Ben venga la cura dei dettagli, ora però serve maggiore concentrazione per chiudere prima le partite
Palle inattive fondamentali, ma non si può andare in bambola così presto...
Qualcuno si ricorda il mitico Giorgio Rumignani? Io sì. Era un allenatore assolutamente istrionico, un tecnico che arrivò in Serie C nella stagione 1999/2000 in una situazione di classifica della Reggiana abbastanza drammatica, con una squadra a pezzi, che il trainer friulano, con metodi magari un po' strani, almeno ai nostri occhi, riuscì a salvare all'ultima giornata. Il grande "Rumi", persona squisita e di grande intelligenza, appena prese in mano la squadra mi stupì fortemente per i metodi che utilizzava: tatticamente faceva pochissimo, al massimo un undici contro o poco più, almeno per dare un'idea di base alla squadra, poi trascorreva quasi tutto l'allenamento nel creare situazioni aggregative, tra le quali faceva cantare degli spogliatoi a tutti i giocatori "cirincincic-cirincincin", oppure, in campo, faceva lanciare a tutti il pallone a campanile con urla al seguito e tante altre cose che, a mio avviso, erano assolute sciocchezze. Io, da amante della tattica, mi chiedevo cosa potesse ottenere da quella squadra e glielo chiesi apertamente, tant'è che egli mi rispose: «Le partite non si vincono soltanto giocando bene, ma anche sfruttando al meglio le palle inattive». Insomma, lui aveva capito che da quel gruppo e in quel preciso momento del campionato, se avesse impostato il suo metodo, la sua filosofia di gioco e quant'altro avesse in mente di tradizionale, non avrebbe ottenuto nulla, mentre se avesse insegnato ai ragazzi a capitalizzare al meglio ogni palla inattiva, avrebbe avuto molte più chance di raggiungere la salvezza, che era l'obiettivo da raggiungere chiesto dalla società. Ebbene, sul campo il buon Rumi, oltre ai "lavori aggregativi" faceva ripetere fino allo strenuo delle forze varie situazioni su corner, su palla inattiva dalla trequarti avversaria o esterne all'area di rigore e via dicendo. Risultato: quella squadra, che aveva oggettivamente dei limiti, in quel momento si compattò e arrivò a salvarsi segnando tutti i gol necessari a raggiungre l'obiettivo su palle inattive. A fine stagione Giorgio Rumignani non venne confermato: oggettivamente non aveva dato alcun gioco alla squadra, ma aveva raggiunto l'obiettivo, coi suoi metodi, con la sua esperienza e io sono convinto che l'anno successivo, se lo avessero fatto rimanere, averebbe anche fatto giocare la squadra secondo il suo credo, che non era ovviamente solo quello dei calci piazzati.
Ho raccontato questo aneddoto perché la triade granata di oggi, oltre a dare un'identità alla squadra e un gioco ben preciso, malgrado il drammatico secondo tempo contro il Santarcangelo, che avrebbe assolutamente meritato di pareggiare, sta dedicando grande attenzione proprio alle palle inattive. La Reggiana lo ha dimostrato anche contro il Santarcangelo, con quella magia di Ghiringhelli che ha deciso la gara: tocco corto di Cattaneo da corner per il vicino Genevier, palla orizzontale tesa sul primo palo, rasoterra, per l'accorrente terzino destro che, sorprendendo il diretto marcatore, si riversa su quel pallone che poi magistralmente incrocia sul secondo palo, dimostrando di avere, come se non lo sapessimo già, anche grandi doti tecniche. Oltre a quello schema, la Reggiana nell'arco della gara contro i romagnoli ne ha sviluppati altri, che magari sono venuti meno bene, com'è normale che sia, ma ha dimostrato tutti il suo pragmatismo sotto questo aspetto, oltre alle indubbie qualità di palleggio evidenziate nel primo tempo. Nel secondo tempo, dal ventesimo in poi la Reggiana va "in banana", dopo aver disputato 45 minuti iniziali da cineteca del calcio, con un Cesarini da Serie A e e con il miglior Genevier della stagione, anche se solo per la mezzora in cui è stato in campo. A salvare i granata ci ha pensato il guardalinee che ha giustamente annullato il primo gol, per poi superarsi e annullare anche il secondo (giustamente, perché il giocatore era in offside di pochissimo), una situazione che, se fosse stata a nostro sfavore, ci avrebbe fatto gridare allo scandalo e alla congiura. Come se non bastasse il Santarcangelo ha colpito anche due legni e si è visto negare un rigore a mio avviso evidente per un fallo di mani di Panizzi, a conferma del fatto che ieri, contro i granata, avrebbe potuto giocare anche tre giorni, ma forse non avrebbe neppure pareggiato.
Questa situazione mi fa chiudere il mio intervento con tre considerazioni, una tattica, un aspetto positivo e un altro negativo. Partiamo dalle note dolenti: una squadra che vuole vincere, che si dichiara pronta al salto in B, pronta a giocarsi i play off fino alla fine, deve avere la forza di chiudere una gara dominata nei primi 60 minuti di gioco e soprattutto non può andare letteralmente in "cagona", scusatemi il termine, ma esprime perfettamente la situzione vissuta dai granta in quel frangente, solo perchè mancano venti minuti alla fine di un match che hai dominato e gli avversari hanno giustamente alzando la testa, cercando di pareggiare. È vero, mancava un elemento di equilbrio come Genevier, uscito per infortunio, ma in campo non c'erano poi dei ragazzini sprovveduti, quindi... Eberini e colleghi dovranno lavorare molto su questo aspetto per evitare di salvarsi di nuovo grazie all'aiuto di un guardalinee, che alla prossima circostanza, senz'altro non sarà così attento e disponmibile. La considerazione tattica invece è questa: in una situazione di soffererenza, con un Genevier strepitoso in meno, i tre tecnici dovevano buttare nella mischia un lottatore come Vignali togliendo una punta, magari passando a un 4-3-1-2, con un “trequartista-lottatore” per intenderci, capace di andare a togliere fiato e spazio ai loro portatori di palla, impedendo quindi l’arretramento eccessivo del baricentro granata. L'aspetto positivo invece è questo: quando una squadra subisce quello che ha subito la Reggiana nel secondo tempo e non pareggia o perde, significa soltanto una cosa: questo può essere davvero l'anno buono!
Commenti