Cigarini: «Per centrare la salvezza dobbiamo trovare un nostro equilibrio. A 37 anni ho sempre voglia di giocare»
«Non è stato facile restare in panchina, ma bisogna saper accettare le scelte dell'allenatore. Il gruppo è coeso e ci sono ragazzi di belle speranze che ascoltano e chiedono consigli. Con la Feralpi non dobbiamo commettere gli errori di Terni»
Durante la presentazione della rinnovata partnership con lo sponsor Sfoglia Torino, questa mattina dal centro sportivo di Via Agosti ha preso la parola anche Luca Cigarini. Il vicecapitano granata domenica è tornato a indossare una maglia da titolare al “Città del Tricolore” a quasi due mesi dall'ultima volta, calibrando alla perfezione l'assist per la girata al volo di Gondo. Ma l'obiettivo non è fermarsi qui…
Luca, hai provato emozioni particolari in Reggiana-Venezia?
«Le emozioni si provano sempre però non nascondo che per me è stata una partita particolare, una delle poche in cui ci tenevo a far bene soprattutto a livello personale perché ero reduce da un periodo in cui giocavo poco, in cui non riuscivo a dare il mio contributo come avrei voluto fare. È stata quindi una partita diversa, se ne contano poche, forse cinque, in cui ci tenevo a far bene personalmente».
A fine partita, qual è stato il tuo pensiero?
«“Ce l’abbiamo fatta”! Poi, con un pizzico di egoismo, ho pensato: “È andata bene”».
Gondo ti ha ringraziato più volte per quel cioccolatino che gli hai messo sul piede…
«Nella settimana precedente avevamo provato tanti calci piazzati perché venivamo da un periodo dove si subiva tanto e magari in fase offensiva non eravamo tanto pungenti sui calci da fermo. Sono stati bravi gli allenatori a farci capire che magari loro, sul secondo palo, avrebbero sofferto un po’… Poi è andata bene».
Come hai vissuto queste partite in cui eri in panchina? Il tuo rapporto con Nesta è cambiato?
«L’ho vissuta da tifoso. Il mio rapporto con Nesta è un rapporto come ci deve essere tra giocatore e allenatore. A volte non sei d’accordo con le scelte ma le devi capire e non nascondo che giustamente un giocatore deve aver sempre la voglia di giocare, che abbia venti, venticinque o trentasette anni come li ho io. Ho sempre voglia di giocare e voglio sempre giocare, se però l’allenatore fa altre scelte probabilmente le prende per il bene della squadra e vanno accettate. A volte è più facile, a volte meno, però il periodo che ho passato non è stato dei più facili, questo è sicuro».
Quando Nesta ti ha chiesto di entrare con il Bari, al novantesimo minuto, non ci hai pensato due volte e hai svestito la casacca…
«Noi siamo pagati per fare questo: giocare anche solo per due minuti è quello che mi rende più orgoglioso perché mi faccio il mazzo durante la settimana per potermi giocare le mie chance, siano queste di due minuti, dieci o trenta cambia poco. Io devo farmi trovare pronto, ma non sono frasi fatte perché è così. Se non mi fossi fatto trovare pronto per quei tre, quattro minuti contro il Bari, magari non avrei avuto l’opportunità di giocare la mia partita contro il Venezia. È tutto un susseguirsi di positività che fanno sì che in campo tu possa scendere tranquillo».
A Parma avresti voluto giocare e ti sei arrabbiato con l'allenatore, poi vi siete chiariti: è andata così?
«Sì, è stato così. Era una partita a cui tenevo particolarmente e sarei sceso in campo molto volentieri, quindi mi sono girati i maroni fino all’inizio della partita, perché poi ti deve passare…».
Come giudichi questa Serie B, categoria che affronti per la prima volta in carriera?
«È strana perché le squadre sono forti, fisicamente pronte, tecnicamente e tatticamente di buon livello e noi, come ho sempre detto, siamo gli ultimi arrivati e gli ultimi arrivati devono imparare a stare zitti e a pedalare oltre a dare qualcosa in più. Gli ultimi arrivati sono quelli meno pronti, se noi non abbiamo quel qualcosina in più rispetto alle altre squadre faremo sempre fatica. Ripensando alla gara di domenica penso che il Venezia, senza nulla togliere a noi, sia una squadra probabilmente più pronta per affrontare questo campionato, però noi l’abbiamo approcciata molto meglio a livello di testa e abbiamo vinto».
Questo nuovo organico della Reggiana come lo valuti?
«È un po’ da scoprire, nel senso che tanti ragazzi si sono messi in mostra nelle prime otto/dieci giornate, però il campionato ne ha trentotto quindi bisogna andarci con i piedi di piombo. Magari chi ha avuto l’occasione adesso di mettersi in mostra e ha fatto molto bene deve essere bravo ad essere continuo per tutto il campionato e magari chi ha avuto meno occasioni deve sempre farsi trovare pronto perché presto potrebbe toccare a lui. Penso che la Reggiana abbia una rosa di qualità con giocatori giovani e giocatori esperti che messi insieme possono coesistere molto bene e penso che per lunghi tratti si sia visto».
A centrocampo c'è grande concorrenza e il posto non è mai garantito…
«Non è un problema, anzi, probabilmente è quello che ci deve stimolare ad andare avanti, perché se non ci fosse la concorrenza saresti piatto, quindi in allenamento devi dimostrare di esserci, di essere sul pezzo. Lo step tra il giocare e il non giocare mentalmente io l’ho fatto e la verità è che se non dai il 100% per l'allenatore è più facile farti fuori e ti tiri la zappa sui piedi da solo».
Hai ancora la voglia di un ragazzino, ma sembra che i compagni ti prendano seriamente come punto di riferimento.
«Il nostro è un bellissimo gruppo, si lavora molto bene e ci sono giovani di bellissime speranze, molto rispettosi e questo penso sia un plus per lo spogliatoio. Tutti i ragazzi che sono arrivati si sono messi a grandissima disposizione di chiunque, ascoltano tanto e chiedono consigli».
Di solito si dice: squadra che vince, non si cambia…
«Non lo so, chi ha giocato meno ha creato qualche problema in più all’allenatore perché come ho detto ha fatto un’ottima prestazione, non solo io personalmente, anche altri. Questi sono i problemi che tutti gli allenatori vorrebbero avere, poi se il tecnico fa una scelta giusta o una sbagliata ne risponderà personalmente».
In allenamento, al di là della vittoria, percepisci una squadra che sta meglio di gambe e di testa ed è convinta dei propri mezzi?
«Si, poi è chiaro che i risultati aiutano. Questa settimana la affrontiamo con il sorriso, si hanno pressioni e riusciamo ad essere più liberi mentalmente. Il risultato è molto importante e penso che in una squadra con tanti ragazzi nuovi ci voglia più tempo rispetto ad altre squadre: la nostra identità si sta costruendo piano piano, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita e siamo in una fase di grande crescita».
Sabato con la FeralpiSalò c'è il rischio di ripetere la non-prestazione di Terni?
«Il rischio c’è, ma se non capiamo che ogni partita dobbiamo metterci qualcosa in più dell’avversario significa che faremo sempre un campionato di alti e bassi che nessuno ha intenzione di fare. Dobbiamo continuare a costruire la nostra identità e continuare a crescere: uno o due errori di percorso ci possono stare, però dobbiamo trovare un nostro equilibrio tra prestazioni e voglia di fare che ci servirà per portare a casa una salvezza il prima possibile. La settimana dopo Terni è stata abbastanza tosta e ce la ricordiamo bene tutti, quindi non dobbiamo assolutamente ricadere su questi errori».
L'infortunio al crociato del 2022 ti dà ancora qualche fastidio?
«Sto bene, il ginocchio è a posto e fisicamente mi sento quasi al top».
Due anni fa sei arrivato qua con un sogno: andare in Serie B o in Serie A?
«Diciamo che non è stato ancora esaudito del tutto…».
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