Salerno: «Il 2021 è stato un anno difficile, ma siamo ripartiti. Restiamo uniti per raggiungere il nostro sogno»
«Voglio vincere il campionato e mi piacerebbe essere ricordato per questo. Tra luglio e agosto torneremo in via Agosti, lunedì finalmente firmeremo la Convenzione. La Reggiana appartiene alla città e ai tifosi: tutti dovrebbero parteciparvi»
In seguito all’Assemblea dei Soci che ha confermato il Consiglio di Amministrazione e le precedenti cariche assegnate, il Presidente a AD granata Carmelo Salerno ha preso la parola davanti alla stampa nella sala conferenze della sede di via Brigata Reggio 32.
[QUI i dettagli relativi al progetto del nuovo centro sportivo della Reggiana]
«Sembra solamente ieri ma sono già passati tre anni dal mio arrivo a Reggio – ha ricordato Salerno – Di questo devo essere grato ai soci che mi hanno voluto qui, alla città di Reggio perché mi ha permesso di fare quello che mi piace, essere dirigente di una squadra di calcio, e non era scontato all’inizio. Dopo il primo anno la mia passione poteva essere equivocata come pubblicità, spero invece di avere dimostrato che mi piace fare calcio, questa è la mia passione e ci metto sempre impegno, coraggio e tutto quello che serve per gestire una società. Se l’ho potuto fare negli ultimi tre anni, lo ripeto, è grazie ai soci e alla città che mi hanno accolto bene. Il rinnovo del CdA non era affatto scontato, io ho fatto di tutto per cercare di avere continuità e sono contento che il percorso insieme possa proseguire. Ci tengo a sottolineare la crescita a livello organizzativo della società e a brevissimo inizieremo i lavori per dare una casa alla Reggiana: questo è il primo punto da cui partire per ottenere risultati sportivi importanti. Sul campo stiamo battendo tutti i record storici del club, dobbiamo continuare su questo passo perché stiamo inseguendo un sogno. Che Guevara diceva che quando si sogna da soli si fa solo un sogno, quando lo si fa insieme inizia la realtà: sfrutto questa citazione per dire che dobbiamo sognare tutti insieme e parlo di società, squadra, soci, stampa, addetti ai lavori e tifosi. Dobbiamo fare in modo che questo sogno diventi presto realtà».
Presidente, i lavori in via Agosti quando dovrebbero iniziare?
«Lunedì dovremmo firmare finalmente la Convenzione. Dal giorno dopo inizieremo a lavorare sul nuovo centro sportivo: sono già stati fatti i preventivi per i campi in erba. Chiaramente ci sono stati dei ritardi, ma in Italia la burocrazia purtroppo blocca l’economia: a breve dovrebbe arrivare la nostra fideiussione che precederà la firma. La città dovrebbe essere orgogliosa: per i prossimi 24 anni la Reggiana avrà una casa di livello da Serie A, una sede dove poter accogliere imprenditori, tifosi e sponsor. Avremo anche un campo sintetico di nuova generazione e sottolineo il fatto che il Comune di Reggio per la prima volta ha deciso di investire sulla Reggiana e ciò mi rende personalmente orgoglioso».
Quando potrete trasferirvi nel nuovo centro sportivo?
«A febbraio inizieranno gli scavi per i campi in erba, la semina della gramigna dovrebbe avvenire in maggio ed entro i primi giorni di agosto i campi saranno pronti. Un paio di giorni fa è stata svolta una bonifica bellica nell’area, a gennaio ci sarà un’assegnazione diretta dei lavori per la platea dove poggeranno gli spogliatoi e ci sarà anche un bando per il campo sintetico. Ci hanno promesso che a fine luglio gli spogliatoi e il sintetico saranno pronti: la mia speranza è di festeggiare qualcosa di importante in Via Agosti in luglio con il trasloco della sede».
Riuscirete a recuperare anche Villa Granata?
«Villa Granata è vincolata dalla Sovrintendenza: non può essere recuperata perché è pericolante e proprio per questo motivo è stata esclusa dalla Convenzione. Quando saremo lì vedremo cosa fare: potremo solo risanarla oppure potremo chiederne la demolizione per poi ricostruirla nel caso in cui non fosse possibile recuperarla. Ad ogni modo ci attendono 6-7 mesi di lavori intensi: ci vuole un anno di tempo per ristrutturare solamente la sede, lo store, la sala stampa e il reparto commerciale. I mesi sono pochi ma ci dobbiamo trasferire tutti lì entro l’inizio della prossima stagione sportiva».
Lei è arrivato tra lo scetticismo generale ed ora è uno tra i presidenti più apprezzati della storia recente. Come è riuscito a far cambiare idea ai tifosi?
«So che il calcio dà tanta popolarità e chi ci lavora lo fa spesso per farsi pubblicità. Io invece mi faccio pubblicità al contrario perché quello che di positivo ottengo a Reggio viene visto in maniera negativa a Modena dove abito e lavoro. Spero che i tifosi abbiano apprezzato il mio modo di fare e lavorare: ricordo che sono l’unico socio senza interessi economici in città e non credo che ne avrò in futuro. Faccio il dirigente per passione e a prescindere da ciò che accadrà in futuro anche tra dieci anni sarò grato alla città di Reggio Emilia. Non so se sono amato, spero solamente di essere apprezzato per quello che sono. Dietro i risultati sportivi c’è tanto lavoro che non si vede e io personalmente dedico tanto tempo alla Reggiana».
A Chiavari tutti i soci e i familiari erano al seguito della Reggiana…
«Questa è una cosa bella e a fine partita siamo andati tutti a mangiare assieme. Ci tenevo particolarmente anche perché non è stato un periodo semplice a livello societario. In tutti i modi ho cercato di tenere unità la società e il fatto che io sia Presidente e Amministratore Delegato non vuol dire che gli altri soci siano meno importanti; lo siamo tutti. Mi sono impegnato affinché il CdA rimanesse invariato perché non era affatto scontato, per fortuna è andato tutto bene e sono felice. C’era scetticismo tra i tifosi e anche tra i soci ma sono orgoglioso di essere stato confermato a rappresentare la Reggiana. Vuol dire che ho conquistato anche i soci…».
Quali altre soluzioni erano sul piatto?
«C’era la possibilità che tre o quattro soci potessero uscire. Essere rimasti uniti e dimostrarlo alla città è importante. Noi siamo come dei benefattori: la continuità nel calcio è difficile da mantenere, dobbiamo quindi ringraziare chi ci lavora e fa il benefattore».
Il prossimo obiettivo è quello di allargare la base societaria?
«Se passa il concetto che la società appartiene alla città e ai tifosi e chi la amministra non ha secondi fini, allora tutta la città dovrebbe partecipare. Io vorrei che ci fosse un’ampia partecipazione degli imprenditori locali come soci: ci deve sempre essere un riferimento alla guida della società. Se la Reggiana viene vista come una promozione del territorio tutti dovrebbero parteciparvi. Se passa il concetto che io, Carmelo Salerno, sono un presidente temporaneo e che amministro la società in modo corretto e senza interessi personali, allora tutti dovrebbero partecipare. Nel calcio a lungo andare le società dovrebbero essere in grado di sostenersi da sole: dalle nostre parti solo il Carpi è riuscito a farlo passando dalla D alla A in pochi anni, a Reggio noi siamo ancora lontani da questo traguardo. Le risorse fondamentali del calcio sono tre: i tifosi, gli sponsor e il patrimonio tecnico della società. I tifosi ci seguono e sono numerosi, con gli sponsor abbiamo superato ogni immaginazione e siamo enormemente grati del loro supporto, sul terzo punto invece siamo indietro. Dobbiamo diventare una società che fa crescere i suoi calciatori dal Settore Giovanile per poi patrimonializzare vendendoli: il fallimento recente non ha aiutato, ma abbiamo generato e creato un prodotto nuovo».
Sta già pensando a quando potrà lasciare la Reggiana?
«Nel calcio possono succedere tante cose improvvise, ma io spero di stare qui il più a lungo possibile finché la città mi supporterà. Devo fare passare il concetto che la Reggiana non è mia o di Amadei ma di tutti. Ci serve un aiuto economico da parte dell’amministrazione pubblica, da parte degli sponsor e dei tifosi».
L’8 gennaio quanti spettatori si aspetta per il derby con il Modena?
«Io ricordo che nei due derby precedenti a Reggio ci furono 11500 spettatori, a Modena 12000. Non credo faremo quei numeri, io spero solo di riuscire a fare 8000 paganti. I miei soci prevedono un’affluenza maggiore, io mi accontento di meno in questo periodo di pandemia. Ne approfitto per anticipare che a breve presenteremo un’iniziativa benefica legata al derby: sarà la giornata granata dove pagheranno tutti, come stabilito a inizio campionato, e doneremo una percentuale dell’incasso. Si tratta di un’iniziativa che avevo già fatto a Modena e voglio ripeterla anche a Reggio».
Dal mercato di gennaio è lecito attendere nuovi volti?
«Al momento abbiamo una lista completa di giocatori e non ci sono posti, poi siamo primi e imbattuti. Non ci serve nessuno, ma siamo sempre disponibili ad intervenire in caso di necessità come dimostrato in passato. La verità è che gli investimenti fatti nell’ultima settimana di agosto erano quelli previsti per gennaio, quindi li abbiamo anticipati di qualche mese ed è anche stata la nostra fortuna perché ci siano rinforzati molto. Ad ogni modo gennaio è lontano e per ora non ci pensiamo».
Cosa le piace maggiormente della Reggiana di Diana?
«Il fatto che non ha paura di niente come dimostrato a Pescara o a Chiavari giocando a viso aperto. Abbiamo acquisito consapevolezza e tranquillità non scontate all’interno del gruppo. I giocatori ci danno serenità e tranquillità: il merito è dei giocatori e del mister. Non abbiamo ancora fatto niente, ma abbiamo tolto le scorie dell’anno scorso…».
Il rinnovo di mister Diana è alle porte?
«Ha il contratto anche per l’anno prossimo, in caso di promozione. Con lui siamo felicissimi: alla squadra durante la cena di Natale ho detto che Diana e il suo staff hanno portato una cosa diversa rispetto al passato dato che eravamo caduti nel pessimismo e vittimismo. Diana con la sua leggerezza nel modo di fare e sdrammatizzare ci ha tolto di dosso tanta negatività che avevamo in società. L’ho ringraziato più per questo che per i risultati e i record superati. Sono comunque convinto che arriveremo al rinnovo automatico…».
Quanto è pesata la retrocessione dalla Serie B?
«E’ pesata tanto perché retrocedere in quel modo è stata una dura mazzata. Ripartire così bene non era per niente scontato, anzi pochi di noi ci avrebbero scommesso. Invece abbiamo avuto la forza di ripartire sia a livello societario che a livello tecnico in maniera ottimale. Venivamo da 22 sconfitte però abbiamo quasi cancellato le scorie dell’anno scorso e siamo ripartiti».
Quali sono stati gli errori principali commessi nella passata stagione?
«Abbiamo sbagliato tutto quello che potevamo sbagliare. Dopo il gol preso a Vicenza all’ultimo secondo contro una squadra già in vacanza… avremmo dovuto chiudere i giocatori nello spogliatoio. Una società più cattiva non tollera certe situazioni, noi siamo stati buoni e disponibili. Leggo che l’Italia di Mancini può soffrire un eccesso di gratitudine, ecco noi lo abbiamo fatto dal 22 luglio 2020 fino al 7 maggio 2021 quando siamo retrocessi. Non è facile prendere delle decisioni impopolari in certi momenti».
Se non dovesse arrivare la promozione a fine campionato, questa sarebbe ricordata come una stagione fallimentare?
«Se non vinciamo il campionato siamo secondi: dobbiamo arrivare primi quindi voglio trasmettere a tutti la mia voglia di vincere a tutti i costi perché nel calcio alla fine conta solo quello. Io vorrei essere il primo presidente a vincere un campionato di Serie C dopo 22 anni, mi piacerebbe passare alla storia per questo. Sono molto superstizioso ma voglio trasmettere il coraggio alla squadra e chiedo a tutti di sognare insieme e di remare dalla stessa parte».
Il 2021 è giunto al termine: quali sono stati i momenti più belli dei suoi primi 12 mesi da presidente?
«La vittoria di Cosenza, arrivata appena due giorni dopo la mia nomina a presidente, e la vittoria a Cittadella: quella gara ci aveva fatto un po’ illudere di potercela fare, poi il seguito è stato drammatico. In questa stagione ricordo volentieri la vittoria di Pescara per il suo significato, la vittoria di Siena simile nel modo in cui è arrivata a quella di Cittadella e infine la vittoria con l’Entella per la sua fondamentale importanza. Ad ogni modo la cosa più bella per me è stato rivedere i tifosi allo stadio dopo un anno di silenzio».
Quali sono stati invece i momenti più brutti?
«Sicuramente la sconfitta di Vicenza. Dopo il k.o. con la Spal c’è stato un crollo emotivo importante…».
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