Viali: «Mi sono messo in discussione, ma siamo tutti uniti. Contro il Sassuolo servirà grande lucidità»
«Bisogna sapersi arrangiare, portando a casa il massimo da ogni gara. I tifosi fuori dallo stadio? Dobbiamo farci condizionare in positivo: l'obiettivo è regalare loro una soddisfazione. Se scatta la scintilla, la Reggiana può fare qualsiasi cosa»

A due giorni dalla sfida con il Sassuolo, mister William Viali analizza la situazione della Reggiana, i progressi della preparazione nella settimana di sosta e le difficoltà affrontate da Bardi e compagni fino a questo momento. Il focus si sposta anche sulla decisione dei tifosi di non entrare allo stadio che può diventare uno stimolo ulteriore per cercare di conquistare dei punti contro la corazzata neroverde.
Mister, partiamo dall'infermeria: come sta Sampirisi?
«Purtroppo ha preso un colpo nell’ultimo allenamento della settimana di sosta. Speravamo non fosse nulla di grave, e fortunatamente non lo è. Tuttavia, non riusciremo a recuperarlo per la partita con il Sassuolo».
Tra infortuni e squalifiche, la formazione titolare è abbastanza intuibile o restano dei dubbi?
«Chiaramente qualche dubbio c’è perché tutti si sono allenati bene, ma ora ho meno scelte da fare senza Marras e Sampirisi. Abbiamo le idee chiare e sono convinto che andremo a giocarci la partita con grande coraggio. Dobbiamo provare a portare a casa quello che non siamo riusciti a fare in passato quando lo avremmo meritato».
I 15 giorni di soli allenamenti in Via Agosti sono stati produttivi?
«Assolutamente produttivi. I primi giorni sono serviti per ripulirci dalle tossine della partita con la Sampdoria: venivamo da un periodo in cui non riuscivamo a ottenere i risultati che meritavamo, e questo aveva un impatto psicologico. Abbiamo lavorato molto su questo aspetto. È importante trovare un equilibrio, perché nel rush finale dobbiamo assolutamente portare a casa il massimo da ogni partita».
Avete provato qualcosa di nuovo sul campo?
«Abbiamo lavorato tanto su tanti aspetti, sia tattici che psicologici. Questa squadra sa fare tante cose, ma negli ultimi 20 minuti di gioco ha spesso perso dei punti. Abbiamo analizzato come migliorare la gestione dei momenti difficili, come affrontare la partita quando andiamo in vantaggio, quando l’avversario diventa più aggressivo e cambia l’andamento del gioco. Abbiamo lavorato anche sull’improvvisazione dell’avversario e le imprevedibilità, cercando di convivere con queste incertezze».
Dopo la delusione con la Sampdoria, si è sentito messo in discussione?
«Ne ho sentite tante. Quando arriva l’ennesima delusione, tutte le componenti sono coinvolte, e lo capisco. Lo staff, i calciatori, la società e i tifosi sono delusi, è naturale. Dopo il fischio finale, la reazione è stata forte, ed è stato un dispiacere enorme. Abbiamo sempre cercato di fare del nostro meglio, ma a volte non basta. Mi sono messo in discussione, e credo che chi mi abbia messo in discussione sia stato soprattutto io stesso. Ho condiviso tutto con la società, il mio direttore e la squadra. Bisognava capire chi vogliamo essere da qui in avanti e ora occorre lavorare a testa bassa e con grande lucidità».
Era quindi disposto a farsi da parte dopo un confronto con la società?
«Il confronto non me l’ha chiesto nessuno, ma mi sono messo in discussione. Arrivati a questo punto, ognuno di noi deve accantonare l’egoismo personale per il bene comune e io devo essere il primo a dare l’esempio. Volevo far capire questo concetto ai miei calciatori, e ho percepito stima nel lavoro che ho fatto. Altrimenti avrei accettato con grande serenità qualsiasi decisione».
Questi giorni di pausa che hanno lasciato spazio alla situazione extracampo che vede coinvolti i tifosi, hanno avuto un impatto sulla testa dei giocatori?
«La situazione con i tifosi che non vogliono entrare allo stadio è sicuramente un fatto eclatante, non possiamo nasconderci. Tuttavia, voglio che la squadra si faccia condizionare in modo positivo per la prestazione contro il Sassuolo. Sono situazioni particolari, ma noi siamo gente di campo. Personalmente, avrei voluto uno stadio pieno a darci una mano, soprattutto in partite così importanti. Ma capisco anche il punto di vista dei tifosi: credo non sia mai successo nulla di simile, penso a un bambino che è cresciuto in curva e in una partita così importante si sente sfrattato… È un dispiacere, ma ognuno vive la propria esperienza come crede. Ma auspico che si affronti questa situazione, da parte di tutti, con grande lucidità e correttezza».
I suoi giocatori hanno capito cosa significa per i tifosi questa partita?
«Certamente. L’unica cosa che possiamo fare in maniera tangibile è cercare di giocare una grande partita per regalare una soddisfazione ai nostri tifosi. È l’unica responsabilità che abbiamo e ce la dobbiamo prendere tutta».
Il Sassuolo, con la rosa importante che si trova a disposizione mister Grosso, come si affronta?
«Il Sassuolo ha ottimi giocatori e un’ottima organizzazione di gioco. Dobbiamo affrontarli con le nostre armi, concentrandoci su ciò che sappiamo fare meglio. Non dobbiamo esaltare i singoli neroverdi, ma dobbiamo essere bravi a esaltare le nostre caratteristiche. In questo tipo di partita, servirà grande lucidità e una prestazione al di sopra del 100%».
Rozzio ha detto che il gruppo è sano e guarda in una sola direzione: come giudica le sue parole?
«Mi hanno fatto piacere, come quelle della società che ho ricevuto in privato. Il capitano è il portavoce di ciò che deve essere il pensiero di tutta la squadra. È il momento ideale per il suo ritorno in gruppo: deve diventare l'immagine di quello che vogliamo essere nelle ultime otto partite».
Il capitano quando potrebbe essere pronto per giocare i 90 minuti?
«Dopo 15 giorni di lavoro è riuscito a completare le sedute, e ha reagito bene. Non è ancora pronto per i 90 minuti questo sabato, ma potrebbe darci una mano anche entrando dalla panchina. Sarà una valutazione da fare partita dopo partita».
L’unità d’intenti che la Reggiana ha dimostrato di avere a tutti livelli è un segnale importante per il futuro?
«Per me è un segnale importante. Dopo i momenti delicati e le partite, la reazione può essere di pancia, e giustamente tutti possiamo avere queste reazioni, io compreso. Ma la differenza sta nel fatto che, qui, la pancia dura due giorni, poi si passa a un’analisi razionale. Non è scontato in altri ambienti, dove spesso si prendono decisioni di pancia, corrette o no che siano. Quindi lo considero come un altro segno di stima nei miei confronti, perché c’è stata un’analisi del percorso fatto, non solo della singola partita».
Sono in arrivo 8 gare in circa 40 giorni, e le prime tre propongono come avversarie le formazioni in testa alla classifica: potranno indirizzare la volata finale?
«Ogni partita è importante, e quelle contro le squadre in alto in classifica sono sicuramente decisive. Non dobbiamo fare calcoli, ma affrontare ogni sfida come un’opportunità. Spesso queste sfide ci sono servite come trampolino per allontanarci dalla zona calda. La partita con il Sassuolo è solo la prima di una serie di partite difficili e dobbiamo affrontarla con determinazione e cercare di portare a casa il massimo, come abbiamo sempre fatto».
L’anno scorso ha affrontato un contesto difficile a Cosenza, ma ne è uscito brillantemente. In questo momento, percepisce quell’aria promettente che vi ha portato a un ottimo finale di stagione?
«Sì, ed è il terzo anno che vivo questa situazione. Anche due anni fa, quando siamo arrivati ai playout, la situazione era simile. In Serie B, quando si arriva a un certo punto, a dieci partite dalla fine, gli obiettivi sono raggiungibili per tutti. La classifica è sempre corta e quest’anno, probabilmente, ancora più del solito. Ho vissuto due situazioni diverse: due anni fa eravamo sempre di rincorsa, mentre la passata stagione, simile a questa, c’è stato un calo, ma poi una ripartenza netta con tre vittorie di fila. Oggi percepisco le stesse vibrazioni. Credo che questa squadra abbia bisogno di quella scintilla per accendersi, come avvenuto a Cremona nel girone di andata. Se succede, questa squadra può fare qualsiasi cosa».
L’indice di gradimento dei tifosi nei suoi confronti è ai minimi storici: si ritiene comunque l’allenatore giusto per la Reggiana?
«Assolutamente sì, altrimenti mi sarei messo da parte. Il fatto di essermi messo in discussione nasce dal fatto che pretendo che tutto l’ambiente spinga quando bisogna raggiungere obiettivi difficili. Credo molto nell’alchimia che può spostare anche obiettivi complessi. Per quanto riguarda l’indice di gradimento, è naturale che quando non arrivano le vittorie, diventa tutto più difficile. Ma fa parte del mio mestiere. Anche negli anni precedenti, che poi ci hanno portato agli obiettivi sperati, ci sono stati momenti complicati».
Nelle ultime nove partite, la Reggiana ha sempre subito gol: pensa che questo dato possa essere poco rassicurante in vista della salvezza?
«Questo dato ci ha condizionato in classifica, è oggettivo. Però, più che pensare ai numeri, ci siamo concentrati sulle dinamiche delle partite. Anche aumentando l’aspetto numerico difensivo, abbiamo preso gol in alcune situazioni, e in altre no. Quindi, dobbiamo spostare l’attenzione da un’analisi puramente numerico a un aspetto più mentale. La vera difficoltà è capire come affrontare le partite, anche in condizioni imprevedibili, e come riuscire a reagire a qualsiasi situazione. Quando arrivi negli ultimi 15 minuti di una partita e stai vincendo, devi essere pronto a tutto, perché lo spartito non esiste più. La preparazione mentale deve portarti a essere pronto a qualsiasi situazione. Gli avversari, anche se sono sotto, provano a cambiare la propria tattica, e noi dobbiamo essere pronti a rispondere. Non possiamo pensare di vincere sempre con una prestazione perfetta. Bisogna costruire questa fortuna con la mentalità giusta».
La Reggiana sembra in una fase di difficoltà, con quattro pareggi e una sconfitta nelle ultime cinque partite, ma le prestazioni non sono tutte negative…
«È vero che la squadra ha perso punti in classifica, ma ha comunque fatto prestazioni importanti. Se guardiamo all’analisi logica che può avere fatto la società, ha visto che la squadra ha un suo percorso tecnico credibile. Stiamo pagando il fatto di non concludere le tante occasioni create o di subire troppi gol pur concedendo poco. Il cambiamento non avviene solo con una prestazione migliore, ma con la mentalità. Credo che ci si debba concentrare sulla lettura delle situazioni e sull’imprevedibilità. Non basta solo allenare la strategia di gara, ma dobbiamo imparare a vivere con le difficoltà, a reagire agli imprevisti, a convivere con le sfide. Dobbiamo imparare ad arrangiarci».