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Montalto a testa alta: «Il calore del pubblico mi dà la carica. La passione dei tifosi mi rende più forte»

«Avevo richieste dalla Serie B ma ho mantenuto la parola data a Goretti. Daremo il massimo per la società, per i tifosi e per noi stessi. Il cartellino rosso di Siena? Ho sbagliato e me ne vergogno, ma per me è un capitolo chiuso»

29.09.2022 18:30

Adriano Montalto non si è presentato bene a cospetto dei suoi nuovi tifosi e lo sa: il cartellino rosso rimediato alla seconda giornata a Siena, appena salito da panchina, è un episodio difficile da dimenticare ma il centravanti classe '88 domenica scorsa ha fatto subito capire di che pasta è fatto segnano il gol che in pratica ha consegnato i tre punti alla Reggiana. E ora fa capire che per lui e per la Regia è il momento di guardare avanti a testa alta, lasciando indietro il passato.

Perché hai scelto Reggio e la Reggiana?
«Certe dinamiche di mercato ti portano a fare determinate scelte: alla Reggina non rientravo nel modo di giocare di mister Inzaghi quindi mi sono guardato intorno e ho fatto questa scelta. Su di me negli ultimi giorni c’erano anche delle squadre di Serie B ma avevo già dato la parola al ds Goretti quindi non potevo di certo rimangiarmela».

Il tuo arrivo a Reggio è stato accolto con grande calore: senti tanta responsabilità sulle spalle?
«Quando ero arrivato ero carico e lo sono ancora. I tifosi mi hanno riempito d’adrenalina la sera in cui sono arrivato. Sappiamo tutti per cosa lottiamo e i tifosi ci sono rimasti male dopo la promozione del Modena al termine di un campionato in cui sono stati fatti 6 punti, però l’anno scorso è il passato. Quest’anno è un altro campionato, ci sono altre squadre e altri giocatori e noi ce la metteremo tutta per fare contenta in primis la società, i tifosi e noi stessi. Il presidente e il patron non ci fanno mancare nulla. Anzi, posso raccontare cosa è successo dopo Siena…»

Prego.
«Ero moralmente a terra, il direttore (Ernesto Terra, ndr) una sera mentre cenavo è venuto da me, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto una frase che fa capire tanto. E quando ho segnato a fine partita domenica l’ho abbracciato».

Il cartellino rosso rimediato a Siena è acqua passata? 
«Per me è un capitolo chiuso. Ho sbagliato e la società ha fatto bene a multarmi. Quel ragazzo (il difensore del Siena, ndr) non mi aveva fatto nulla, è stato un mio errore: faccio mea culpa perché a 34 anni non posso fare certe cose e mi vergogno, però finisce li. Il campionato va avanti».

Il gol è sempre la medicina migliore?
«Sì, ma io non ho la fissa per il gol e se la squadra ha bisogno do una mano. Per fare un esempio Zamparo, bravissimo ragazzo e grande attaccante, l’anno scorso ha fatto 18 gol: io mi accontento di fare meno reti pur di raggiungere il nostro obiettivo».

I commenti dei tifosi sui social ti hanno dato fastidio?
«Sappiamo che sui social ci sono tanti leoni da tastiera però hanno ragione, non posso dire nulla. Se hanno preso Montalto per un obiettivo e lui alla seconda partita dopo pochi minuti fa quel gesto… anche io l’avrei mandato a quel paese».

Per ritrovare la forma hai giocato una partita con la Primavera: che esperienza è stata?
«Mi ha ricordato com’era quando io giocavo in quelle categorie e cercavo di emergere come calciatore. Devo dire però che sono stati più i ragazzi a incitare me che il contrario».

Dopo la tua prima rete al San Donato Tavarnelle perché hai deciso di esultare in quella maniera così energica sotto i Distinti?
«Avevo bisogno di sentire il calore pubblico. Dopo l’espulsione mi sono sentito umiliato e avevo bisogno di sentire la loro voce per darmi una mano ed è questo che mi rende forte. Come attaccante mi dà forza il gol ma anche il fatto che ci sia passione».

Fisicamente come stai?
«Si può sempre migliorare, adesso sarò al 60-70% della condizione».

C’è un attaccante al quale ti ispiri nel modo di giocare?
«Non mi sono mai paragonato a qualcuno, per seguendo molto il calcio devo dire che mi piacciono attaccanti come Ibrahimovic e Benzema, campioni non solo nel segnare ma anche nel modo in cui partecipano al gioco di squadra».

Dall’alto della tua esperienza stai iniziando a ritagliarti un ruolo di leader nello spogliatoio? 
«Ancora è presto per essere un leader, sono qui da poche settimane. Ho 34 anni, ho giocato in tante squadre e so come funzionano alcune cose e forse è normale che mi faccia sentire nello spogliatoio soprattutto per il bene comune della squadra. Qui sono tutti bravi ragazzi, io sono una persona solare e scherziamo sempre insieme».

Il rapporto con Diana com’è?
«Il mister si mette sempre a disposizione. Lo percepisco come se fosse ancora un giocatore perché sta con noi e scherza, però quando c’è da alzare la voce si fa sentire».

Come procede il tuo ambientamento a Reggio Emilia?
«Sto iniziando a conoscere la città piano piano: dopo 20 giorni in hotel ho preso una casa in centro e lo trovo molto accogliente».

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