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Viali: «Bisogna lottare fino alla fine, questa è la nostra responsabilità. Serve un salto di qualità mentale»

«Il pareggio di Bari lascia grande consapevolezza, ma dobbiamo essere più lucidi nei momenti cruciali della gara. Kabashi? Deve solo trovare il ritmo partita. Il Catanzaro è equilibrato e organizzato, Caserta sta dando la sua impronta alla squadra»

09.11.2024 16:45

Il pareggio di Bari ha ridato alla Reggiana quello slancio che aveva perso nel corso delle ultime partite, ma per dimostrare di essere tornata in carreggiata la squadra di mister William Viali domani è chiamata a disputare una prestazione importante contro un Catanzaro che fin qui è stato un osso duro per tutte le squadre che ha incontrato in Serie B.

«Oltre ai lungodegenti si è fermato anche Sampirisi per la botta al piede che ha preso a Bari: ha provato a recuperare ma sente dolore tenendo la scarpa, quindi non sarà convocato – ha spiegato mister Viali in fase di presentazione della sfida con i giallorossi – Ieri Cigarini ha riportato un piccolo problema muscolare, nulla di grave ma preferiamo non rischiarlo».

Cosa vi lascia il pareggio in trasferta ottenuto a Bari?
«Grande consapevolezza nei nostri mezzi e l'orgoglio per avere recuperato il risultato nel finale. Sono sempre più convinto che la prestazione del “San Nicola” dal punto di vista tecnico e tattico sia stata di alto livello e tutto questo ci dà la consapevolezza che non bisogna condizionarsi il risultato da soli ma essere più lucidi nei momenti cruciali della partita e stare dentro ogni gara fino alla fine. Questa deve essere la nostra mentalità».

Che avversario è il Catanzaro?
«È una squadra equilibrata reduce da sei risultati utili consecutivi che ha fatto otto pareggi in campionato, quindi si difende bene (ha la seconda migliore difesa del campionato, ndr) anche se i loro numeri rispetto ai nostri non sono molto differenti. I giallorossi sono ben organizzati, sanno cosa fanno e si conoscono perché giocano insieme da un po’. In questa stagione hanno portato avanti il lavoro dei campionati precedenti e in più Caserta ha messo dentro le sue caratteristiche che si ritrovano bene nel gioco della squadra».

Gondo e Rozzio possono già avere 90 minuti nelle gambe?
«Entrambi si erano messi a disposizione a Bari dimostrando di avere un grande atteggiamento. Gondo ha fatto 30 minuti anziché i 15 che aveva garantito: deve essere preso da esempio perché vuole sempre partecipare e dare una mano per vincere e fare grandi prestazioni. Entrambi possono essere pronti per la gara di domani».

Diventa difficile rinunciare a Vergara dopo quanto ha fatto vedere contro Cosenza e Bari…
«È un giocatore che ha grande qualità e ha passato momenti di forma positivi e meno positivi: con il Cosenza nel primo tempo non ha brillato come tutta la squadra mente nella ripresa ha fatto bene. A Bari volevo cambiare qualcosa e mi serviva intensità, ma ero sicuro che avrebbe potuto essere importante nella ripresa. Non dimentichiamoci che sono entrati anche Maggio e Štulac che hanno fatto una differenza notevole negli ultimi 20 minuti: dobbiamo parlare di gruppo e non di singoli, di gara in gara i protagonisti cambiano».

Kabashi è pronto per debuttare?
«Ha giocato mezzora a inizio settimana nell’allenamento con la Primavera, organizzato per fare trovare minuti a chi aveva trovato poco spazio fin qui. Come condizione credo che sia arrivato alla pari con i compagni, chiaramente gli manca il ritmo gara».

Il passaggio alla difesa a tre può essere considerato definitivo o varierà sempre in base all’avversario?
«Rischio di essere ripetitivo, ma sotto l’aspetto del possesso palla per noi cambia veramente poco parlare di difesa a tre o a quattro mentre cambia qualcosa in fase di non possesso. Le idee che portiamo avanti fin dal primo giorno non cambiano, sono le caratteristiche dei singoli giocatori rispetto alla gara che affrontiamo a farlo».

L’assetto tattico visto al “San Nicola” pare avere convinto i giocatori…
«Quando si recupera un risultato in quel modo la prestazione viene vista in maniera particolare. Con il Cosenza abbiamo avuto un atteggiamento simile ma le cose non sono venute come volevamo. L’aspetto tattico è determinante per cercare di mettere in difficoltà l’avversario, ma ai miei ragazzi pretendo che arrivi questo messaggio: il risultato lo fa l’atteggiamento. Quello che si è visto nell’ultima mezzora di Bari ha fatto la differenza. Vestiamo una maglia importante e giochiamo per una piazza importante: domani giochiamo una gara complicata e la classifica non è mai stata così corta a novembre, tutto questo deve farci capire che bisogna fare un salto di qualità, vivere meglio le situazioni dentro il campo e avere un atteggiamento propositivo che definirei “cazzuto”. Allo stadio la gente deve rispecchiarsi in quello che vede in noi e lo stesso deve valere per la squadra. Dobbiamo lottare fino alla fine, questa è la nostra responsabilità».

Dopo il tour de force delle ultime settimane, allenarsi tutti i giorni con continuità può aiutare a trovare anche la continuità di risultati che state cercando?
«Fa la differenza perché permette di migliorare le situazioni sulle quali c’è bisogno di intervenire e permette di preparare al meglio la gara successiva rispetto a quando abbiamo giocato ogni 48 ore. Questa settimana abbiamo avuto più tempo per studiare tutte le situazioni quindi questa condizione diventa utile in generale. Io credo ciecamente nel lavoro e sono qui per fare risultati e migliorare la squadra e i giocatori».

In Serie B gli esoneri sono già saliti a quota 6: questo dato la stupisce?
«Siamo ai livelli delle scorse stagioni. Credo che un allenatore quando decide di fare questo mestiere debba tenere conto anche degli esoneri che possono capitare. Bisogna essere sicuri dei propri mezzi continuare con le proprie idee, migliorare e costruire».

Quanta differenza c’è, per un allenatore, tra iniziare la stagione e subentrare a campionato in corso?
«A me sono successe entrambe le cose e devo dire che ci sono vantaggi e svantaggi in entrambi i casi. Lo svantaggio di non partire dal principio è quello di non poter curare tutti i particolari e la propria idea di gioco iniziando da lontano. Lo svantaggio di partire dall’inizio invece è che i problemi della squadra si vengono a conoscere solamente strada facendo mentre chi subentra di solito sa già cosa c’è che non va e dove bisogna intervenire. Subentrando però ci si deve adattare alle varie situazioni, specialmente quando capita nella parte finale del campionato: occorre avere elasticità mentale per capire quanto si può dare e quanto invece ci si deve adattare».
 

 

 

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