Broso: «Dobbiamo reagire con la testa, il campionato è tutt'altro che concluso»
Il centravanti granata difende mister Antonioli dopo il k.o. di Pavia: «Siamo tutti responsabili»
Antonio Broso non veste più una maglia da titolare da quando Ponsat è salito nelle gerarchie di mister Antonioli, tuttavia il numero 17 granata domenica a Pavia è stato l'attaccante più pericoloso riuscendo a colpire un legno quando la Reggiana era ancora sotto di una sola rete.
Stai ancora ripensando al tiro finito contro la traversa?
«Mi dispiace molto aver fallito quell'occasione. Piccinini ha messo una bella palla in mezzo, Zamparo è scattato verso il primo palo io invece sul secondo ma per colpa di una deviazione del portiere l’ho toccata con lo stinco quel tanto che è bastato per mandarla contro la traversa».
A fine gara sei poi andato sotto la curva a salutare i tifosi…
«Li ho salutati applaudendoli perché la Curva ci è sempre stata vicina in questi primi mesi. Cercheremo di farci perdonare l’ultimo dispiacere già domenica contro la Vigor Carpaneto».
Mister Antonioli ha ancora il controllo della situazione?
«In questa categoria ci sono obblighi da osservare con i giovani, non è un alibi ma un dato di fatto: il mister non può mettere in campo chi vuole ma non credo che abbia perso il controllo della situazione. Ha cambiato spesso formazione perché con la rosa ampia a disposizione si può permettere tante soluzioni diverse».
Le difficoltà, soprattutto in attacco, sono iniziate da quando siete passati alla difesa a tre?
«Forse adesso si crea un po’ meno in avanti, però l’allenatore ha scelto questo modulo perché si adatta maggiormente alle nostre caratteristiche. Noi giocatori ci mettiamo a sua completa disposizione cercando di interpretare al meglio le indicazioni che arrivano dalla panchina».
Pensi che possa essere pronto a tornare sui suoi passi visti i recenti risultati?
«Secondo me il nostro non è un problema di modulo, in campo ci vanno i giocatori e siamo tutti responsabili, specialmente i più esperti che devono aiutare i giovani».
Allora da cosa derivano le difficoltà della squadra?
«Se lo sapessimo magari domenica avremmo portato a casa il risultato pieno. Posso assicurare che il gruppo è unito e al di là di qualche discussione che può capitare in campo non ci sono scorie nello spogliatoio. Lavoreremo duramente questa settimana per preparare al meglio la prossima gara e cercare di capire cos'è andato storto a Pavia».
Forse la Reggiana scende spesso in campo con troppa supponenza e poca cattiveria?
«Sappiamo di essere una squadra forte ma dobbiamo dimostrarlo in campo con doti tecniche, cattiveria, fame e voglia di arrivare per primi sulla palla. Non è sempre stato così quindi c’è da lavorare tanto anche sotto l’aspetto psicologico, mettendo in conto che i nostri avversari daranno sempre il massimo contro di noi».
Numeri alla mano, va corretta la rotta soprattutto in trasferta...
«Indubbiamente il ruolino di marcia fuori casa è deficitario. A Pavia abbiamo giocato su di un campo brutto dove non si potevano proporre le stesse azioni viste al “Città del Tricolore”, ma non deve essere un alibi: dobbiamo lavorare affinché non ci siano più differenze tra casa e trasferta».
Il campionato è ancora aperto?
«Assolutamente sì. Quando ho vinto la Serie D col Ravenna due anni fa, a dicembre l’Imolese aveva undici punti di vantaggio poi le cose sono cambiate in primavera. Se andiamo ad analizzare ogni singola gara del Modena scopriamo che anche i canarini stanno facendo fatica e non sono irresistibili, ma il campionato in sé è altamente imprevedibile. Dobbiamo concentrarci su noi stessi e pensare a vincere una partita dopo l’altra».
Il presidente Quintavalli di recente ha sottolineato che bisogna soprattutto tirare fuori gli attributi per fare bene in Serie D…
«Sono d’accordo con la sua affermazione. Dobbiamo sempre giocare come se fosse una finale perché in questa categoria si vince con la cattiveria e sfruttando tutte le palle sporche che capitano senza mollare mai».
Come stai vivendo il tuo nuovo ruolo da subentrante?
«L’ho preso con serenità perché chi sta giocando al mio posto è un attaccante valido (Ponsat, ndr). La nostra rosa è composta da attaccati che nella scorsa stagione giocavano in Serie C, quindi siamo tutti atleti importanti. Ovviamente vorrei partire sempre dall'inizio ma sono a disposizione del mister anche per entrare dalla panchina e dare il mio contributo nella ripresa».
Fuori dal campo invece come procede la vita a Reggio?
«Convivo con la mia ragazza in un appartamento in centro storico vicino a Piazza Fontanesi. La città è accogliente e tranquilla anche se non ho avuto modo di viverla spesso poiché nel tempo libero preferisco riposare e stare tranquillo in casa, dedicandomi alla visione di serie tv su Netflix».
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