Spanò: «Questa Reggiana ha un'identità. Contro il Vicenza capiremo il nostro valore»
Il capitano granata ha iniziato la stagione con il piede giusto: «Il modulo e il modo di giocare del mister esaltano le mie caratteristiche»
Simbolo e anima di questa Reggiana, Alessandro Spanò si proietta al big match di domenica contro il Vicenza con la consapevolezza che la sua squadra farà di tutto per continuare con la striscia positiva di risultati che dura da 9 partite.
Dopo una prova come quella di domenica, la gara con il Vicenza è un test che arriva nel momento giusto?
«Credo che sarà sicuramente una partita stimolante. Ci sono la voglia e la curiosità di affrontare determinate squadre perché vogliamo metterci in gioco e affrontare quelle che sono state dichiarate dall'inizio le favorite per la vittoria del campionato. Sappiamo che ci aspetta una partita difficile, però in questo momento vogliamo affrontare queste partite per capire il nostro valore e dove possiamo posizionarci».
L’identità di squadra è marcatissima fin dall’inizio...
«Al di là delle accortezze tecniche e tattiche che variano a seconda dell’avversario, abbiamo sempre mantenuto un unico stile di gioco e un unico atteggiamento contro tutti. Continueremo certamente su questa strada».
C'è uno spirito di rivalsa nei confronti di chi non vi considerava tra i favoriti?
«Io credo che non fossimo considerati tra le squadre favorite perché venivamo da un periodo di assestamento societario e da un ripescaggio. Dopo quello che c’è stato l’anno scorso non è mai facile affrontare un campionato, soprattutto nel trovare un’identità così marcata in poco tempo. Obiettivamente siamo una squadra che si è formata da metà luglio in poi e nel portarla avanti in questi mesi credo che ci sia stato grande merito da parte dello staff, della società e poi anche da parte della squadra».
Ti rivedi un po’ nella squadra del primo anno di Colombo, quella In cui siete partiti a fari spenti e poi siete arrivati ad un rigore dalla finale playoff?
«A livello personale la vivo diversamente perché sono un giocatore ed una persona diversa. In quella squadra c’era più spregiudicatezza e sicuramente meno esperienza perché eravamo tanti coetanei tra i 18 e i 19 anni ad affrontare i primi campionati tra i professionisti. Credo che da questo punto di vista, quest’anno ci sia più consapevolezza nei nostri mezzi. Ho ritrovato però lo stesso entusiasmo e il divertimento durante la partita».
Rispetto allo scorso anno ritieni di avere un impatto migliore sulle partite importante, con continuità di prestazioni ad alto livello?
«Io credo che l’aspetto fisico sia forse più visibile dall’esterno, anche per il tipo di ruolo. È diverso anche il tipo di richieste che fa il mister, quindi magari il giocare più sull'uomo, sull’anticipo ed in maniera aggressiva, esalta di più quelle che sono queste qualità. L’anno scorso dopo l’infortunio mi sentivo già bene, però chiaramente i compagni, gli avversari e il ritmo di gioco sono diversi, quindi è normale stabilizzarsi su quello che è il livello del campionato».
Avanzi spesso nell’area di rigore avversaria. Ti esalta il modulo del mister?
«Sì mi piace, però devo riuscire a mantenere il giusto equilibrio perché alle volte sento qualche voce da dietro, magari da parte di Rozzio, che mi richiama. In certi momenti però è anche normale spingersi in avanti anche perché chi sta dietro come noi o i centrocampisti, che vede di più la situazione di gioco, può anche riuscire ad evitare o a fermare la ripartenza. E per come giochiamo noi, uomo su uomo, è la cosa a cui dobbiamo fare maggiormente attenzione».
Contro l’Arzignano avete già sperimentato il campo del "Menti". Voi rispetto al Vicenza fate girare di più la palla: quanto vi può condizionare un terreno di gioco ridotto in quelle condizioni?
«Questo lo vedremo domenica, nel senso che noi non possiamo snaturarci. L’idea di gioco che abbiamo portato avanti in queste partite prosegue e proseguirà anche domenica, magari dovremo stare maggiormente attenti, anche rispetto a quando giochiamo in casa, perché il campo sembra un tappeto ed è un dettaglio in meno a cui prestare attenzione. Non prendiamo però la condizione del campo come una scusa, l’anno scorso si giocava su terreni ben peggiori».
Giovanni Fiori
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