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Andreoni si confessa: «Ho sbagliato, ma non toglietemi il calcio»

03.11.2015 20:00

Lo scorso 19 ottobre il Tribunale Nazionale Antidoping ha accolto la richiesta dell’accusa e ha squalificato Cristian Andreoni per quattro anni. Il terzino destro granata fu sorpreso con una sostanza proibita nelle urine durante un controllo antidoping al termine della partita playoff contro l'Ascoli: una leggerezza costata carissimo. Seguito dal noto avvocato sportivo Cesare Di Cintio, presenterà ricorso, con la speranza di vedersi ridotta l'entità della squalifica. «È una sentenza da rispettare - commenta Andreoni in una lunga intervista alla Gazzetta di Reggio - ma che sicuramente non posso condividere. Quattro anni, per un errore che ho fatto involontariamente sono troppi. Ho preso un integratore, senza sapere che fosse un farmaco e senza chiedere consiglio al medico. Un prodotto che non dà alcun beneficio e non migliora le prestazioni. Mi aspettavo la squalifica, ma non questa». Facciamo un passo indietro. Quando ha saputo di non aver passato l’antidoping? «Il 9 giugno mi trovavo dai mie genitori ed ero andato a correre. Quando sono tornato a casa ho letto la mail del Coni. E ho scoperto cosa era successo…». E dopo? Interviene la sua fidanzata Gaia a raccontarlo. «Ero uscita di casa con la mamma di Cristian. Quando sono tornata l’ho trovato sul letto che piangeva. Ho chiesto cose fosse accaduto e mi ha detto di leggere la mail. Poi ho visto il suo cellulare, c’erano tante chiamate dalla Reggiana senza risposta». A quel punto cosa avete fatto? Gaia è stata la prima a prendere l’iniziativa. «Ho scritto una mail al sito internet dove Cristian aveva comprato gli integratori e gli ho detto cosa era successo. Loro hanno continuato a dire che i prodotti non fossero vietati». Una volta che ha realizzato quello che era accaduto come ha reagito? «Sono stato chiuso in casa tre giorni per la vergogna. Perché vivo in un paesino della provincia di Milano, Grezzago, dove ci conosciamo tutti e non è stato facile. Essere su tutti i giornali…». La Reggiana come ha reagito? «Mi sono stati vicini. Mi hanno detto che avrebbero atteso la decisione definitiva». E la sua famiglia? «Hanno capito che ho commesso un errore involontario. Dunque mi hanno sostenuto». Quanto pesano i giudizi degli altri? «Molto. Su Facebook ho letto qualcuno che ha detto che meritavo 10 anni. Mi ha ferito. Vorrei che i tifosi della Reggiana mi sostenessero». Parliamo allora di questo errore. Perché l’ha fatto? «Io, come altri sportivi, prendo degli integratori, ad esempio aminoacidi. Prodotti che sono liberamente in vendita. Tra l’altro in 3 anni ho sostenuto 8 controlli antidoping e dunque sapevo benissimo di essere controllato». Poi la scorsa primavera ha comprato questo prodotto, Arimistane metabolita… «Mi sono rivolto a un sito italiano, con sede a Trieste, e non sapevo che importasse prodotti dalla Slovenia. Tra quelli che ho comprato ce n’era uno indicato come un integratore che favorisce il recupero. Sulla confezione c’era soltanto il nome di una molecola». Il suo avvocato, Cesare Di Cintio, ha spiegato che né questa molecola né quello dell’Arimistane compaiono nella lista delle sostanze proibite. In quella lista c’è scritto che sono i vietati i modulatori ormonali metabolici. «Ed io non sapevo minimamente cosa fossero né che quello che avevo comprato fosse un farmaco dopante che appartiene a questa categoria». Se fosse confermata la squalifica sarebbe la fine della sua carriera da giocatore? «Non riesco nemmeno a immaginarlo. Mi auguro che in appello possa essere ridotta. Già due anni sarebbe dura, ma vorrebbe dire che mancherebbe un anno e mezzo al rientro. Se fosse confermata la squalifica dovrei cambiare lavoro». Ci sarebbero anche conseguenze economiche… Risponde Gaia. «Già adesso facciamo fatica ad arrivare a fine mese. Perché abbiamo avuto molte spese». Come state a Reggio? Come trascorrete il tempo? «Stiamo bene. Io continuo ad andare a correre, per tenermi in forma. Abbiamo un cane e spesso usciamo per portarlo in qualche parco della zona di Buco del Signore». Con gli altri giocatori in che rapporto è? «Siamo amici e quando fanno qualche uscita serale andiamo anche noi». Quanto le manca il calcio? «Tantissimo. E’ la mia grande passione da quando ho 5 anni. Ho militato nelle giovanili del Milan e mia mamma ha fatto tanti sacrifici per portarmi dopo la scuola agli allenamenti. Ho scelto una scuola non impegnativa proprio per potermi allenare». Parliamo della Reggiana di quest’anno, quanto vorrebbe essere tra gli 11 di Colombo? «Tanto. Stanno giocando davvero bene». Il suo reparto, la difesa, sta brillando. Parola là in mezzo detta legge… Risponde Gaia, mentre Cristian annuisce. «Parola è troppo forte. Grande bravura ed esperienza». Andreoni, cosa direbbe ai giudici se potesse parlare loro prima dell’appello? «Di non togliermi il calcio. L’unica cosa che ho. Ho sbagliato, ma non l’ho fatto apposta. Sono sempre stato attento. Una volta ho litigato con mia madre perché mi aveva dato uno spray per il raffreddore senza accorgersi che era tra le sostanze vietate. Non l’ho preso perché ho sempre letto le etichette prima di assumere qualsiasi cosa».  

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