Salerno: «Amadei è il mio punto di riferimento. L'obiettivo è festeggiare la salvezza assieme ai tifosi»
«Lavorerò tanto e parlerò poco. Il sogno nel cassetto? Arrivare nell'olimpo del calcio, ma prima dobbiamo costruire una società solida. Alvini? Sono pronto a firmare il rinnovo»
«Ringrazio chi ha rifondato il calcio a Reggio Emilia. Senza il loro lavoro oggi non sarei qui». Parte dai ringraziamenti il neopresidente granata Carmelo Salerno, fresco successore di Luca Quintavalli. «Sarò presidente in un momento difficile per il calcio e per il paese, sento una grossa responsabilità ad amministrare e rappresentare la Reggiana ma non sono spaventato anzi sono inorgoglito».
Salerno fa ricorso ad una metafora per spiegare il significato che vuole dare alla sua presidenza. «Cercherò di portare avanti i valori che rappresentano la società granata da quando è stata rifondata: onesta, lealtà sportiva, impegno sociale e amministrazione in trasparenza. Farò tesoro dei consigli di Romano Amadei e di quello che mi ha insegnato: lavorare tanto e parlare poco. Voglio interpretare il mio ruolo come un atleta che in una corsa a staffetta porta il testimone. Sarò colui che porterà il testimone per poi lasciarlo ad un prossimo atleta che concluderà la gara».
Una presidenza in continuità con la gestione precedente. «Voglio lavorare con tutti i soci e condividere con loro mie scelte. La vicepresidenza affidata a Fico e Roberto va in questa direzione: voler condividere le mie scelte con gli altri soci e con il DG Cattani. Lavorerò chiedendo aiuto a tutti: all’amministrazione comunale, agli imprenditori e a tutti i tifosi. Il successo di una squadra di calcio è dato dall’aiuto che riceve dall’esterno, da tutti. Se una squadra funziona, lo fa quando c’è la collaborazione di tutti».
Salerno ha messo piede nella società granata da più di un anno, lavorando sottotraccia per ridare alla Regia ciò che aveva perso. «La più grossa difficoltà era trovare una sede dove allenarsi e spero di avere un po’ di merito nell’ aver riportato la squadra ad allenarsi in città. Credo di avere un po’ di merito anche nell’aver fatto capire all’amministrazione comunale l’importanza di avere una propria casa, cosa che io ho imparato da Doriano Tosi e da mister Alvini. Ci tengo a ringraziare il sindaco Vecchi e l’assessore Curioni per avere mantenuto la promessa: presto avremo una casa e la società farà investimenti importanti in quella direzione».
Salerno ha voluto sottolineare le sue origini e il motivo che l’ha portato ad interessarsi alla Reggiana. «Non sono di Reggio così come non lo è chi detiene oltre l’80% delle quote ma ciò non ci impedisce di fare il bene della società. Sono l’unico socio che non ha interessi economici a Reggio e non ne avrò in futuro. Se qualcuno mi chiede perché sono qui è per riconoscenza a Tosi e Amadei e perché sono appassionato di calcio. Sono onorato di rappresentare la Reggiana in Serie B e spero di poter svolgere questo lavoro con la passione che mi contraddistingue e spero anche che in futuro i reggiani possano giudicarmi non per la mia provenienza ma per quello che sono e per come avrò amministrato la società. Tutto quello che farò, lo farò per il bene della Reggiana. La promessa che faccio ai reggiani è quella di creare una società solida che possa fare un calcio sostenibile e rimanere nei prossimi 21 anni in un campionato dove non era riuscita ad arrivare nei 21 precedenti. Non prometto la Serie A ma di costruire una società solida che riesca a dare tranquillità alla Reggiana negli anni a venire».
Presidente, quando è nata la sua candidatura?
«E’ il frutto di una scelta condivisa. Amadei ha avuto un ruolo importante nelle mie decisioni perché ha fatto calcio per 40 anni, è disponibile, generoso e severo con noi soci quando ci lasciamo prendere dall’entusiasmo. I reggiani con molta onestà devono ammettere che senza l’arrivo di Amadei la squadra non sarebbe stata ripescata in Serie C: se siamo qui il merito è solo di Amadei perché ha garantito per tutti, anche sul mio futuro arrivo».
Ha ricevuto molti attestati di stima?
«L’attestato di stima più importante è la mail che mi ha scritto Amadei che conservo gelosamente. Sono stato colpito e anche imbarazzato dalla telefonata del Vescovo Camisasca: volevamo farmi gli auguri e io gli ho chiesto di benedirci».
Lei è il presidente della Reggiana ma vive e lavora a Modena oltre ad essere stato presidente del club canarino. Che effetto le fa?
«All’inizio questa situazione un po’ mi ha imbarazzato perché a Modena avevo fatto bene ed ero molto amato ma ho scoperto che lo sono ancora. Chiunque spenda un euro per una squadra di calcio deve essere sempre ringraziato. Credo di avere fatto del bene al Modena e anche alla Reggiana e non avendo nessun interesse economico in città sono qui solo per passione».
Ha raccolto il testimone nell’anno più difficile dal punto di vista economico.
«Sì, è cosi. Per questo motivo credo fortemente nell'’iniziativa IO TI VOGLIO BENE. In una città importante come Reggio, non posso credere che i tifosi non ci sostengano. È un anticipo di quello che andranno ad acquistare appena gli stadi apriranno. Tengo a sottolineare che se non ci fossi io, Amadei avrebbe il 73% di quote ma non bisogna chiedere troppo a uomo di 80 anni così generoso. Credo che questo sia un limite della città: anche quando fu fondata la Reggio Audace il socio di maggioranza (Marco Arturo Romano, ndr) non era di Reggio. Spero che nei prossimi anni altri imprenditori reggiani possano avvicinarsi alla Reggiana. Gli attuali soci di minoranza sono fondamentali ma vorrei che fossero loro ad avere il 73%, io mi accontenterei anche del 5%».
È rammaricato dal fatto che la città non possa vivere l’avventura in B al fianco della squadra?
«Posso solo immaginare cosa sarebbe successo nel giocare la finale con il Bari davanti a 24mila spettatori. Immagino la gioia che avrebbero trovato i tifosi nella prima partita in B dopo 21 anni e quella che avremmo provato noi soci nel fare gli abbonamenti e nel raccogliere gli incassi. Questa situazione è davvero un peccato a livello emozionale ma anche un danno enorme perché dobbiamo tenere il livello il più alto possibile spendendo risorse importanti».
Qual è il primo bilancio che si può trarre da questo campionato?
«E’ sicuramente un bilancio positivo perché abbiamo ottenuto risultati straordinari. Tosi ha fatto un lavoro eccezionale e anche il mister e il suo staff sono riusciti ad amalgamare un ottimo gruppo confermando il blocco della scorsa stagione. Dobbiamo imparare a non abbatterci quando le cose vanno male e non esaltarci troppo quando vanno bene. La salvezza della squadra quest’anno vale tanto quanto la promozione dello scorso luglio».
Alvini è il punto fermo della Reggiana?
«Assolutamente. Spero di mettere la prima firma da presidente sul rinnovo del suo contratto. Per noi lui è una guida, Reggio gli ha dato tanto e spero che nonostante le sue giuste ambizioni lo riconosca e ci si trovi il prima possibile per mettere il tutto nero su bianco».
La sconfitta a tavolino con la Salernitana ha lasciato delle cicatrici?
«Siamo sempre rimasti fermi sulle nostre posizioni: abbiamo subito un’ingiustizia. In assemblea sono stato molto duro con tutti i presidenti che non si sono schierati con noi, accusandoli di scarsa solidarietà. Sono stato duro a parole anche con Balata e Gravina: ho detto loro che era stata scritta una brutta pagina di calcio come scritto su molti quotidiani nazionali. Balata ci ha tenuto in modo riservato a spiegarci perché non è potuto intervenire e gliene diamo atto. Secondo lui non era possibile applicare l’articolo 28 comma 2 (che dà il potere al presidente di rinviare una gara, ndr) poiché sarebbe stato un atto di prepotenza che avrebbe scavalcato il protocollo siglato da tutte le società. Condividiamo il senso del protocollo, approvato per non far fermare il calcio, ma come in tutte le cose della vita quando capita un caso eccezionale bisogna agire con buon senso. Nella nostra situazione questo buon senso è mancato, la Lega non aveva lo strumento giuridico per rinviare la partita ma non ha neanche usato il potere di persuasione con la Salernitana per arrivare ad un accordo».
Il sogno di Salerno qual è?
«Non appartengo alla schiera dei presidenti populisti o di chi fa demagogia. Vogliamo creare una struttura societaria con una sede propria che fa calcio sostenibile, in grado di sopravvivere in modo autonomo. Ho vinto il primo anno (col Modena, ndr), mi sono ripetuto il secondo e mi piacerebbe vincere una terza volta arrivando nell’olimpo del calcio ma questo resta un sogno che dico sottovoce. Un obiettivo da raggiungere dopo aver messo in stabilità la società e aver creato il nostro centro sportivo».
Il suo desiderio per il 2021?
«Ho già la certezza che torneremo in via Agosti, quindi il desiderio è quello di vedere la Reggiana salvarsi in Serie B e festeggiare con i suoi tifosi allo stadio».
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