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Kabashi: «Ora le pressioni aumentano, in casa o fuori i punti sono sempre importanti. Andiamo a Rimini per vincere»

«Il gol alla Torres è stato liberatorio, l'importante è raggiungere il nostro obiettivo. Il ruolo? Mi piace allargarmi, il mister dà molta libertà. Rimpianti per avere lasciato la B? Nessuno, anzi non pensavo di trovarmi così bene a Reggio»

22.03.2023 19:00

Il ricordo per la rete decisiva segnata alla Torres e per l'urlo di gioia sotto la Curva Sud è ancora fresco, ma la testa corre già al Rimini. Elvis Kabashi gol dopo gol, assist dopo assist, è diventato un punto fermo di questa Reggiana e come il suo allenatore non abbassa la guardia in vista delle ultime cinque “battaglie” del campionato.

Elvis, partiamo dal tuo gol con la Torres…
«Il gol è merito un po’ di tutti, perché non sembra ma eravamo tutti lì posizionati e Nardi mi ha fatto un blocco sul difensore, poi sono stato bravo a stopparla, portarmela sul sinistro e calciare a giro. Mi è andata bene».

Una liberazione quel gol e quell’esultanza…
«Sì, è stata una liberazione per tutti perché anche nel primo tempo abbiamo attaccato tanto e la palla sembrava non volesse entrare. Dopo il gol abbiamo continuato ad attaccare e abbiamo creato occasioni. È stata veramente una liberazione…».

Giudichi il tuo bottino di gol sufficiente o speri di incrementarlo?
«Sinceramente vorrei rispondere a fine campionato. Io punto a raggiungere l’obiettivo finale quindi ben vengano i gol, però anche se segna un altro va bene, purché si vinca. Penso lo si sia visto anche nell’esultanza con la Torres: eravamo tutti contenti, al di là di chi segna».

Nelle statistiche perché qualcuno te ne assegna quattro anziché cinque?
«Il gol con il Montevarchi sull’azione del calcio d’angolo in cui abbiamo fatto lo schema pensavo che me lo avessero dato. È una follia… Io me ne conto cinque».

Hai segnato di testa e col sinistro: ora non ti manca un gol su punizione? Forse manca a tutta la squadra…
«Il gol su punizione ci manca perché c’è un premio in ballo… A parte gli scherzi, sono cose che proviamo, però di punizioni vicino all’area non ne capitano tante. Ad ogni modo ci stiamo lavorando, speriamo di riuscire a sbloccarci».

E magari anche su calcio d’angolo, visto che ne avete battuti sedici a Pontedera e dodici nell'ultima partita…
«Purtroppo a Pontedera abbiamo creato tantissimo e sembrava veramente che la palla non volesse entrare. Magari una partita che giochi ad inizio anno, finisce tanto a poco, però sembrava veramente che ci girasse anche tutto contro. Il mister è stato bravo a tenerci compatti e sereni e la partita dopo siamo riusciti a vincerla».

Quanto è difficile giocare contro queste squadre che si chiudono?
«È difficile perché le squadre che vengono qua fanno la partita della vita. La Torres deve salvarsi, quindi era tutta un po’ chiusa dietro e dovevamo essere pazienti. Secondo me nel primo tempo abbiamo mosso tanto palla, abbiamo creato però la palla veramente non voleva entrare. Nel secondo tempo siamo entrati ancora più decisi, perché ci siamo parlati e ci siamo detti che un episodio, prima o poi sarebbe venuto fuori. Alla fine ho trovato il guizzo io ma poteva trovarlo qualcun altro. Diciamo che le occasioni sono arrivate».

Tu parti spesso dalla fascia destra: è un tuo modo di giocare o è una disposizione precisa del mister?
«Dipende dalle squadre con cui giochiamo e da cosa mi chiede il mister. Contro il Cesena, per esempio, loro giocavano a due, quindi allargandomi creavo superiorità ed è stato così anche con l’Entella. Dipende un po’ dalle partite però mi piace allargarmi perché riesco a creare superiorità e a mettere dentro dei cross».

Nel primo tempo non sono mancati i mugugni da parte del pubblico: li hai sentiti?
«Sinceramente non ci faccio caso, penso solo a quello che devo fare in campo. I fischi e i mugugni fanno parte del gioco del calcio, soprattutto alla Reggiana quando siamo primi e abbiamo un obiettivo importante, quindi è normale, capisco i tifosi, la pressione che noi sentiamo cerchiamo di trasformarla in campo in qualcosa che venga a nostro favore. Poi, a fine partita, tutto si è sistemato».

La Reggiana è ancora una squadra rock o va un po’ più lenta?
«La Reggiana è sempre la stessa. Ovviamente più vai avanti, più le partite pesano perché arriviamo alla fine. Arrivati a questo punto le pressioni aumentano, però siamo professionisti, bisogna pensare al campo e bisogna pensare a cosa dobbiamo fare».

Parlaci di questo Rimini-Reggiana…
«È una bella partita, molto sentita. So che vengono tanti tifosi e la cosa ci fa piacere: è un momento delicato per noi. Dobbiamo andare là e pensare a cosa dobbiamo fare: sicuramente bisogna riuscire a portare a casa i tre punti. Noi siamo tranquilli».

Il fatto che ci sia un terreno sintetico può essere un vantaggio?
«Non credo perché abbiamo giocato su tanti campi. Ultimamente ci stiamo allenando sul sintetico del Santos per preparare la partita, quindi siamo preparati e pronti».

Il Rimini non vince in casa da dicembre…
«Può essere un’arma a doppio taglio perché hanno voglia di vincere soprattutto contro di noi, dall’altra a noi a questo punto della stagione, giocare in casa o giocare fuori i punti valgono uguale. Bisogna andare là con la consapevolezza di portare a casa i tre punti. Conta poco pensare all’altra squadra in che momento è o come stanno, perché poi le partite vanno giocate e contro la Reggiana fanno tutti la partita della vita»

Voi come state?
«Stiamo bene, gli infortunati sono rientrati quindi siamo al completo ed è una bella cosa. La pressione c’è stata tutto l’anno e ora che arrivi alla fine aumenta un po’ di più perché siamo vicini ad un grandissimo obiettivo».

Ancora una volta giocherete in anticipo rispetto al Cesena e all’Entella: quanto può contare?
«Conta poco, se giochi un’ora prima o un’ora dopo i punti sono sempre quelli. Dobbiamo pensare a noi stessi».

A Rimini mancherà Guiebre: ti aspetti un cambio di modulo? Nella ripresa contro la Torres si è visto un tridente e tu giocavi alle loro spalle…
«Sì, siamo passati a tre davanti con Rosafio, Lanini e Montalto perché dovevamo cercare di fare gol. È andata bene così, però penso che il mister abbia già provato qualcosa anche quando Guiebre era squalificato, quindi sicuramente saprà come intervenire».

Ti piace giocare da rifinitore?
«Io gioco dove mi mette il mister e cerco di dare il massimo. Diciamo che il ruolo cambia poco in campo, le cose ormai sono, non dico predefinite, però il mister ci lascia molta libertà».

Nello sprint finale conta vincere e non giocare bene, e spesso gli episodi diventano determinanti: sei d’accordo?
«Sì, diciamo che adesso gli episodi pesano un po’ di più. Prima ci si faceva meno caso, però arrivati a questo punto qualsiasi palla è importante e può essere determinante. Adesso veder giocare bene la squadra non è quello che ci interessa: ora il nostro obiettivo è vincere la partita».

Gli episodi non si allenano…
«Gli episodi, come dice il mister, devi essere bravo a portarli dalla tua parte. Anche nell’ultima partita abbiamo creato tantissimo, quindi è giusto che l’episodio venga un po’ dalla nostra parte».

Il tesoretto di quattro punti vi dà un po’ più di serenità?
«A me personalmente no, perché possono essere tanti come possono essere pochi. La partita che viene è sempre la più importante e devi cercare sempre di prendere i tre punti, perché possono essere tanti ma possono essere anche pochi».

Ti sei legato alla Reggiana lasciando la Serie B: guardandoti indietro, è una scelta che rifaresti?
«Assolutamente sì, è una scelta che volevo fare quindi quando c’è stata la possibilità non ci ho pensato due volte. Sinceramente non pensavo di trovarmi così bene, invece ho avuto solo conferme di quello di cui mi aveva parlato il mister: ho trovato un gruppo straordinario e ho legato tanto anche con i tifosi che mi scrivono e mi sostengono quando mi vedono e sono felice di questa cosa».

Ti porti dietro l’etichetta di eterna promessa non sbocciata: pensi di poter dire ancora qualcosa al calcio italiano?
«È un’etichetta che mi hanno messo. Ora sono qua, in una grande piazza: sono veramente contento e mi sento veramente bene. Penso al presente e a quello che devo fare adesso, di quello che è stato ormai non posso più fare niente».

Negli spogliatoi sei sempre quello che fa più caciara insieme a Guglielmotti?
«Sì, negli spogliatoi scherziamo tantissimo e ci prendiamo in giro come è giusto che sia. C’è un bell’ambiente che ti porta anche a lavorare bene e fa parte della nostra squadra scherzare, poi spesso andiamo a cena insieme».

Un tifoso speciale ha scritto alla società per ringraziarti per avergli fatto visita: ci vuoi raccontare questa storia?
«Mi ha scritto una fisioterapista di Castelnovo Sotto che sta seguendo un ragazzo che ha avuto un problema cerebrale importante ed è un mio grande fan: mi ha chiesto di andarlo a trovare il giorno del suo compleanno e io lunedì, finito l’allenamento, gli ho portato un pantaloncino firmato. Matteo, così si chiama il tifoso, è rimasto a bocca aperta. Queste sono cose che mi fanno piacere perché immagino la felicità provata dal ragazzo nel momento in cui una persona di cui ha stima gli regala qualcosa. Era un gesto privato venuto dal cuore, non ho voluto dire niente a nessuno. Poi la cosa è venuta fuori…».

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