Primo Piano

Goretti: «Non sono preoccupato, la squadra sta bene e lotta per arrivare al traguardo. Pensiamo a una tappa alla volta»

«Percorso fin qui eccellente, ma per essere ricordati bisogna vincere il campionato. Abbiamo rivali toste, essere cinici è importante. Montalto? Avremo modo di analizzare gli errori commessi. Pellegrini vuole restare, ne riparleremo col Sassuolo»

16.03.2023 17:30

«Siamo qui per fare il punto della situazione dopo un periodo di partite molto serrate che ci porta al blocco finale, le ultime sei gare – sottolinea il direttore sportivo granata Roberto Goretti nella conferenza stampa convocata questo pomeriggio in sede – Come ci arriviamo? Molto bene perché siamo primi e a mio avviso stiamo facendo bene. La mentalità della squadra è cresciuta molto nel tempo. Noi ci suderemo gara dopo gara il nostro obiettivo fino all’ultima giornata: questi ragazzi sono forti e con grande perseveranza e abnegazione lottano per arrivare al traguardo senza mollare un centimetro e lo fanno da mesi».

Non è preoccupato per avere conquistato un solo punto nelle ultime due partite?
«No, io ho visto una squadra viva. Mi rifaccio sempre alle parole di uno dei miei vecchi presidenti, il quale sottolineava che ogni partita è una tappa del Giro d'Italia e una volta superata bisogna pensare alla prossima. La tappa in casa con l’Entella non è stata soddisfacente e il nostro approccio non è stato straordinario. Chi ha giocato a calcio sa che giornate come quella di Pontedera possono capitare, ma io ho visto una squadra ben messa in campo, determinata e decisa. Quindi da parte mia non c’è alcuna preoccupazione».

Neanche per la condizione fisica?
«Lo staff e i ragazzi stanno avendo grande costanza, non sono preoccupato dalla condizione fisica. Secondo me stiamo bene».

Prima di conoscere il risultato di Cesena-Entella non era neanche arrabbiato?
«No, la squadra aveva dato tutto. A Pontedera ero in panchina e devo dire che mi sono piaciute le parole del mister dentro spogliatoio e la reazione dei ragazzi. Questo è un gruppo straordinario composto da giocatori che tengono molto al club e alla città con un grande senso di appartenenza e si identificano con i tifosi e con la loro esuberanza e frustrazione. Alla squadra non piacciono i complimenti ma non posso fare altro che dire bravi a loro e in particolare bravissimi a tutti quelli di loro che da due anni lottano al vertice gara dopo gara sapendo di dovere vincere. Il percorso fatto fino a oggi è eccellente, alla fine però ci si ricorda solo di chi vince: nella quotidianità vedo determinazione e voglia di essere ricordati per la vittoria del campionato».

Quale concetto ha espresso il mister negli spogliatoi a Pontedera?
«Il suo messaggio è quello di mantenere alta la voglia e l'entusiasmo perché bisogna andare a prendere il risultato che inseguiamo da due anni. E dobbiamo andare a prenderlo noi perché non ce lo regala nessuno. Ci sono due rivali toste, si sapeva dall’inizio e lo si è visto in tutte le tappe percorse finora. A sei giornate dalla fine il calendario delle prime tre è simile e dimostra l’equilibrio che c’è in questo girone: tutte e tre hanno perso cinque partite, ciò ci fa capire che anche altre squadre possono battere le favorite».

È rimasto sorpreso da Cesena-Entella 4-0?
«L’energia mentale è fondamentale e un pizzico di dispendio c’è sempre, ma nella gara singola non manca una buona dose di casualità e impatto alla partita. L’Entella con la Reggiana ha fatto una buona partita, migliore della nostra, il Cesena martedì sera ha fatto molto meglio dell’Entella e qualche settimana prima noi al “Manuzzi” avevamo fatto meglio dei bianconeri. Quando c’è equilibrio credo sia una cosa normale che avvengano questi cambiamenti. Prendo ad esempio la Serie B: lì c’è molto equilibrio e in 15-20 giorni può succedere tutto e il contrario di tutto». 

La partita con l’Entella ha portato allo stadio tanti tifosi, peccato per il risultato…
«Servono i fatti e vincere la prossima sarebbe un segnale che squadra, dirigenza e staff mandano ai tifosi. Nei loro confronti sentiamo un grande senso di responsabilità e quando c’è il grande pubblico ma le cose vanno male il dispiacere è doppio. Ma le delusioni fanno parte del calcio e della vita, bisogna essere pronti ad azzerare e ripartire».

Pensa che servano cinque vittorie per concludere in testa alla classifica?
«Non credo, ma come ho detto alla squadra ora ci vuole pazienza. Non bisogna guardare al fatto che mancano sei partite ma pensare solamente alla prossima: dobbiamo centrare l’obiettivo step by step. Pareggiare o perdere cambia poco: con pazienza, intelligenza e determinazione dobbiamo centrare la vittoria avversario dopo avversario a partire da sabato».

Cosa deve fare di più la Reggiana per tornare ad essere vincente e dominante?
«Bisogna fare gol. Partite come quella di Pontedera per fortuna capitano raramente e penso anche ad Ancona quando abbiamo creato tante occasioni senza portare a casa alcun punto. Essere cinici è un aspetto determinante».

Ora che è rientrato, può dirci esattamente cos'è è successo con l’infortunio di Montalto?
«Si è fatto male il 3 dicembre, la prima diagnosi parlava di 20-25 giorni di attesa per il rientro. Forse era troppo ottimistica, poi ci sono state una serie di complicanze e una piccola ricaduta a gennaio. Devo dire che la sua situazione ha complicato il mio il lavoro: è indubbiamente un segno “meno” su cui riflettere, ha portato lo staff tecnico ad affrontare alcune situazioni di difficoltà. Purtroppo è venuta a mancare una caratteristica sulla quale contavamo. Ne prendiamo atto, poi quando tutto sarà finito ci prenderemo il tempo per analizzare gli errori commessi». 

Quale futuro ci sarà per Montalto?
«In caso di promozione c’è l’obbligo di riscatto, altrimenti tornerà alla Reggina»

Il recupero degli infortunati Libutti e Nicoletti come procede?
«Libutti stamattina ha iniziato a correre, ora seguiremo il suo percorso riabilitativo. Nicoletti sembrava arrivato a un buon punto però sente ancora fastidio, ma tutto sommato sta abbastanza bene. Ad oggi entrambi sono fuori lista, ma abbiamo un jolly da giocarci per eventualmente sostituire un giocatore attualmente in lista».

Pellegrini come sta?
«Sta abbastanza bene, oggi ha svolto buona parte dell’allenamento. Non so se sarà disponibile per sabato ma sicuramente per la partita dopo (a Rimini, ndr) ci sarà e lo stesso vale per Lanini che penso potrà giocare anche tra due giorni».

L’acquisizione del suo cartellino dal Sassuolo è una soluzione ipotizzabile? 
«Col Sassuolo è da un po’ che non ne discutiamo. A inizio stagione si era fatto un discorso approfondito, a bocce ferme ne riparleremo. La volontà del giocatore è molto esplicita, non ne fa una questione di anni di contratto o di categoria: ha il piacere di giocare per la Reggiana ed è un valore per noi. Parliamo di un ragazzo per bene che ha ampi margini di crescita e un potenziale per noi importante».

Guiebre invece?
«L’ho inseguito per due mesi la scorsa estate ma non sono riuscito a chiudere la trattativa col Monopoli. L’ha fatto invece il Modena che poi ce lo ha girato in prestito secco. Vedremo in futuro se ci sarà modo di parlarne con loro…».

L’innesto di Capone fin qui non si è rivelato molto azzeccato…
«È un calciatore con potenzialità importanti, io l’ho avuto in Serie B un anno e ha fatto vedere a tratti grandi cose. Quando è venuto qui gli ho detto di mettere dentro qualcosa di diverso: c’era il 50% di possibilità di riuscita. Molto dipende da lui, ma ad oggi gli darei dei calci nel sedere per quello che ha fatto vedere. Bisogna dimostrate di avere carattere partita dopo partita».

C’è un giocatore che l’ha sorpresa più di altri?
«Ogni anno dico che ho un preferito e quest’anno è Laezza. Lo volevo mandare via senza avere visto un allenamento e giorno dopo giorno guardandolo mi ha conquistato. Ha avuto una carriera con infortuni pesanti e vedere che non salta mai un allenamento e si allena al massimo credo sia un esempio importante. Ma ce ne sono tanti di esempi nel gruppo. Nomino due giocatori che stanno trovando poco spazio ma si stanno dimostrando grandi professionisti: Cremonesi e Sciaudone. Mi stanno piacendo molto».

La società aspetterà la fine del campionato per programmare la prossima stagione?
«I nostri pensieri non vanno più in là di sabato, poi finita la partita penseremo alla gara successiva». 

Sulla crescita di Diana c’è anche il suo zampino?
«Non credo ci sia niente di mio, c’è molto del suo invece. Nel percorso quotidiano sta facendo a mio avviso un continuo miglioramento. È un allenatore che può diventare veramente importante, è stato bravo in questi 8-9 mesi, ha fatto un grande lavoro nella gestione dell’equilibrio. Adesso mi auguro che con un piccolo aiuto di tutti quanti noi possa aggiungere la parola “vincente” accanto a “bravo”».

Lei andrà ancora in panchina al suo fianco?
«Da un certo punto di vista è bello vivere la partita dalla panchina, però a me le partite piace vederle e da lì ci capisco poco. Mi piace di più assisterle dalla tribuna».

Quanti anni le restano di contratto?
«Quando sono arrivato ho firmato per due anni più uno di opzione, con un accordo che in qualsiasi momento la Reggiana se vuole può rescindere il contratto».

Commenti

Alessio Luciani migliore granata in campo di Pontedera-Reggiana
L'avversario - Torres, i gol di Scappini per centrare la salvezza