Luciani: «Ho fiducia nel percorso intrapreso. Siamo tutti carichi e vogliamo dimostrare quanto valiamo»
«A Sassari non sarà semplice, temo il dente avvelenato di Scappini. Faremo di tutto per regalare al nostro pubblico una grande soddisfazione. Il rinnovo del contratto? La società ci ha dato un input, dobbiamo dimostrare di meritarlo sul campo»
«Non nascondo che un po’ di rammarico c’è perché manca qualche punto in classifica – sottolinea il difensore granata Alessio Luciani analizzando il momento in campionato che sta vivendo la Reggiana – Contro il Pontedera abbiamo giocato una buonissima partita ma è mancato il guizzo finale per cercare di ribaltarla. Però non bisogna dimenticare che potevamo anche perdere. Un altro rammarico è la partita di Carrara: se non avessimo subito il gol del pareggio all’ultimo minuto, ora saremmo primi».
La Reggiana è sicuramente in crescita ma in maniera scostante: è un problema fisico o mentale?
«Diciamo che è stato cambiato qualcosa rispetto all’anno scorso e l’amalgama della squadra si è visto nelle ultime partite con una solidità difensiva e una propensione al gioco offensivo abbastanza importanti. Sono sicuro che se non ci facciamo troppe favole mentali, l’obiettivo possiamo andarlo a prendere. Sotto gli occhi di tutti ci sono partite fatte male ma anche bene. Le prestazioni delle ultime gare trasmettono fiducia, noi ci siamo e ora dobbiamo curare il piccolo particolare che ci manca. Inoltre, aggiungo una cosa…».
Prego.
«Una delle cose positive fatte è stata la conferma dell’allenatore. Se magari avesse avuto determinate caratteristiche in campo avrebbe portato avanti un determinato percorso, ma a inizio anno non siamo riusciti a fare tutto quello che ci chiedeva perché per alcuni non era chiaro il concetto che il mister ci dà. Oggi però sfruttiamo bene le caratteristiche dei giocatori a disposizione e io personalmente sono contento del momento che sto vivendo perché riesco a disimpegnarmi bene nella fase offensiva. In precedenza, ho stentato in alcune gare ma ho lavorato tanto sull’aspetto tecnico che mi aveva tolto qualche certezza».
A cosa è dovuto questo tuo cambio di rendimento?
«Io mi reputo un giocatore umile, e secondo me le mie caratteristiche si equivalgono a quanto di buono fa vedere la squadra. Dopo gli errori tecnici di Siena e Alessandria ho lavorato per non ripeterli e tornare a essere quello che sono. A inizio anno ho detto che la cosa più difficile è riconfermarsi e nel mondo del calcio i veri campioni per me sono due: Messi e Cristiano Ronaldo. Loro hanno standard troppo alti che nessuno riesce a mantenere. Noi invece siamo uomini e viviamo momenti di difficoltà e incertezza da superare subito per dare un contributo a chi ci ha dato fiducia».
Il dualismo con Laezza come lo vivi?
«Con lui ho stretto un bel rapporto anche fuori dal campo, un’amicizia che non ha secondi fini. Siamo una rosa fatti di titolari, i miei compagni danno l’anima durante la settimana ma purtroppo in campo ci vanno solamente undici giocatori e le scelte del mister non sono facili. Ma siamo pagati per farci trovare pronti dall’inizio o a gara in corso».
Mister Diana secondo te è un allenatore diverso rispetto all’anno scorso?
«Lo vedo molto più carico e più determinato perché ognuno di noi si porta dietro la voglia di rivalsa. Secondo me nel calcio ci si affida troppo alla voglia di cambiare subito. L’allenatore paga sempre per tutti ma nello spogliatoio a ogni cambio in panchina noi giocatori ci assumiamo sempre la colpa. Il mister lo vedo motivato nel voler cercare la gloria che gli manca e che si meriterebbe lui così come tutti quelli che lavorano qui. Io solo una volta ho ricominciato con l’allenatore stagione precedente: è successo a Lumezzane avendo in panchina Davide Nicola e come compagno Aimo Diana. Spero sia di buon auspicio…».
Perché il rendimento della squadra in trasferta è basso?
«La colpa è nostra. Credo che ognuno di noi debba mettere in campo sempre le proprie caratteristiche: c’è bisogno di equilibrio e non di alternare prestazioni ottime ad altre scadenti. La Serie C si vince anche nell’essere meno belli ma più incisivi. Nell’ultimo periodo abbiamo dimostrato una crescita anche fuori casa sfruttando una mole di gioco importante da Carrara in poi. Sono fiducioso del percorso intrapreso, vedo i compagni carichi e abbiamo tutti grande voglia di rivalsa sui piccoli inciampi che ci sono stati. Vogliamo fare vedere chi siamo».
Un argomento delicato come la scadenza del contratto può pesare nel rendimento di un calciatore?
«Diciamo che il mondo del calcio è cambiato molto, la meritocrazia di una volta sta andando scemando. Io penso che il fatto di voler fortemente una cosa debba in ogni caso responsabilizzarti affinché tu dimostri quello che vali giorno dopo giorno. Noi siamo focalizzati a dare il massimo per meritarci il rinnovo del contratto: siamo pagati per allenarci, non per essere titolari o ricevere il rinnovo. Chi ha un’età avanzata può porsi qualche paura in testa e più si guadagna più si porta avanti la famiglia e un progetto, però la Reggiana ci ha dato un input preciso che è quello di dimostrare se valiamo o no il rinnovo del contratto».
Un giocatore vincente pensi che abbia maggiori chance di meritare la riconferma?
«Non è sempre così se prendiamo ad esempio Cremonesi che è stato promosso in A con il Venezia, poi si è trovato svincolato fino a ottobre prima di venire alla Reggiana. Spero comunque che la meritocrazia non passi inosservata…».
Adesso è arrivato il momento di fare un filotto di vittorie?
«Sì, ma avremmo dovuto iniziarlo molto prima. Ora è giusto credere in quanto di buono si è visto prima per spingere fino alla sosta natalizia. Sono sicuro che diremo la nostra da qui alla fine, poi tireremo le somme per riuscire a continuare la nostra marcia nel girone di ritorno che sarà un campionato diverso».
I testi svolti in settimana e il GPS che monitora ogni vostro progresso vi permettono di migliorare?
«Sì, ma soprattutto aiutano ad attestare che qualcuno merita qualcosa in più. A 32 anni essere sotto esame e dimostrare quello che valgo è una sfida personale che mi stimola. Il GPS e gli altri test ci fanno capire cosa manca e quindi su cosa occorre lavorare maggiormente».
In che modo arrivate alla trasferta di Sassari?
«I risultati dei test atletici dimostrano che ci siamo e abbiamo livelli alti, non solo per chi è propenso a forza e corsa. Della partita con la Torres temo Scappini, è uno degli attaccanti più forti che ho affrontato e avrà un piccolo dente avvelenato per dimostrare che avrebbe meritato di restare in granata. Loro sono una neopromossa che ha ottenuto risultati altalenanti, ma ci attende un ambiente abbastanza caldo. Sassari è una piazza di rispetto e la squadra gioca in modo particolare, ma con le nostre forze possiamo strappare il risultato».
Particolare in che modo?
«Hanno un 4-4-2 e in Serie C se ne vedono pochi. In rosa ci sono giocatori rapidi sugli esterni, penso a Sanat, e hanno una seconda punta forte in profondità, senza dimenticare altri atleti di grande esperienza come Liviero. Ogni partita è una storia a sé, sarà dura e tosta perché vorranno vincere in casa ma anche noi vogliamo la vittoria a tutti i costi».
Al vostro fianco ci sarà ancora una volta un grande pubblico…
«Non ho mai avuto dubbi sulla passione che la gente ci manifesta. Gli elogi si sprecano: abbiamo il dovere morale di regalare loro una grande soddisfazione».
Che idea ti sei fatto sul campionato dopo aver visto lo scontro diretto tra Entella e Cesena?
«Quel pareggio ha aumentato la rabbia perché potevamo essere primi noi e mi ha confermato l’idea che avevo su di loro: non hanno dimostrato di avere un gioco bellissimo ma hanno battagliato da squadre di Serie C con grande cattiveria».
Prima della sosta vi attendono due partite in casa e ben cinque in trasferta…
«A noi piacciono le sfide perché remiamo tutti dalla stessa parte. Pensiamo a partita dopo partita, in testa ora c’è solamente la trasferta di Sassari perché andare a giocare in Sardegna non sarà facile».
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