Falcone: «Ho voglia di prendermi una rivincita»
L'attaccante classe '92 è pronto a ricominciare daccapo in maglia granata
Luigi Falcone è stato l'ultimo colpo del mercato estivo targato Andrea Grammatica, ma il suo rendimento in maglia granata nei soli sei mesi passati a Reggio non ha coinciso con le aspettative dell'ex ds e dei tifosi. Alla Reggiana ha collezionato appena 10 presenze ed un gol in Coppa Italia di Lega Pro, poi a gennaio è andato in prestito alla Viterbese dove è sceso in campo 15 volte, mettendo a segno un gol e tre assist.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il giocatore che ora si trova in Spagna dove sta trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza prima di tornare in Italia e iniziare la preparazione a Villa Minozzo insieme al resto della truppa di Menichini. «Sono pronto per ricominciare - ci ha confessato Falcone - Negli ultimi mesi ho ricevuto diverse richieste ma ho sempre messo in primo piano la Reggiana, una scelta che rifarei: voglio riprendere il discorso da dove lo avevo interrotto...».
Che cosa non ha funzionato con la Reggiana nei primi sei mesi?
«Tante cose. Sono arrivato ad inizio settembre quando la squadra era già al completo e, cosa mai capitata da altre parti, ho fatto una fatica tremenda ad ambientarmi. Volevo la Reggiana dall'inizio del mercato, l'ho aspettata con pazienza e sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso: speravo di essere sfruttato per le mie caratteristiche da esterno puro però mister Colucci difficilmente ne faceva uso se non a partita in corso nel 4-3-3 o 4-2-4».
La pressione della piazza forse è stata un problema?
«Assolutamente no. Io dalla B ero sceso in Lega Pro a Catania: lì ho espresso il mio valore assoluto e posso assicurare che non mancava di certo la pressione. Andando via dalla Sicilia ho cercato un'altra sistemazione importante dove tutti sognano di giocare».
A Modena in Coppa Italia è arrivato il tuo unico gol, ma dopo quella gara non hai più trovato spazio...
«Pensavo e speravo che quella fosse la partita della svolta, invece dopo non ho praticamente più rimesso piede in campo. Non rimpiango il modo in cui mi sono comportato perché ho lavorato per la squadra e per me stesso. Purtroppo nelle poche occasioni avute non sono riuscito ad esprimere il mio vero valore e a gennaio sono andato via perché si era inceppato qualcosa e c'era bisogno di cambiare aria».
Il direttore sportivo Magalini ha speso delle belle parole sul tuo conto....
«Mi fa molto piacere. Torno a Reggio con una grande voglia di rivincita, spero di non trovare le stesse situazioni dell'anno scorso perché questa volta conto di esprimermi al massimo nel mio vero ruolo».
Sarebbe?
«Esterno d'attacco. In carriera ho giocato nel 4-4-2 per due anni a Varese in B poi nel 4-3-3, 4-2-3-1 e 3-4-3, ma penso di rendere al meglio in un tridente».
Hai già parlato con mister Menichini?
«No, nessuno della società mi ha ancora contattato. Lo conoscerò in ritiro a Villa Minozzo».
La seconda parte di stagione a Viterbo è stata completamente diversa per te...
«Lì ho reso bene in un modulo ottimale per le mie caratteristiche. Il presidente e il ds della Viterbese mi hanno cercato con insistenza sin da dicembre e io avevo una voglia matta di tornare a giocare. Il percorso in maglia gialloblù è stato in salita, si sono succeduti tre allenatori ma ho sempre giocato e credo di aver reso al massimo nelle ultime 10 gare da esterno e da rifinitore anche se mi era stata data carta bianca su tutto il fronte offensivo».
Sei rimasto in contatto con qualche compagno nel periodo passato lontano da Reggio?
«Sì, avevo legato con molti ragazzi: Maltese, Sabotic, Panizzi, Narduzzo, Lombardo e Spanò ma potrei continuare. Sono molto contento per il campionato di Cesarini: è un giocatore di fantasia come me, ci divertivamo molto in allenamento».
È stato difficile seguire da lontano le avventure ai playoff dei tuoi compagni?
«Mi ero davvero appassionato alla scalata che stavano facendo ed ero sicuro che nelle partite secche sarebbe venuto fuori il vero valore della squadra. Cesarini ha fatto la differenza, così come Guidone che entrava dalla panchina e segnava sempre; Bovo e Genevier a centrocampo sono stati bravissimi. Il gruppo coeso è stato il vero punto di forza dei granata senza dimenticare la grande spinta data dai tifosi, a Firenze sono stati incredibili».
Che idea ti sei fatto sui recenti stravolgimenti societari?
«La società sta attraversando un momento di transizione. Vorrei solo spendere due parole per Grammatica: lo devo ringraziare perché mi ha voluto fortemente e mi è stato vicino quando, appena arrivato, ho dovuto rifare l'intera preparazione. Nel periodo in cui giocavo poco ed ero in difficoltà mi ha aiutato e non ha esitato ad assecondare la mia scelta a gennaio. Penso che abbia dimostrato di essere un grande direttore sportivo, gli auguro il meglio per il suo futuro».
(Foto © AC Reggiana 1919)
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