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Malpeli: «La mia prima stagione da team manager ricca di emozioni, la conferma del presidente mi rende orgoglioso»

L'ex mediano granata è stato confermato nel suo ruolo dal presidente Piazza

26.06.2017 22:00

Michele Malpeli, classe '78, è stato tra i protagonisti dell'ultima promozione sul campo della Reggiana nel 2008 dalla C2 alla C1 e lo scorso anno fu chiamato dal ds Grammatica a ricoprire l'inedito ruolo di team manager, incarico che svolgerà anche nella stagione 2017/18.

«Il primo anno è andato bene - ci ha raccontato l'ex mediano tra le altre di Brescello, Sassuolo, Frosinone, Dorando Pietri e Carpi - Sapevo che avrei incontrato delle difficoltà ma un grosso sostegno me lo ha dato l'ex segretario Conti che aveva già ricoperto quel ruolo in passato. Ho fatto da trait d'union tra lo spogliatoio e la società».

È stato facile relazionarsi con i giocatori da una parte e la società dall'altra?
«Ho avuto un ottimo rapporto con tutti i ragazzi forse perché mi hanno visto sin dall'inizio come uno di loro ma dovevo mantenere un certo distacco poiché rappresentavo la società. Negli spogliatoi ci sono stati momenti di distensione come quando si facevano degli scherzi ai giocatori ma non sono mancate nemmeno le tensioni come dopo la sconfitta casalinga con il Forlì: in quell'occasione abbiamo parlato tra di noi e ho cercato di organizzare una cena tutti insieme per far capire che era il momento di cambiare marcia...».

In che modo hai dato una mano alla squadra e alla proprietà?
«Sono stato scelto perché conoscevo l'ambiente, anche se ero fuori dal progetto Reggiana da diversi anni. Giocavo nei dilettanti e avevo una mia attività a Modena però sono sempre rimasto legatissimo alla maglia granata e proprio per questo motivo sono stato chiamato per dare un consiglio e una buona parola nei momenti buoni e difficili che una stagione prevede. Il mio lavoro si è concentrato molto di più sul campo e nello spogliatoio rispetto alla parte da ufficio come l'organizzazione delle trasferte».

La stagione della Reggiana è da promuovere?
«Sono stati dodici mesi difficili ma entusiasmanti perché siamo arrivati ad un passo dal sogno chiamato Serie B. Ci sono stati degli intoppi come il cambio dell'allenatore a metà stagione e l'avvicendamento societario, ma alla fine la considero una stagione più che positiva».

Come hai vissuto personalmente i playoff da dentro lo spogliatoio?
«Per esperienza sapevo che poteva succedere qualsiasi cosa: quando arrivi a quel punto ci sono momenti in cui la testa e le gambe fanno tanto e le differenze di valori in campo si assottigliano. Ci siamo presentati all'appuntamento con la Feralpi tirati a livello fisico, ma abbiamo lavorato bene e i risultati ci hanno dato una mano. Dopo la trasferta di Castellammare di Stabia c'era la convinzione giusta negli occhi dei giocatori: il primo tempo di Livorno giocato da squadra vera era un segnale che mi sono portato dentro. Dalla panchina bisognava aiutare i giocatori quando le gambe non andavano più, per questo mi sono lasciato spesso andare per incitare la squadra: quando hai la stima dello staff e dei ragazzi si possono prendere certe libertà...».

Il risveglio dopo la notte di Firenze com'è stato?
«C'è stato un forte rammarico perché sapevamo di poter arrivare fino in fondo. Ero deluso ma orgoglioso: i ragazzi avevano dato tutto e la gente ha riconosciuto il nostro sforzo. L'applauso finale che i tifosi ci hanno riservato sotto la Curva Ferrovia è il ricordo più bello della stagione».

Da dove deve ripartire la Reggiana per togliersi delle soddisfazioni nella prossima stagione?
«Io dico che solo con la continuità si costruiscono dei progetti seri. Bisogna porre le fondamenta sul blocco dei giocatori sotto contratto visto che sono stati valutati positivamente anche dal nuovo ds. I protagonisti di questa stagione si sono trovati tutti bene e hanno una grande voglia di ripartire, poi non so cosa passi per la loro testa e in quella dei procuratori. Chiaramente andranno fatte delle valutazioni su dove si può migliorare, ma sono scelte che spettano a Tosi e al presidente. I ragazzi nuovi che arriveranno dovranno avere fame e sapere che Reggio è una piazza difficile, ma che fa sentire importanti e regala tante emozioni». 

I numerosi licenziamenti a stagione in corso ti hanno preoccupato?
«Ho legato tantissimo con tutti i componenti della società, specialmente con Grammatica, Bonafini e Conti. Mi è dispiaciuto averli persi come figure di riferimento e anche io sono rimasto perplesso per un momento perché sono stati allontanati anche se avevano fatto un buon lavoro, ma sono scelte della proprietà che vanno rispettate. Chiaramente rimane il bellissimo ricordo di una grande esperienza condivisa con loro e anzi ne approfitto per ringraziarli ancora visto che mi hanno dato una grossa mano durante la stagione».

Il nuovo corso intrapreso dal presidente Piazza va nella direzione giusta?
«Sono convinto che chi investe nel calcio, e lui ha speso tanto, debba avere il pieno controllo di tutta l'organizzazione societaria. Sono contento che lui adesso sia molto presente e disponibile, la sua presenza ci dà forza e ha tanto entusiasmo per il futuro». 

La tua conferma come team manager è stata una sua decisione?
«Sì. Mi ha convocato personalmente nel suo ufficio dove ha dichiarato di aver apprezzato la mia professionalità e l'entusiasmo che gli ho trasmesso durante i playoff. Mi ha inoltre chiesto dove potevo migliorare e dove avevamo fatto bene durante la stagione».

Doriano Tosi è una tua vecchia conoscenza: cosa ci puoi dire sul suo conto?
«La sua nomina per certi versi è stata inaspettata. Era il ds della squadra del mio paese, il Lentigione, e lo conosco bene da anni dopo averlo avuto al Brescello. Mi ha fatto grande piacere ritrovarlo: possiede tante qualità e una di queste è il fatto che si è sempre tenuto aggiornato anche quando lavorava nelle categorie inferiori. La domenica andavo spesso a vedere le partite del Lentigione e lui non era mai presente allo stadio perché era in giro per l'Italia sui campi di Lega Pro o Serie B: questo fa capire la dedizione per il suo mestiere. Tosi è una persona molto seria e organizzata, potrà solo fare del bene alla squadra».

Puoi darci qualche informazione in più sul prossimo ritiro di Villa Minozzo?
«L'organizzazione è già a buon punto, la prossima settimana farò l'ultimo sopralluogo per valutare la struttura e il campo. Ci fermeremo per una settimana ospiti del Boccede Country House come l'anno scorso, un luogo dove avevamo mangiato bene e i giocatori si potevano riposare in tranquillità. La partenza è fissata per il pomeriggio di domenica 16 luglio oppure la mattina del 17. Sto già organizzando diverse amichevoli: la prima sarà sabato 22 luglio, seguita dal consueto saluto del paese e dei tifosi alla squadra, poi ce ne sarà un'altra la settimana dopo in preparazione del debutto in TIM Cup il 30 luglio».

Come mai solo una settimana in Appennino?
«È stata una decisione presa di comune accordo con mister Menichini e il  suo staff. Dovremmo proseguire la preparazione in città la settimana seguente allenandoci la mattina presto o nel tardo pomeriggio».

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