persone, forse due o tre unità. Il referto ha parlato di una decina. Sono episodi da condannare senza sé e senza ma, ci mancherebbe altro. Ma non parliamo di razzismo. Reggio Emilia è la Città del Tricolore, è la città dei diritti civili, dell’inclusione, una città multirazziale. Io stesso che dal 1989 ho lasciato la Calabria so cosa vuol dire essere oggetto di uno sguardo razzista. Ma Reggio Emilia non è una città razzista e i nostri tifosi sono lontani mille miglia dal razzismo».

Come è possibile che tre o quattro persone possano determinare quello che migliaia di persone presenti non hanno fatto? È possibile che un arbitro o un giudice prenda una decisione basata su pochi tifosi che commettono un atto ingiurioso?
«Anche se un solo tifoso commette un atto ingiurioso o razzista verso un calciatore, bisogna sospendere la partita. Su questo, sono per la tolleranza zero proprio perché noi, come storia, come Reggiana, non siamo razzisti. Questo non è il nostro problema. Ci sono altre città, per tradizione, dove si sentono cori razzisti, ma nel nostro stadio non sono mai esistiti. L’episodio è nato da un altro settore, non dalla curva, ma la nostra posizione deve essere quella della tolleranza zero. Se un solo tifoso insulta un calciatore con insulti razzisti o sessisti, la partita deve essere sospesa. Ma è giusto precisare quello che è successo. Non dire che c’erano cori razzisti, perché nel nostro stadio non ci sono mai stati…».

Non si capisce nemmeno perché i tifosi se la siano presi con Dorval. Forse l’arbitro non ha capito il contesto in cui la situazione è avvenuta, dopo che ha annullato un gol, o forse c’è stata una provocazione verso il pubblico…
«Se il pubblico fosse stato provocato da un calciatore sarebbe stato gravissimo, perché i calciatori devono comportarsi in un certo modo, devono pensare a giocare, non provocare il pubblico. Però io non ho visto alcuna provocazione. Ma ormai è un episodio che è passato, l’abbiamo condannato e dobbiamo andare avanti. Abbiamo subito delle ingiustizie, magari gli errori arbitrali sono passati in secondo piano, mentre se non ci fosse stato l’episodio dell’insulto l'attenzione si sarebbe concentrata solo sugli errori dell’arbitro, ma i punti sarebbero rimasti uguali. Dobbiamo prendere questo momento, tra virgolette negativo, e vedere il lato positivo. Il lato positivo è che la squadra ha trasformato quell’episodio negativo in energia positiva, e nel secondo tempo sembrava che noi fossimo in 11 e loro in 8. Questo è l’aspetto che mi piace sottolineare».

Capitolo Settore Giovanile: nella scorsa stagione avevate costruito qualcosa di importante, ma quest’anno è cambiato tutto. Cosa sta succedendo? 
«Sono in imbarazzo a parlare del Settore Giovanile perché, nella nostra società, è gestito in modo autonomo. La firma per il Settore Giovanile è l’unica che non appartiene a me. Ho firmato solo i contratti dei responsabili dell’anno scorso e purtroppo la procura federale ha chiesto una squalifica di quattro mesi per me e quattro per il direttore sportivo, poi ridotta: ciò significa che sono state commesse cose gravissime. Il Settore Giovanile è stato gestito malissimo e ci costa oltre un milione di euro all’anno. Mi hanno insegnato che il Settore Giovanile serve a creare giovani per la prima squadra, ma soprattutto a creare un senso di appartenenza nella città. L’anno scorso con Andrea Costa avevamo creato questo senso di appartenenza, ma ora non abbiamo più quella sensazione. Negli ultimi 5 anni credo che siano stati cambiati cinque allenatori e cinque responsabili. Il Settore Giovanile dovrebbe essere gestito per almeno 10 anni da un solo responsabile che crei un percorso. Purtroppo, abbiamo perso questo senso di appartenenza che solo qualcuno come Andrea Costa può creare. Il vivaio deve essere una risorsa per la città e deve valorizzare il territorio. Questo non è stato fatto, e mi addolora molto. È stato un errore gravissimo. Ma approfondirei l’argomento…».

Prego.
«Quando sono venuto qui a Reggio, ho avuto uno scontro con Nicola Simonelli per un motivo molto semplice: io prima di fare qualcosa studio. Mi sono laureato e poi ho insegnato all’Università. Simonelli era segretario, ma non aveva il titolo, non aveva fatto il corso di direttore sportivo. Io ho detto a Nicola: "Se vuoi fare il dirigente di alto livello, devi studiare". Simonelli l'ha capito, si è messo a studiare ed è diventato direttore sportivo. Per dire, quando si lavora nei dilettanti va bene, puoi fare il dilettante con tutto il rispetto che merita, perché il dilettantismo è la fonte di tutti i calciatori. Ma quando sali di livello e arrivi in Serie B, che è un livello altissimo, devi studiare. Ti devi laureare e fare il dirigente sportivo. Devi conoscere l’enorme normativa a memoria, come la conosce Davide Miari, che è il nostro referente amministrativo, e come la conosce adesso Simonelli. Ma non quando sono arrivato io, perché Simonelli, adesso che si è messo a studiare, ha fatto un master a Milano. I dirigenti sportivi studiano, si laureano. Chi fa il dirigente in squadre di Serie B deve essere all’altezza di fare il dirigente a un certo livello. Non si può prescindere dalla competenza. Diciamo che il Settore Giovanile deve essere una risorsa per la città, deve portare tutti nel centro sportivo, deve essere l’orgoglio della città. Ho ricevuto lamentele da parte di tutti, quest’estate, visto che a luglio ancora non si sapeva chi fosse il responsabile, non si sapeva cosa stesse succedendo. È stata una pessima gestione che ha portato anche delle squalifiche e multe. E ripeto, questo mi addolora, perché il Settore Giovanile è la base di una società di calcio».

Se parla di pessima gestione del Settore Giovanile, cosa sta facendo il presidente per migliorarla?
«La nostra società non è semplice da gestire, ma stiamo facendo il possibile. Non me ne occuperò in prima persona, perché mi manca il tempo fisico, e poi ci sono delle deleghe. Questa mia esternazione vuole essere uno sprono per migliorare, non deve essere una critica. Deve essere un messaggio positivo per cercare di fare in modo che il Settore Giovanile torni a essere quello che deve essere in tutte le società: l’orgoglio della città. Non ci può essere nessuna macchia, né nel responsabile né nell’allenatore. Deve essere l’orgoglio della città. Adesso voi tutti avete scritto quest’estate che mancava questo orgoglio, perché ci sono state scelte che nessuno di voi ha condiviso: il mio deve essere un messaggio per migliorare, per crescere, per fare bene. Non deve essere un messaggio di condanna, qua non si condanna nessuno, deve essere un messaggio per riuscire a ottenere quello che serve al Settore Giovanile. Io voglio fare un campo sintetico, forse prima che arrivi quello del Comune, per farci allenare i bimbi. Una tra le prime cose che abbiamo fatto è stato il rifacimento degli spogliatoi che erano inadeguati. Perché le mamme, quando accompagnano i bimbi alla scuola calcio, come ho fatto io per anni con mio figlio, devono essere orgogliose delle strutture che vedono. E voglio che anche una parte dello spogliatoio della prima squadra venga rivolta ai bimbi della scuola calcio. Ripeto, la mia non è una critica ma un incitamento a fare del Settore Giovanile l’orgoglio della Reggiana».

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