Magalini tira le somme e guarda al futuro: «Siamo in linea con quanto programmato in estate, la sorpresa del 2018 ce l'abbiamo già in casa...»
Intervista esclusiva al direttore sportivo della Reggiana che fa il punto sul 2017 appena concluso e su quello che aspetta i granata nei prossimi mesi
Il ds granata Giuseppe Magalini ha ereditato le chiavi della squadra nello scorso mese di luglio ed ha attraversato momenti difficili, soprattutto le prime settimane dopo l'insediamento, quando dentro gli uffici di via Mogadiscio regnava l'incertezza e i risultati sul campo non arrivavano, ma negli ultimi mesi se la Reggiana è riuscita a rialzare la testa è stato anche grazie al suo lavoro dietro le quinte.
[La seconda parte: il mercato]
Direttore, qual è il suo bilancio sul 2017 che si è da poco concluso?
«Secondo me siamo in linea con le richieste che la proprietà ha fatto quando ci siamo trovati per pianificare la stagione. C'erano varie situazioni da sistemare e in grande parti siamo riusciti a farlo; i risultati sul campo si sono sistemati nell'ultimo periodo per fortuna. La società ha un progetto che guarda al futuro, quindi questa stagione è molto importante per crescere e puntare in alto; se poi risultati importanti dovessero arrivare prima del previsto saremmo ovviamente ancora più contenti».
La sua delusione e la sorpresa della prima parte di stagione?
«Bastrini non ha avuto un anno fortunato: è un giocatore importante, ma in pratica non siamo mai riusciti ad attingere alla sua esperienza. Il risvolto positivo, se così si può dire, del suo infortunio assieme a quello di Rozzio ci ha portati alla scoperta di Crocchianti. Sapevo che si trattava di un bravo difensore, ma non era mai stato messo alla prova come quest'anno: sta rispondendo non bene, ma benissimo; preso in prestito come quarta alternativa, ora sarà dura togliergli il posto».
L'ha stupita la scelta di Facchin in porta venerdì sera?
«Mi aspettavo che Facchin tornasse in campo prima o poi, pensavo dopo la sosta invece lo staff tecnico ponderava da tempo di farlo rientrare: avevano valutato di schierarlo già contro la Feralpi prima di Natale. Eberini è stato un ottimo portiere e ne capisce più di tutti in materia, non poteva esserci persona più indicata per decidere. Dobbiamo comunque ringraziare Narduzzo perché ha fatto benissimo quando è stato chiamato in causa».
Quali saranno secondo lei le sorprese dei prossimi mesi?
«Una ce la abbiamo già in casa e sono i nostri tre allenatori: spero continuino così poiché se si confermeranno allora vorrà dire che saremo andati bene. Nel girone B ad agosto avevo menzionato l'AlbinoLeffe come possibile sorpresa e non mi sono sbagliato, il Renate sinceramente mi ha stupito ed oramai è una concreta realtà: credo proprio che i nerazzurri arriveranno tra le prime cinque in classifica, hanno trovato un equilibrio importante».
Il presidente Piazza sembra aver ritrovato l'entusiasmo dei primi tempi...
«Il presidente è soddisfatto del nostro operato. La scorsa estate, come poi ha ammesso in prima persona, era venuta meno la passione ma ora posso assicurare che non c'è bisogno del sostegno di Alicia per spingerlo a restare: entrambi sono convinti di portare avanti un progetto prezioso qui a Reggio».
C'è mai stato un momento in cui ha pensato di cambiare aria?
«No, quello mai. Sapevo dove andavo a finire quando ho firmato per la Reggiana, quindi cerco sempre di essere positivo: "Le carte alla fine vanno sempre tutte a posto" è il mio motto. Non nascondo però che all'inizio è stata durissima sotto tanti aspetti per via di quello che ho trovato e di quello che la società chiedeva in maniera esigente ma comprensiva. C'erano tanti punti di domanda sparsi in tutte le direzioni e queste difficoltà di riflesso hanno inciso anche sull'aspetto tecnico: non tutti i giocatori sapevano se restare o comunque non capivano cosa fare o cosa poteva succedere. Alla fine siamo riusciti a colloquiare in maniera veloce con tutti i giocatori e la cosa di cui vado più fiero è di essere riuscito a dare credibiltà alla società. Sin dal mio arrivo ho riposto fiducia nel presidente e in sua moglie, spendendo parole importanti nei loro confronti: ho fatto bene a fidarmi di loro perché ad oggi stanno rispondendo presente».
Quando pensa che sia arrivata la svolta?
«Quando ci si è iniziati a rendere conto di cosa stavamo combinando: il fatto di cambiare mentalità, percepire che in quel momento non potevamo stare nei bassifondi ma la realtà diceva il contrario, quindi ci dovevamo adeguare alla situazione per uscirne. Se avessimo continuato a pensare che in un modo o nell'altro le cose si sarebbero sistemate da sole, sicuramente avremmo trovato ulteriori guai. La partita con il Fano dello scorso 3 novembre è stata un vero e proprio scontro salvezza».
Se potesse tornare indietro c'è una scelta che non rifarebbe?
«Probabilmente all'inizio del mio mandato vorrei essere stato più veloce in una scelta da imprimere nei confronti della società, ma non aggiungo altro...».
La lenta transizione da Menichini a Eberini non ha danneggiato la squadra?
«Con La Rosa e Tedeschi ero stato chiaro, dovevano darci una mano pro tempore in attesa che arrivasse un nuovo allenatore. Con Dellas si sa com'è andata a finire, quindi hanno continuato ad allenare loro due ed io ho avuto modo di apprezzare meglio il metodo di lavoro quotidiano che proponevano alla squadra, così è nata l'ipotesi di confermarli. In seguito è arrivato il problema del patentitno, quindi abbiamo chiamato Eberini come guida e figura esperta all'interno dello spogliatoio. Lo staff tecnico con il tempo è riuscito a conquistare la squadra grazie ad una nuova proposta di lavoro e infondendo nella squadra l'idea che loro tre erano il punto di riferimento al quale appoggiarsi. Avremmo dovuto prendere una decisione in maniera più rapida e temporeggiare meno non lasciando i giocatori in balia dell'incertezza su chi fosse l'allenatore, ma alla fine ne è valsa la pena».
Chi è stato a proporre il nome di Eberini?
«Io volevo che fossero La Rosa e Tedeschi al comando tecnico della squadra e sono stati proprio loro a proporre Eberini perché lo conoscevano visto che allenava i ragazzini e faceva già parte della società. La decisione finale è stata presa con naturalezza, senza fare troppe riunioni».
L'ad Philipakos invece cosa ha portato?
«È stato chiamato dalla proprietà: si tratta di una figura altamente professionale, qualificata in più rami e che sa fare bene il suo lavoro. Collabora con noi nel quotidiano e c'è un confronto costante che va oltre l'aspetto tecnico e gestionale. La sua presenza non può fare altro che portare dei benefici».
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