Piazza: «Abbiamo passato dei momenti difficili, ora siamo ottimisti sul futuro»
Il patron ripone massima fiducia nella squadra di Menichini
Il presidente Mike Piazza ora si trova negli Stati Uniti assieme alla famiglia ma anche oltreoceano la Reggiana resta sempre nei suoi pensieri come dimostra la lunga intervista radiofonica rilasciata un paio di giorni fa a CurvAmerica (disponibile in inglese a fine articolo) nella quale ha parlato a 360º della sua avventura al timone del club granata.
«Dopo un anno da presidente penso di avere imparato molto - spiega Piazza - Ho passato dei momenti difficili come quando, assieme a mia moglie, per due mesi sono rimasto chiuso in ufficio studiando i conti della società, poi un giorno alcuni tifosi sono venuti in sede portandoci dei fiori e una bottiglia di grappa: lo abbiamo interpretato come un segno del destino che ci invitava a proseguire per la nostra strada. Negli uffici abbiamo cambiato tante cose, compresa la mentalità con la quale si lavorava, ma alla fine siamo riusciti ad andare avanti grazie ad un team di 4-5 persone molto affiatate, nelle quali ripongo massima fiducia, che credono in quello che fanno ed amano la Reggiana».
La Serie B è il traguardo sognato dal patron granata: «Il nuovo modello di business che abbiamo introdotto ottimizza i costi ma potrà essere veramente efficiente solo quando riusciremo a raggiungere la serie cadetta, per questo grande parte del budget è stata riservata alla costruzione della prima squadra. La promozione è il nostro obiettivo, non dobbiamo nasconderci; spero davvero che questo possa essere il nostro anno, magari evitando i playoff, per regalare una gioia ai tifosi e alla città...».
La squadra è stata costruita per togliersi grandi soddisfazioni: «Non ci sono garanzie di vittoria perché il campionato è molto difficile e anche le formazioni più deboli vendono cara la pelle, però siamo fiduciosi in questa stagione. I giocatori più rappresentativi? Cesarini è il più amato dai tifosi e forse anche il più forte, poi mi sento di citare Carlini, Spanò, Rozzio e Genevier, il nostro capitano che apprezzo molto poiché parla bene l'inglese e mi aiuta a dialogare con mister Menichini. Tra gli acquisti più importanti voglio ricordare Facchin che ha vinto lo scorso campionato a Venezia, il giovane Bobb in prestito dal Chievo e Altinier, bomber di razza nonostante sia un po' in là con l'età». Una menzione particolare è riservata al ds Magalini: «È un grande direttore sportivo, quella figura d'esperienza in un ruolo chiave che purtroppo è mancata lo scorso anno. Apprezzo inoltre il fatto che abbia deciso di venire da noi per avvicinarsi a casa, lasciando Trapani dove aveva già firmato un contratto triennale».
Il rapporto con gli altri presidenti è ottimo: «C'è dialogo ma anche competizione con gli altri italoamericani che fanno calcio in Italia. Ho avuto modo di confrontarmi con i patron di Udinese ed Atalanta: entrambi sono disposti ad aiutarci in futuro magari prestandoci dei giocatori, ma se vogliamo ottenere rispetto in primis dobbiamo raggiungere la Serie B».
Infine una critica al calcio italiano: «La base di partenza è buona, ma il modello di business deve cambiare e ispirarsi a quelli presenti in Inghilterra, Francia e soprattutto Germania dove regna l'ordine e la disciplina. Gli stadi obsoleti sono un problema da risolvere, così come la gestione dei diritti TV. La Serie C? Sono presenti tanti club con tradizioni importanti come Modena, Ravenna e Triestina, ma l'organizzazione non è sempre ottimale».
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